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Palermo, la favola di Marong: Salvatore Tedesco e Paolo Calafiore i primi a credere in Buba

Palermo, la favola di Marong: Salvatore Tedesco e Paolo Calafiore i primi a credere in Buba

Il difensore ha esordito con la maglia rosanero

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Bubacarr Marong si prende il Palermo.

Il difensore ha esordito con la maglia rosanero nella sfida di sabato scorso contro la Vibonese, grande gioia per il ragazzo che è stato incensato anche dai propri compagni di squadra. Il centrale gambiano è stato accolto nel 2016 proprio in un centro d'accoglienza a Carini (hotel Azzolini) in quel di Villagrazia di Carini, dove i primi amo accoglierlo furono Salvatore Tedesco e Paolo Calafiore che hanno così parlato attraverso le colonne de 'Il Giornale di Sicilia'.

Il fratello maggiore della famiglia Tedesco lo portò dal fratello Giacomo per farlo allenare dopo aver intravisto delle qualità, poi ci fu l'esperienza al Ribolla con mister Calafiore.

"Lavoravo in questa struttura e c’era un campetto di tennis, un po’ abbandonato a dir la verità ma lo abbiamo trasformato in un campo di calcetto, in cemento. I ragazzi presenti, ovviamente, volevano giocare. Buba era uno dei migliori, si vedeva che aveva qualcosa di diverso. Lo portai da mio fratello Giacomo ma solo per farlo allenare, perché non poteva essere tesserato. Poi venne con me al Ribolla, ne ha fatti di sacrifici. È un ragazzo eccezionale, la gente non ha idea di cosa abbia dovuto passare per arrivare in Libia, lavorando notte e giorno con il papà morto. Ricordo ancora quando è arrivato, sono cose che restano dentro".

"Prendeva il pullman da Carini per gli allenamenti -ammette Paolo Calafiore - a spese sue con i pochi soldi che gli davano alla comunità. Tentai l’impossibile per farlo tesserare, ma non aveva ancora compiuto i 18 anni e mancavano i documenti, dunque per un anno si allenò senza giocare. Insieme al suo tutor e alla comunità riuscimmo a sbloccare il tesseramento. Quell’anno venne trasferito a Piana degli Albanesi e l’ultimo pullman partiva alle 20. Se gli allenamenti finivano tardi, lo portavo io direttamente al centro, oppure lo facevo cenare e dormire a casa mia. Credevo tanto in lui e non avrei mai voluto interrompere il suo sogno. Anche perché quell’anno alla Parmonval in Eccellenza è stato strepitoso, ce lo avevano chiesto diverse squadre già a dicembre".

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