di Leandro Ficarra


PALERMO
Palermo, tanto rumore per nulla: il casting si ferma qui, avanti con Dionisi…
GAME OVER, ANZI NO! - Sarà Alessio Dionisi a guidare la squadra alla ripresa della preparazione di mercoledì 19 marzo, al Palermo CFA di Torretta. Come già anticipatovi nella serata di lunedì(LEGGI QUI)l'ipotesi di un esonero dell'ex tecnico del Sassuolo, che pareva ormai prossimo all'essere ratificato lo scorso weekend e fino al pomeriggio dello scorso 17 marzo, ha progressivamente perso quota col trascorrere delle ore. Per poi sfumare definitivamente nella mattinata del martedì seguente.
Classifica deludente, prestazioni altalenanti e tendenzialmente al di sotto delle aspettative, scelte tecniche e lettura in corso d'opera quantomeno discutibili, spesso improvvide ai fini del risultato. Sperimentalismi strategici esasperati, gestione controversa dei giocatori più rappresentativi, specie nel primo semestre. Identità tattica mai del tutto cristallizzata, lacune evidenti in termini caratteriali. Un impianto di gioco abbozzato per rari sprazzi ed a corrente alternata. Gestione della comunicazione discutibile. A tratti stucchevole. Intrisa da uscite talvolta disarmanti. Analisi e considerazioni spesso poco condivisibili ed ancor meno aderenti alla realtà raccontata dal campo. Numeri inesorabili ed incontrovertibili. Un feeling con la piazza ai minimi termini.
Il destino professionale del coach toscano sembrava essere ormai segnato. L'ennesima rocambolesca e rovinosa sconfitta interna, con annessa rimonta subita da doppio vantaggio ad opera della Cremonese, era stata la classica goccia pronta a far traboccare un vaso già stracolmo. Dopo cinque risultati utili di fila e qualche flebile, graduale, eppur tangibile progresso affiorato in termini di intensità ed atteggiamento. Crash inatteso e potenzialmente fatale.
In effetti, oltre quarantott'ore fa, dopo frenetiche e fitte consultazioni tra il management italiano del club rosanero e stati generali della holding controllante, la decisione era stata presa: urgeva cambiare guida tecnica per provare a rilanciare almeno sul piano nervoso e motivazionale la squadra nelle ultime otto gare di regular season. Auspicio era quella di fornire la classica scossa, provare ad innestare le marce alte per acciuffare di slancio il treno playoff.
CASTING VANO - Tra il novero dei papabili, il classe 1966, Vincenzo Vivarini, una promozione dalla C alla B ed una sorprendente semifinale playoff in Serie B col Catanzaro ( quinto in regular season) prima dell'esonero a Frosinone, era stato individuato quale profilo maggiormente idoneo alla gestione di una complessa contingenza. De Biasi ed Aquilani, altri principali protagonisti del casting, destavano alcune perplessità, di matrice diversa, in relazione a peculiarità e tipologia di background rispettivamente edificato nelle ultime stagioni. Andreazzoli aveva già cortesemente declinato l'invito a suo tempo, nella prima tornata di contatti interlocutori seguita al pari interno col Mantova, altro frangente in cui la panchina di Dionisi aveva già traballato non poco. Liverani e Iachiniromantiche suggestioni, vagliate timidamente ma mai convintamente esplorate.
Quando si aspettava solo di conoscere il successore designato di Dionisi sulla panchina rosanero, il club targato CFG si è trovato al cospetto di non poche, oggettive ed evidenti, criticità. Ampiamente preventivabili nel momento in cui metti sul piatto un contratto di soli tre mesi abbondanti,addolcito dall'opzione di rinnovo automatico in caso di promozione in Serie A.
Nessuno degli interlocutori sondati, Vivarini in testa, ancora formalmente legato da un contratto con il Frosinone con scadenza giugno 2026, è stato di fatto allettato dalla prospettiva di sposare una causa suggestiva ed affascinante, ma oggettivamente assai complicata, senza un minimo di garanzia e prospettiva, almeno annuale, a tutela del proprio incarico.
Troppo poche otto partite per riuscire a conoscere in profondità una rosa avversata da cronici limiti strutturali in alcuni ruoli chiave. Focalizzarne appieno vizi e virtù, inculcarle principi e filosofia calcistica ed incidere in maniera dirimente. Creando i presupposti per raggiungere un obiettivo, salto di categoria attraverso un piazzamento playoff ancora da conquistare, che avrebbe i crismi di una piccola impresa calcistica.
Organico profondamente viziato, nella sua morfologia originaria, da lacune ed omissioni palesi, incongruenze ed azzardi stridenti. Retaggio di un calciomercato estivo incompleto e per certi versi supponente. Dal binomio manageriale Gardini-Bigon, alla meteora De Sanctis. Le responsabilità del flop sono già state ampiamente circostanziate e circoscritte. Una rosa solo parzialmente riveduta e corretta, grazie all'approdo di un dirigente avveduto, navigato e competente come Carlo Osti, nella recente sessione invernale. Tre innesti di notevole caratura tecnica e carismatica. Big che hanno sensibilmente alzato l'asticella di qualità e personalità, pur non potendo di certo colmare acclarati limiti strutturali in seno alla rosa.
AVANTI CON DIONISI - Niente ribaltone in panchina, quindi. Palermo categorico, sotto questo profilo, assolutamente restio a vincolarsi per la prossima stagione sulla base dell'impellenza di cambiare guida tecnica nell'immediato. club alla ricerca sì di un traghettatore in grado di cambiare velocità di crociera e correggere la rotta in extremis, ma determinato ad essere libero di selezionare con minuziosità, oculatezza ed attenzione il tecnico ideale per la prossima stagione. Appuntamento rimandato, probabilmente, alla prossima estate. Quando, dopo la stucchevole e trasversale serie di topiche gestionali e di valutazione in seno a management ed area sportiva dell'ultimo biennio, inopinatamente perpetrate anche nella stagione in corso, sarà di fatto vietato sbagliare i profili chiave in un doveroso e trasversale processo di rivisitazione dell'intero organigramma.
Casting estenuante ma vano nella giornata di lunedì scorso, impossibile trovare il punto di convergenza tra le parti quando le reciproche aspettative sono all'origine così distanti. Già all'ora di cena dello stesso giorno, 17 marzo il capitolo era di fatto chiuso. Salvo postumi, quanto improbabili, colpi di scena.
Probabilmente ha prevalso, nell'ambito di confronti animati e varie correnti di pensiero in seno a management e proprietà, l'intima ed opinabile convinzione che nessuno tra i profili candidati a succedere ad Alessio Dionisi incarnasse spessore e requisiti professionali idonei a cambiare la storia di questo campionato. Specie in un lasso temporale così ridotto.
In un'atmosfera quasi surreale, Alessio Dionisi si ritroverà ancora occhi negli occhi con i suoi calciatori a Torretta. Virtualmente sfiduciato da club, tifosi ed ambiente, ma clamorosamente ancora in sella. Per mere situazioni contingenti ed assenza di alternative ritenute effettivamente spendibili dal club alle condizioni auspicate. Tanto rumore per nulla. Forse è proprio lui il primo ad essere stupito. Al pari di quella che, ad oggi e sorprendentemente, resta ancora la sua squadra.
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