Di Luca Silvestri
LA FINALE
Palermo: parole, testa e cuore. Baldini e le chiavi del cammino dei rosa ai playoff
Io voglio vincere! Voglio andare in Serie B con il Palermo. Voglio andare in Serie B con il Palermo! E mi gioco tutte queste chance.
Le parole di Silvio Baldini nel noto sfogo post-partita dello scorso 20 marzo contro il Potenza risuonano in questi giorni come un mantra inattaccabile, all'interno della grancassa composta dalle strade di una città, dalle voci e dai cuori di un popolo, che si ritrova adesso a soli novanta minuti dalla realizzazione di un sogno. Quello stesso sogno che da diverso tempo il Palermo sta inseguendo con costanza, lavoro, tenacia, acume tattico, insistenza e sagacia agonistica.
Quelle stesse parole - pronunciate con apparente rabbia e senso di sconforto - probabilmente hanno fatto molto più rumore nella testa e nei cuori dei giocatori rosanero, prima che della piazza. Prima che l'allenatore, è stato il Baldini uomo a far breccia nell'anima dei suoi calciatori. Una svolta mentale prima che tecnica o tattica, avvertita sin dalla partita d'esordio del tecnico a Catanzaro, in cui De Rose e compagni - aldilà del pareggio a reti bianche - hanno messo sul rettangolo verde del 'Ceravolo' attributi e senso di rivalsa, nei confronti di una stagione altalenante e nella quale sembrava allontanarsi sempre più l'obiettivo finale prefissato all'inizio dell'anno.
Le chance di cui ha sempre fatto menzione Baldini il suo Palermo se l'è giocate tutte, sino alla finale contro il Padova, arrivata al termine di un cammino tracciato dalla forza di volontà e, certamente, anche dal destino.
Io credo di conquistare la Serie B con il Palermo perché sono ciecamente convinto che il destino, combinato ad una serie di cose, faccia nascere delle situazioni che ti fanno comprendere come questo stesso sia davvero presente. Non è vero che il destino non esiste o che è solo frutto della casualità.
È Baldini il condottiero di una squadra che si è progressivamente ritrovata, nel lavoro quotidiano e nei risultati, riconoscendosi nella fatica che ha dovuto fare per raggiungere uno step tanto decisivo per la storia recente del Palermo. È sempre stato Baldini il trascinatore morale ed interiore di un gruppo che, da malumori interni e musi lunghi, è passato gradualmente ad uno stato di compattezza ed unione tangibile in ogni gol, in ogni esultanza, in ogni successo conseguito fino a questo momento.
Il calcio è la passione, la passione è il tifo, e il tifo è la gente. Quindi, più gente c'è dalla tua parte e più riesci a dare il meglio di te stesso.
Saranno certamente 35mila, forse addirittura di più, gli spettatori che comporranno il mosaico rosanero sugli spalti del "Renzo Barbera", pronto a registrare una nuova affluenza da record come ormai fatto fin dall'inizio degli spareggi verso la Serie B. Un fattore, che Baldini non ha mai smesso di sottolineare, per peso specifico in situazioni controverse e incisività nei momenti di difficoltà della squadra.
Se siamo sotto 2-0 e la gente allo stadio ci fischia, noi certamente moriamo. Ma se invece di fischiare i tifosi ci incitano, perché sanno che possiamo farcela per tutto ciò che abbiamo dimostrato, va a finire come poi effettivamente è andata. Il pubblico è fondamentale, la magia può dartela solo il pubblico.
Quella magia di cui ha parlato Baldini dopo il rocambolesco passaggio in semifinale ottenuto contro la Virtus Entella è la fotografia nitida di ciò che fino a questo momento ha sempre spinto il Palermo nelle gare di ritorno, giocate tutte tra le mura amiche dell'impianto di viale del Fante. Anche questo fattore, frutto più del destino che della casualità, ha ricoperto la sua importanza nell'economia dei risultati conquistati grazie a quel "coraggio accompagnato dalla passione", che nella testa e nelle gambe dei giocatori ha certamente fatto la differenza.
Un legame viscerale, coltivato anche nel silenzio di quei diciotto anni vissuti da Baldini lontano, ma allo stesso tempo vicino alla Sicilia e a Palermo. "Dopo diciotto anni il destino mi ha dato questa possibilità e adesso dipende da me. Io sono qui per questo, perché non ho paura di affrontare queste difficoltà". Sempre quel destino, quello stesso che domenica Baldini si aspetta possa essere spettatore non pagante della sfida decisiva della stagione, nascosto tra la marea rosanero presente sugli spalti, vigile sull'esito finale per tutti i novanta minuti, fedele alleato di "eroi che mettono dignità e coraggio in campo, andando oltre il risultato".
Con il Palermo e per il Palermo, con l'obiettivo, da sempre nitido in mente, di poter scrivere un'altra pagina indelebile nella storia del club. Un'altra impresa storica. Un popolo rimasto attaccato, come Baldini, alle radici, alla cultura, al modo di pensare di questa città, in attesa di sostenere, ancora per novanta minuti, quella squadra che sta facendo tanto appassionare bambini, donne, uomini e anziani a dei colori che da sempre, secondo tradizione, rappresentano il dolce e l'amaro.
Non è il mio Palermo, è il Palermo dei palermitani.
Questo, probabilmente, il messaggio che Baldini ha inciso per sempre nei cuori di tutti i tifosi del Palermo.
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