di Anthony Massaro
FINALE PLAYOFF 2018
Palermo-Frosinone, la doppia finale playoff 2018: bivio Coronado, Stellone e Longo…
Il Palermo cerca il riscatto nel big match contro il Frosinone. Non una partita come le altre dopo la controversa finale playoff persa 2-0 quattro anni fa, seguita da una lunga scia di polemiche, con annesse appendici in sede di giustizia sportiva e ordinaria Alle ore 14:00 - dunque - allo stadio "Renzo Barbera" andrà in scena la sfida valevole per la venticinquesima giornata del campionato di Serie B. I rosanero torneranno in campo dopo la sconfitta rimediata al "Luigi Ferraris" contro il Genoa con i gol messi a segno da Albert Gudmundsson e Filip Jagiełło.
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Nel match d'andata, andato in scena lo scorso 17 settembre al "Benito Stirpe", un gol sporco di Moro, complice una sfortunata deviazione di Buttaro, valse i tre punti ad un Frosinone cinico, gladiatorio e smaliziato nella gestione del vantaggio. Una formazione rosanero al tempo in pieno processo di acquisizione e consolidamento di identità, sincronismi e condizione, che non riuscì a ribaltare le sorti del risultato firmato e deciso dall'ex bomber del Catania. Incrocio che sfocia nel ricordo della suggestiva delusione della doppia finale playoff del 2018, che vide il club ciociaro, allora guidato da Moreno Longo, conquistare la promozione in Serie A, a discapito del Palermo di Stellone, sconfitto in terra laziale e condannato ad un'altra stagione in cadetteria, l'ultima prima del fallimento dell'U.S. Città di Palermo.
I PROTAGONISTI DELLA DOPPIA FINALE PLAYOFF
—Il Palermo, dopo essersi imposto di misura nel match d'andata al Barbera, in occasione della gara di ritorno venne sconfitto per 2-0 dal Frosinone masticando amaro e recriminando per la direzione arbitrale. I rosa mancarono specie in fase offensiva, non riuscendo ad impensierire Vigorito che restò praticamente a guardare la partita da spettatore. Focus indirizzato particolarmente sul parco offensivo del club del capoluogo siciliano, con Igor Coronado, Antonino La Gumina e Ilija Nestorovski a guidare il reparto avanzato. Il fantasista attualmente in forza all'Al-Ittihād si mosse tra le linee e provò più volte la conclusione ma gli mancò il guizzo vincente per decidere la gara. Sul gol era quello più vicino a Maiello ma non potette fare nulla per inserirsi in traiettoria. L'ex Trapani fu protagonista, suo malgrado, del vero crocevia del match, episodio alla base delle furiose polemiche che seguirono al triplice fischio. Dribbling secco del dieci rosa su Brighenti che lo stende sulla linea che delimita l'area di rigore. L'arbitro prima decreta il penalty, quindi torna sui suoi passi un paio di minuti dopo, assegnando una semplice punizione dal limite dell'area. Passando ai due attaccanti, partendo dal primo, si ricorda una buona condizione fisica ma pochissimi palloni toccati in quella circostanza. Si termina con il bomber macedone, leader e vero combattente su ogni pallone, ma poco incisivo in una delle gare più importanti della storia recente rosanero.
Discorso differente per quanto concerne la gara d'andata. L'atmosfera magica, trascinante e coinvolgente del "Barbera" di allora. Una simbiosi totale tra pubblico e squadra che ha ridestato orgoglio e senso di appartenenza in un periodo di gravi difficoltà ed incertezze societarie. Tracimando in un mix di passione, calore e fierezza che aveva gettato confortanti basi ed alimentato speranze, poi naufragate nella finale di ritorno poi persa malamente. La parabola velenosa di Ciano al 5' lasciò di stucco Pomini gelando i trentamila cuori rosanero sugli spalti. Poi fu bravo il Palermo a non cedere di un millimetro sul piano fisico e mentale. Mostrando i muscoli senza perdere mai lucidità né cadere in mirate provocazioni. Lo spirito che ha animato i ragazzi di Stellone è stata una chiave decisiva del match. Rosanero volitivi, aggressivi, irriducibili. Hanno cercato e voluto la vittoria. Quest'ultima legittimata dalla rete di La Gumina e l'autogol di Terranova.
