di Leandro Ficarra
serie c
Palermo-Virtus Francavilla 1-2, flop rosa al “Barbera”: Valente illude, la rimonta ospite gela la squadra Boscaglia
Palermo suppunente e presuntuoso che subisce la rimonta della Virtus Francavilla dopo il vantaggio
Cali di tensione, limiti strutturali, dilemmi irrisolti. Scelte difficili da decriptare sul piano strategico fanno che il paio con una cronica discontinuità.
Il Palermo ingurgita l'ennesimo boccone amaro e stecca rovinosamente il primo atto del doppio turno interno in calendario.
Al "Barbera" vince in rimonta, con coraggio e pieno merito, la Virtus Francavilla. Sconfitta inattesa e che desta profonde perplessità in ragione delle dinamiche con cui è maturata. Forte dei confortanti riscontri forniti dai recenti accorgimenti tattici, nonché reduce dal blitz esterno contro la Cavese, la squadra di Boscaglia si è disposta sul rettangolo verde con il 4-3-3, decisa a corroborare i nuovi equilibri e conquistare l'intera posta in palio.
Una prima frazione intensa e brillante. Pronti via, il Palermo ha dominato la scena in lungo e soprattutto in largo, in virtù dell'incedere elettrico ed impetuoso degli aculei del suo tridente.
Vivace Kanoute, irresistibile a tratti Valente, poli principali di una manovra offensiva tambureggiante ed ariosa che trovava, come sovente accade, proficuo sfogo in ampiezza. Palazzi a dirigere con buona lena tempi e tracce di una manovra, cucita da dinamismo e fisicità di Odjer e Luperini nel ruolo di intermedi. Lucca terminale offensivo catalizzatore, bravo a giocare di sponda e far salire la squadra, tracimante nel riempire l'area di rigore ma non risoluto in sede di finalizzazione. Accardi e Crivello a spingere e sovrapporsi con giudizio, i due centrali a svolgere con disinvoltura l'ordinaria amministrazione.
Gara che pareva davvero a senso unico, con il Palermo a collezionare occasioni da gol, almeno quattro nitide, concedendo al contempo briciole agli ospiti che non riuscivano quasi mai ad uscire la testa fuori dal guscio.
Slalom speciale e destro chirurgico a premiare lo stato di grazia di Nicola Valente, plus assoluto e ago della bilancia, anche tattico, di questa formazione. Imprecisione, indolenza e un pizzico di letale supponenza che impedivano ai padroni di casa di gonfiare ancora la rete difesa da Crispino e chiudere i conti anzitempo. Nulla poteva, anche solo lontanamente, far presagire ciò che sarebbe accaduto nella ripresa.
Dal tunnel degli spogliatoi sbucava un Palermo irriconoscibile. Una squadra molle, svagata, presuntuosa. Tratta in inganno da un primo tempo all'apparenza fin troppo sul velluto. Calo di tensione vistoso e deleterio. Leggerezza macroscopica che non puoi concederti a questi livelli. Specie se hai dichiarate ambizioni di vertice ed una classifica ancora da scalare. Abnegazione, intensità e disciplina in fase di non possesso sono clamorosamente venute meno. La squadra si è smagliata ed allungata. Concedendo troppo tempo ed ampio spazio agli avversari per imbastire le proprie trame offensive.
La percussione in solitaria di Vazquez, dopo soli tre minuti della ripresa, costituiva una spia evidente della bassa tensione, mentale ed agonistica, che si era insinuata in seno alla banda Boscaglia. Il doppio cambio di qualche minuto dopo non ha certo migliorato la situazione in termini di lucidità nella gestione della sfera e densità in casa rosanero. Palazzi e Kanoute hanno lasciato il posto a Broh e Rauti. Due elementi di qualità e con peculiarità ben specifiche. Entrambi non propriamente intensi e votati al ripiegamento quando la sfera è a disposizione degli avversari. Al netto delle caratteristiche dei singoli, il Palermo si è progressivamente sfaldato nella sua coralità, smarrendo il filo di sequenza e sincronismi nell'applicazione della fase difensiva.
Approssimazione ed imperizia nell'esecuzione di alcuni scarichi elementari, vizi di dosaggio in altre transizioni ordinarie. Errori banali alla base di alcuni palloni malamente persi in zona nevralgica. Distanze e compattezza pregiudicate da un atteggiamento piuttosto sbadato, tempi di reazione soporiferi. Assenza di coesione tra i reparti ed adeguata schermatura della inea difensiva. Ciccone aveva già bucato con un movimento scolastico, su assist in verticale senza opposizione alcuna, il dispositivo di Boscaglia e Pelagotti aveva messo una pezza in uscita, con l'ausilio di Accardi.
