Il Palermo poteva vincere o perdere, qualificarsi o meno ai playoff. La chiave di lettura complessiva della stagione non potrà mai essere dettata esclusivamente dall'ottavo o dal nono posto raggiunto in campionato. Ciò che conta realmente - come direbbe Marcelo Bielsa - è la nobiltà dei mezzi utilizzati. L'importante è la via, la matrice e la valenza del percorso da compiere verso il perseguimento dell'obiettivo.
PALERMO E IL CORINI 2.0
Palermo, il giusto confine tra sogno e progetto. Quesiti e orizzonti del Corini 2.0
Dalla proprietà passando per la dirigenza, fino all'area tecnica, il Palermo targato City Football Group ha completato il primo step di un progetto imprenditoriale e sportivo a medio-lungo termine. Un primo passo cadenzato, mosso con accortezza, raziocinio e piedi ben saldi al suolo. Nessun volo pindarico, il must di un consolidamento della categoria come tassello base di una programmazione imperniata su lungimiranza e raziocinio. Logica che fatica ad essere metabolizzata da buona parte di una tifoseria passionale ed ambiziosa, la cui fede calcistica si nutre di sussulti, slanci emotivi e sogni spesso in antitesi con perimetrali logiche aziendali. Il rammarico è stato acuito dalla consapevolezza di un obiettivo raggiunto con largo anticipo e dai margini inesplorati che la classifica ha propinato settimanalmente alla compagine di Corini.
Il "sogno playoff" dopo un cammino altalenante si è infranto su limiti strutturali e dinamiche psicologiche indecifrabili che hanno caratterizzato l'intera stagione rosanero. Il primo tempo contro il Brescia, con due gol siglati e una supremazia piuttosto marcata, aveva idealmente proiettato all'appendice agonistica con vista sulla Serie A il folto ed entusiasta pubblico presente al Barbera. Il blackout mentale e nervoso della ripresa è a dir poco incomprensibile. Metamorfosi repentina, deficit di personalità e carattere, condotta talmente conservativa da divenire pavida. Dentro la rimonta del Brescia sono emerse tutte le lacune palesate dal Palermo nel corso di un annata certamente insipida. Almeno in relazione alla qualità dello spettacolo offerto dalla squadra rosanero sul rettangolo verde. Duole sottolinearlo, ma il Palermo ha ampiamente di non salire sul treno delle prime otto del campionato di Serie B 2022-2023. Al netto di scelte tecniche e letture in corsa talvolta discutibili ed opinabili da parte di Corini, la dimensione in classifica ed il nono posto finale sono tutto sommato conformi al valore di questa rosa. Una squadra che si è trovata quasi per caso, senza aver modo neanche di rendersi conto come, imbucata al ballo della corsa playoff. Circostanza figlia di una serie di congiunzioni fortuite e piuttosto anomale. Dalla penalizzazione inflitta alla Reggina di Inzaghi, all'esasperante livellamento (tendente alla mediocrità per usare un eufemismo) dal sesto posto in poi. In un campionato dall'andamento standard, in termini di gerarchie e media punti. il Palermo FC avrebbe semplicemente raggiunto una comoda salvezza con lo score attuale, senza numericamente avere alcuna prospettiva di sognare qualcosa di diverso.
Eugenio Corini rimarrà allenatore anche per la prossima annata. Il biennale firmato meno di un'anno fa verrà onorato. Il mister nativo di Bagnolo Mella è arrivato nel club siciliano con l'obiettivo di consolidare la categoria e costruire un percorso di crescita graduale, che permetta al Palermo di essere competitivo per i piani alti della graduatoria a partire dalla prossima stagione. Quindi il nono posto in classifica ed i quarantanove punti totalizzati sono una base da cui ripartire (giustamente) secondo la visione del City Football Group. La stessa con la quale approcciava Soriano la scorsa estate alla prima conferenza stampa di presentazione della nuova proprietà rosanero.
La squadra con il tempo ha anche consolidato un'identità tangibile sul rettangolo verde. Il 3-5-2 coniato da Corini per buona parte della stagione è diventato la spina dorsale della squadra. Il vestito tattico per scendere in campo ogni weekend, per andare a caccia di punti. Ma è realmente stato efficace questo sistema di gioco? Quanto sono cresciuti individualmente i calciatori rosanero sul piano di forma mentis e modalità di interpretazione del match? Il pubblico allo stadio si è divertito? E soprattutto, si poteva fare meglio di così? Quesiti a cui ognuno è libero di dare la propria risposta. Tra la fine del girone d'andata e l'inizio del girone di ritorno, con in mezzo il pregno mercato di gennaio, il Palermo è progressivamente riuscito a trovare solidità, automatismi soddisfacenti nelle due fasi, un'apprezzabile continuità di prestazioni e risultati. Passaggio meritevole e per nulla scontato, in ragione delle traversie e del ribaltone tecnico-dirigenziale di inizio stagione, e della massiccia rivisitazione dell'organico. Un equilibrio labile, che si è successivamente sfaldato in modo lento e graduale ma costante.
