Quattro sconfitte consecutive in campionato, sei punti in undici partite e penultimo posto in classifica.
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Palermo-Milan, De Zerbi contro il suo passato. Tassotti e Taibi in coro: “Roberto era un grande talento”
La carriera calcistica di De Zerbi ebbe inizio proprio al Milan, quando Mauro Tassotti allenava la formazione Primavera: "Uno con quel piede poteva fare tutto quello che voleva".
È certamente un periodo tutt'altro che positivo per il Palermo di Roberto De Zerbi, reduce dalla sconfitta esterna sul campo del Cagliari. Un 2-1, quello maturato lunedì sera allo stadio Sant'Elia, che non è costata la panchina al tecnico bresciano: sarà ancora compito di De Zerbi cercare di far risollevare una squadra che domenica pomeriggio sfiderà il Milan di Vincenzo Montella, un match sulla carta proibitivo.
Sì, il Milan. Quel Milan che lo ha visto crescere e che lo ha lanciato negli anni '90 nel calcio che conta. Insomma, quella in programma al Renzo Barbera, non sarà una gara qualunque per De Zerbi che in rossonero ha fatto tutta la trafila nelle giovanili sino ad arrivare nella Primavera.
"Riavvolgiamo il nastro e con una ipotetica macchina del tempo torniamo al 1995. Un ragazzino di sedici anni dà spettacolo con il suo sinistro all’oratorio di Mompiano a Brescia. A seguirlo, oltre a Don Giuseppe, ci sono anche gli osservatori del Milan che capiscono che quel ragazzino ha i numeri per giocare a pallone e decidono di portarlo a Milano nelle giovanili rossonere. Inizia così la storia calcistica di Roberto De Zerbi - scrive 'La Repubblica' -. Una storia che affonda le sue radici nel sogno di ogni bambino che dal campetto dell’oratorio viene catapultato nella realtà della grande squadra. Una storia di oltre vent’anni fa che il destino vuole s’incroci con la storia di oggi che mette a confronto De Zerbi, non più calciatore ma allenatore del Palermo, contro quei colori che lo hanno fatto crescere come giocatore e come uomo e lo hanno lanciato nel calcio che conta. La storia di De Zerbi è simile a quella di molti altri ragazzi che dalla provincia arrivano nella metropoli per giocare a pallone. Una storia fatta di collegi dove i giovani fuori sede dormono, di scuola, ma soprattutto di campo. Ed è in campo che l’allora sedicenne Roberto dà subito il meglio tanto che in pochissimo tempo gli viene affibbiato il soprannome di 'Piccolo Genio'. Un nomignolo che non può che inorgoglirlo, visto che il 'Genio' al Milan a quei tempi era Dejan Savicevic. In rossonero De Zerbi fa tutta la trafila della formazioni giovanili sino ad arrivare nella Primavera. La squadra è allenata da Mauro Tassotti. I compagni del tecnico del Palermo sono, tra gli altri, Padoin e l’ex rosanero Maccarone con il quale De Zerbi forma una coppia d’attacco formidabile per la categoria. Tassotti è letteralmente impressionato da quel ragazzo che segna gol a raffica tanto che a distanza di tempo ne tesseva ancora le lodi".
TASSOTTI -"Di quel gruppo che avevo all’epoca De Zerbi era quello con maggiore talento - ha dichiarato l'ex bandiera del Milan al quotidiano generalista -. Ricordo il suo sinistro. Uno con quel piede poteva fare tutto quello che voleva. Gli davi la palla e lui inventava qualcosa".
TAIBI -"Roberto era sicuramente un giocatore di grande qualità. È sempre stato più sveglio rispetto alla media dei suoi coetanei - il pensiero di Massimo Taibi, ex compagno di squadra del tecnico rosanero -. Quando lavoravo al Modena come direttore sportivo avrei voluto affidargli il settore giovanile, ma poi lui è andato al Brescia. Era benvoluto da tutti. Piaceva moltissimo a Boban e Savicevic. Del resto, in campo parlavano la stessa lingua. Mai presuntuoso, sfrontato ma molto educato. Era un attaccante fenomenale che giocava anche da trequartista. Un sinistro veramente notevole".
Poi, chiuso in rossonero da diversi attaccanti di un certo calibro, De Zerbi fu girato in prestito e al Milan non tornò più. "La macchina del tempo torna al 2016. [...] Il calendario gli mette sul piatto la sfida al suo passato. Una gara nella quale De Zerbi si gioca tanto e nella quale ha la possibilità di far vedere a tutti che il 'Piccolo Genio' è diventato grande", conclude il quotidiano.
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