Non sono bastati però nervi, muscoli, carattere, attributi e acume, intelligenza tattica, coraggio e tanto cuore per centrare il ritorno in SerieA del Palermo. A condannare Jajalo e compagni allo Stirpe, prima una prodezza di Maiello con un destro a giro all'incrocio dei pali, con i rosa lenti ad accorciare, e mandati al bar da una finta, e Jajalo che scivola al momento di schermare la conclusione. Poi il raddoppio definitivo e decisivo realizzato da Ciano, con il club di Stellone frustrato e proteso nell'ultimo disperato assalto.
LE GUIDE TECNICHE
Stellone, dopo esser subentrato a Bruno Tedino nel finale di stagione, certamente apportò delle novità nel gruppo del capoluogo siciliano. Di matrice tattica e concettuale. L'allenatore romano allora cercò, con alterni risultati, di fornire nuovi input sul piano strategico, calcistico e mentale. Propose un nuovo assetto di chiara connotazione offensiva, alzando linea del pressing e baricentro, mutando i principi nella tessitura della manovra. Coronado e Rolando larghi, veri aghi della bilancia per fornire intensità, brillantezza, esplosività alla fase offensiva. La Gumina deputato all'attacco della profondità, Rispoli ed Aleesami dediti alla spinta sulle corsie, Moreo a fare da boa dinamica sede di sponda aerea in the box. Disegnando di fatto un calcio meno articolato e più essenziale, finalizzato ad una più rapida ricerca della verticalità che implementi il numero delle conclusioni a rete. Qualcosa in quel senso si vide. Nonostante ciò sul piano psicologico e atletico il Palermo, con i galloni della grande delusa, si presentò nelle peggiori condizioni a quel mini-torneo che regalò un altro posto nella massima serie, ottenuto proprio dal Frosinone in finale ai danni dei rosanero.
Carisma, rispetto, lealtà e trasparenza. Coerenza e personalità nella gestione del gruppo, piena autonomia nel compimento delle scelte tecniche. Schiena dritta più o meno apprezzata dall'ex patron Zamparini ed al contempo la stima incondizionata dello spogliatoio non bastarono a salvargli la panchina, ripresa in mano dal Tedino 2.0 all'alba della stagione 2018-2019.
Moreno Longo, condottiero della promozione in Serie A del Frosinone nella stagione 2017-2018. Analizzando il doppio confronto con il Palermo è possibile dedurre gestione e preparazione a gare di spessore del tecnico attualmente sotto contratto con il Como.
Calcisticamente misera la gara degli uomini di Longo nella finale playoff d'andata nel 2018 contro i rosanero: rannicchiati in trenta metri tutti sotto la linea della palla, dediti esclusivamente alla densità in fase di non possesso, incapaci di ripartire e proporsi in maniera organica ed incisiva oltre la propria metà campo. Il jolly estemporaneo di Ciano rappresentò l'unico squillo degno di nota. Prestazione pavida e speculativa, votata al mero contenimento e mortificata da un ostruzionismo reiterato per arginare un avversario dominante.
Passando alla sfida di ritorno, quella che decise il salto di categoria, la musica per quanto concerne i ciociari non fu affatto diversa. Un Frosinone concentrato più sull'aspetto meramente agonistico che sulla fase di costruzione del gioco. Pericoloso solo su palla inattiva oltre che grazie all'estro del top player di allora, Camillo Ciano. Nel frattempo una condotta di gara spigolosa e oltremodo gladiatoria, intrisa di entrate ruvide e cartellini gialli in serie. Densità massima, accortezza esasperata, azioni degne di tal nome forse un paio, conclusioni col contagocce. Tutto questo, a sorpresa bastò per centrare la Serie A al club del patron Stirpe, tra palloni gettati in campo ed un incertezza di La Penna a far da contorno di una serata che fu destinata a colorarsi di gialloblù.
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