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Di Gaetano Armao
Palermo, 23 maggio 2025
Trentatré anni fa, lungo l'autostrada A29 che collega Palermo a Punta Raisi, cinquecento chilogrammi di tritolo spazzavano via Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani. Oggi, mentre Palermo si prepara alle consuete manifestazioni commemorative che attraverseranno la città dalla Questura fino al Foro Italico, si rafforza una consapevolezza che da sempre anima le strade del capoluogo siciliano: la lotta alla mafia può e deve passare anche attraverso lo sport.
Lo sport come antidoto sociale:
"Il calcio non è solo un gioco, è educazione alla legalità", sostiene don Luigi Ciotti, che oggi parteciperà alla manifestazione principale organizzata dal Comune insieme alle associazioni antimafia. "Quando un ragazzo impara a rispettare le regole del campo, impara a rispettare quelle della vita". È questa la filosofia che sta prendendo piede nei quartieri più difficili di Palermo, dove centri sportivi e società calcistiche stanno diventando presidi di legalità.
Il progetto "Palermo Calcio Pulito", nato dalla collaborazione tra il Comune, la Figc Sicilia e diverse associazioni del territorio, ha coinvolto nell'ultimo anno oltre 3.000 giovani tra i 6 e i 18 anni. Non si tratta solo di insegnare i fondamentali del pallone, ma di trasmettere valori: rispetto per l'avversario, accettazione delle decisioni arbitrali, gioco di squadra. Tutti elementi che contrastano frontalmente la mentalità mafiosa basata su sopraffazione e omertà.
I campi dove cresce la legalità:
Al centro sportivo di Brancaccio, quartiere che fu teatro di guerre di mafia negli anni '80 e '90, oggi si allenano quotidianamente 200 bambini. "Qui dove un tempo c'erano le stese, ora ci sono i goal", racconta Maria Falcone, sorella del magistrato e presidente della Fondazione che porta il suo nome. "Giovanni credeva nel valore educativo dello sport. Diceva sempre che bisognava sottrarre i ragazzi alla strada prima che la strada se li prendesse".
L'esempio più significativo arriva dal Palermo FC, che ha fatto della lotta alla mafia uno dei pilastri della propria identità. La società rosanero ha istituito il "Premio Falcone" per il giovane calciatore che meglio rappresenta i valori della legalità, e ogni anno dedica una partita alla memoria del giudice, con iniziative speciali sugli spalti e momenti di riflessione.
Le manifestazioni di oggi:
Oggi pomeriggio, alle 17:58 - l'ora esatta dell'esplosione del 1992 - Palermo si fermerà per un minuto di raccoglimento. Alle 16, la città, insieme alla Fondazione Falcone, alle associazioni e alle istituzioni, si raccoglierà attorno all'albero Falcone per un momento condiviso di riflessione che culminerà nel minuto di silenzio delle 17:58.
Alle 15, da piazza Verdi partirà un corteo antimafia, che arriverà fino in via Leopardi, promosso da Cgil e realtà giovanili come Attivamente, Our Voice, Libera Next Gen e sindacati studenteschi. Alla caserma Lungaro la questura ricorderà le vittime della strage di Capaci con una cerimonia solenne alle 12:45 alla presenza delle autorità.
Al Giardino della Memoria, nato grazie all'impegno di Tina Montinaro, le scuole sono protagoniste con laboratori, disegni e attività commemorative. Particolare significato assume l'inaugurazione del Museo del Presente a Palazzo Jung, che custodisce l'auto blindata QS15 su cui viaggiavano Giovanni Falcone e il caposcorta Antonio Montinaro.
L'eredità che continua:
"La mafia teme più la scuola che la giustizia", disse una volta Antonino Caponnetto, il pool antimafia di cui Falcone faceva parte. Oggi quella frase potrebbe essere aggiornata: la mafia teme più lo sport che la giustizia. Perché nello sport si impara che vincere senza meritare non ha valore, che le regole valgono per tutti, che la forza del gruppo supera quella del singolo prepotente.
Il calcio di Palermo, dunque, non è più solo quello che si gioca allo stadio Barbera. È quello che si gioca ogni giorno nei campetti di periferia, nelle scuole calcio dei quartieri difficili, negli oratori. È il calcio che Giovanni Falcone avrebbe applaudito: quello che non solo segna goal, ma segna il futuro di una città che ha deciso di vincere la sua partita più importante.
Quando il sole tramonterà su Palermo in questo 23 maggio, la città saprà di aver onorato nel modo migliore la memoria di Falcone e della sua scorta: continuando a costruire, giorno dopo giorno, campo dopo campo, una società dove la legalità non sia un'eccezione, ma la regola del gioco. Trentatré anni dopo quella tragica esplosione, il sogno di giustizia di Giovanni Falcone trova nuova vita nel calcio dei giovani palermitani, in ogni passaggio pulito, in ogni regola rispettata, in ogni vittoria conquistata con onore. Perché la partita più importante non si gioca solo negli stadi, ma in ogni angolo di questa città che ha scelto di non dimenticare e di non arrendersi mai.
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