Big, o presunti tali, che hanno fortemente deluso le aspettative, tegola infortuni, approcci mentali inadeguati, incapacità di gestire situazioni di vantaggio e gare apparentemente in controllo. Condotte spesso fin troppo conservative e rinunciatarie, un'inerzia da minimo sindacale priva di acuti di audacia, baldanza e coraggio che potessero risultare decisivi e trascinanti. Una qualità del gioco che, oggettivamente, non ha mai rubato l'occhio, salvo in rarissime eccezioni. Una mole di punti persi per strada con disarmante ingenuità contro avversari ampiamente alla portata.
Mirko Pigliacelli è stato uno dei migliori della stagione: Idem Matteo Brunori: terzo miglior marcatore del campionato, nonostante spesso privo di adeguati rifornimenti nello sviluppo della fase offensiva. Breve periodo da infortunato a parte, l'ex Juventus ha segnato tanto, ma forse avrebbe potuto anche segnare di più, se sostenuto dai un impianto di gioco più congeniale alle sue caratteristiche. Da Tutino a Verre, fino a Saric, Stulac e Di Mariano. Tutti elementi potenzialmente di livello acquistati nelle sessioni di calciomercato estive o invernali, avversati da infortuni e poco valorizzati nell'ambito del contesto tecnico-tattico. I
La nota su Valerio Verre potrebbe essere interminabile. Uno dei migliori giocatori dell'intera categoria, acquistato dalla Sampdoria a gennaio, non è riuscito ad incidere con costanza nel mosaico rosanero. Problemi di salute e fisici non sono stati d'aiuto, ma quanto è stato il Palermo a disposizione del talento scuola Roma? Si direbbe poco, visto che le giocate chiave dell'ex Empoli si contano sulle dita di una mano. Tutto molto deludente, specie quando il bagaglio tecnico in dote propone abbastanza da raggiungere numeri importanti anche con la metà delle partite a disposizione. Gomes schermo strategico imprescindibile per il tecnico, esterni di gamba e disciplinati in fase di non possesso, per mitigare le falle di un pacchetto difensivo non di livello eccelso sul piano delle individualità. Una manovra piuttosto scolastica e monocorde, votata alla ricerca dell'ampiezza più che della profondità, spoglia di estro, qualità ed imprevedibilità tra linee. Pochi gli inserimenti efficaci e vincenti senza palla, ancor meno le rifiniture di livello negli ultimi venti metri e le conclusione pericolose dalla media distanza. Basta dare un'occhiata allo score dei centrocampisti per rendersi conto di indirizzo e flussi fi gioco delle trame rosanero.
La bravura di un allenatore è principalmente quella di non fossilizzarsi su posizioni inopinatamente integraliste, ma trovare la sintesi più virtuosa tra modulo tattico e caratteristiche dei calciatori a disposizione. Cercando di esaltarne le attitudini e mascherarne alla meglio i limiti, al fine di capitalizzare al massimo il rendimento corale in funzione dei risultati. A dispetto di estetica e personale filosofia di gioco, Corini ha probabilmente seguito questa logica. Optando per realismo e pragmatismo, in relazione alle peculiarità dei giocatori a disposizione, per raggiungere senza rischi e patemi l'obiettivo prefissato.
Il Palermo targato City Group 2.0 dovrebbe essere nelle previsioni una squadra dallo spessore ben diverso rispetto a quella che ha affrontato la stagione appena conclusa. La sessione di mercato estiva dovrebbe portare in dote un sensibile salto di qualità sul piano di cifra tecnica, personalità, esperienza, qualità e profondità della rosa. Corini avrà modo di instillare progetto tattico ed impianto di gioco fin dal ritiro estivo, orientando individuazione e selezioni di innesti funzionali al credo calcistico che intende proporre. Come da programma iniziale, proprietà e management dovrebbero dotarlo di tutte le carte in regola per recitare un ruolo da protagonista assoluto ed ambire al salto di categoria in questa seconda stagione sulla panchina del Palermo FC. A lui il compito di giocarsele con vigore, lucidità e coraggio, gettando le basi per una stagione che torni a toccare le corde giuste nel cuore e nell'anima del tifoso rosanero, a prescindere dal risultato.
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