Poco dopo Vazquez, lesto a tagliare sull'esterno, è stato trovato dai compagni con l'ennesimo assist dritto per dritto negli interspazi offerti dalle linee rosa, L'argentino ha messo a nudo gli imbarazzi nell'uno contro uno di un Crivello totalmente privo di supporto in sede di raddoppio di marcatura, confezionando un cioccolattino che Castorani ha soltanto dovuto scartare in faccia a Pelagotti.
Stordimento, frustrazione e rigurgiti d'orgoglio tra i padroni di casa. Lucca che sale in cattedra. Anzi, prima vola alto ma non angola l'incornata a due passi dalla gloria, poi scatena i cilindri del suo motore per un assolo di fisico nei sedici metri che si infrange sulla coraggiosa uscita di Crispino.
Il Palermo cerca disperatamente voltaggio dopo aver staccato inopinatamente la spina. Ma non riesce più a trovare la presa idonea per ricaricare la batteria. Ormai logora dai continui sbalzi di tensione. La Virtus Francavilla fiuta disagi e imbarazzi del cacciatore che nel giro di pochi minuti è sorprendentemente divenuto preda. Boscaglia gioca la carta Silipo e richiama Valente, esausto e migliore in campo per distacco tra i suoi. Ciccone va di slalom e si incunea in modalità lama nel burro in the box timbrando il palo con il suo mancino. Rauti risponde con un lampo ma Crispino rimanda al mittente il suo destro.
Qui Boscaglia, forse tradito dalla voglia di vincerla a tutti i costi, finisce per perderla.
Accardi e Odjer out, Santana e Saraniti gettati nella mischia per un arrembante e spregiudicatissimo finale di match. Lancini, Somma e Crivello a formare un'inedita linea difensiva a tre, Broh e Luperini riciclati interni a presunto schermo della retroguardia, Santana jolly a tutto campo, Rauti e Silipo larghi, Saraniti e Lucca coppia di alfieri in stile doppio centravanti. Assetto elastico ed un po' caotico varato per l'ultimo scorcio di gara, oggettivamente complesso da dimensionare con un'inconfutabile definizione numerica. Neanche il tempo di provare a ritrovare un bandolo della matassa sul rettangolo verde che arriva la doccia fredda.
Ciccone incastona una perla balistica di rara bellezza: il suo sinistro a giro, che deflagra all'incrocio dei pali, è figlio di un'esecuzione degna di ben altre categorie. Il forcing finale dei rosa nel cuore del recupero è un deprimente mix di volontà, frustrazione e confusione.
Metamorfosi radicale in termini di prestazione e atteggiamento dopo i primi quarantacinque minuti. Involuzione incomprensibile sul piano nervoso e motivazionale acuita da una colpevole e miope sottovalutazione dell'avversario. Interazione e scelte in corsa da parte di Boscaglia fortemente discutibili. Mosse infelici alla luce del riverbero generato su equilibri e rendimento di un Palermo già palesemente in difficoltà. La discontinuità che rischia di divenire cronica per una squadra, certamente migliorabile sul piano tecnico in termini di completezza e qualità della rosa, con acclarate lacune in termini di tenuta mentale e nervosa.
In più di un'occasione la banda Boscaglia ha toppato l'approccio sotto il profilo motivazionale. Talvolta si è trovatta vittima di improvvisi cali di tensione a gara in corso che hanno compromesso il risultato. Tratto caratterizzante fisiologico, vezzo comprensibile per un organico giovane e profondamente rinnovato nella filosofia e negli interpreti. Al contempo zavorra fortemente penalizzante per chi cova concrete ambizioni di vertice a breve termine in un campionato dai risvolti così variegati e complessi.
Motivi di ulteriore riflessione in sede di mercato per dirigenza e proprietà rosanero. C'è teoricamente ancora margine per apportare qualche correttivo ed accorgimento significativo e sostanziale. La cocente sconfitta odierna costituirà certamente motivo di riflessione anche per il tecnico Roberto Boscaglia.
Un altro step, doloroso ma probabilmente prezioso sul piano didattico, per approfondire ed ottimizzare ulteriormente il processo di conoscenza di vizi e virtù di un gruppo che non ha sempre potuto allenare al completo e con continuità per le note traversie della prima parte di stagione.
Anche il suo secondo tempo odierno, probabilmente, non è stato particolarmente ispirato e brillante. Al pari di quello disputato dai suoi calciatori.
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