di Leandro Ficarra
FOCUS PALERMO
Palermo, Dionisi dosa umiltà e coraggio: piano gara, scelte forti e tris al Menti!
Coesione e sagacia. Abnegazione, testa e cuore. Buona sorte e giusta dose di cinismo. Specie quando l'attimo fuggente diviene sliding doors, riscrivendo la trama, avvincente ma intricata, nel film della partita. Palermo che cala il tris e nutre il suo ego al Romeo Menti. Dionisi è il regista, pragmatico quanto ispirato, di un successo figlio di lungimiranza, acume, scelte coraggiose in sede di preparazione del match. Sceneggiatura stesa e attori reclutati risulteranno magistralmente cuciti su misura, in ragione di condizione attuale della squadra e tipologia di avversario. Ruggito Segre,griffe Henry, graffioBrunori. Stoccate che hanno squarciato abbrivio ed entusiasmo di un'ottima Juve Stabia. Vespe capaci di intarsiare un calcio fraseggiato, frizzante ed eterogeneo. Farcito di ritmo, intensità e geometrie. Coralità e movimenti codificati senza palla , trame offensive variegate e ficcanti. Ora in ampiezza, ora in verticale. Guizzanti e creativi tra le linee, propulsivi sulle corsie, bravi a divorarsi la profondità quando possibile. Un paio di parate top di Desplanches, la traversa piena di Rocchetti, una serie di chances potenziali egregiamente congegnate in costruzione e disinnescate sul filo di lana dalla retroguardia rosa. Il sogno dei ragazzi di Pagliuca si è infranto sulla dura legge del gol. Manciate di secondi intercorsi tra delusione per non aver gonfiato la rete ospite e cocente frustrazione nel raccogliere la sfera in fondo alla propria. Inezie, temporali e fattuali, che assurgevano a sentenze inoppugnabili nell'economia della sfida.
Il Palermo non ha incantato, ma ha interpretato la gara in modo irreprensibile. Dionisi ha mixato sapientemente umiltà, accortezza ed audacia. Scelte perentorie e rivelatrici dell'undici titolare. Dentro Segre, Gomes e Blin in zona nevralgica, Henryterminale boa nel cuore del tridente con Di Francesco ed Insigne larghi. Ranocchia e Brunori inizialmente out. Smoking e fioretto riposti nel cassetto, si va di armatura ed elmetto, pronti ad infierire di sciabola all'occorrenza.
Assetto tosto, gagliardo e muscolare. Vis agonistica. densità e compattezza. Polmoni, chili e centimetri, reggere l'impatto motivazionale, agonistico e nervoso, imponendo alla distanza il plus di qualità. Captando e leggendo i momenti del match, capitalizzando al massimo quelli giusti. Con pragmatismo e risolutezza. La squadra ha risposto fedelmente a direttive e sollecitazioni. Non giocando certo un calcio dominante, fluido e armonioso, ma restando sempre coriacea, sorniona e sul pezzo. Corta, reattiva, applicata e con lodevole animus pugnandi. Serrando i ranghi e stringendo i denti in fase di non possesso. Riuscendo però a ringhiare e mordere, spesso in modo letale, nei frangenti decisivi. Piano partita e rotazioni in corso d'opera a firmaDionisi hanno rasentato la perfezione. Vespe ronzanti, leggiadre e pungenti fin dall'avvio. Bellich sventaglia da trenta metri per il taglio interno di Floriani, Desplanches si oppone d'istinto al diagonale, violento ma centrale, del giocatore stabiese. Altre fulminee folate campane, poi il vantaggio rosa. Dal manuale dell'ariete di manovra, Henrycopre con il fisico la sfera su scucchiaiata di Insigne, scarica su Pierozzi che crossa col piede debole da sinistra, Di Francescola spizza il giusto per il perentorio e vincente destro al volo di Segre. L'ex Torino ribadisce voracità e tempismo nel riempire l'area con i suoi inserimenti, oltre a fiuto del gol e centralità sostanziale nella struttura, tattica e mentale, della sua squadra.
Qui, la Juve Stabia dimostra che possiede impianto di gioco e consapevolezze tali da smaltire anche una sberla stordente sul piano psicologico. Mosti ragiona, dirige, e ispira tra le linee, Buglio e Leone mettono ordine, intensità e dinamismo in mediana, Rocchetti e Floriani spingono forte sulle corsie, Adorante lotta e punge davanti con Piscopo a volteggiare alle sue spalle.. Tre chances importanti, bravissimo Desplanches in due circostanze, sfortunato Rocchetti sul terrificante mancino che timbra la traversa, idem Adorante che incrocia col destro lambendo il montante.Palermo che balla un po' troppo dietro, ma è chirurgico e velenoso quando riparte. Ancora Henry protegge e pulisce una palla sporca, Ranocchia, subentrato all'infortunato Blin, verticalizza per un brillante Di Francesco,guizzo sull'out mancino e pennellata per la testa dell'attaccante francese che ispira e chiude la transizione del raddoppio. La ripresa di apre con l'ennesima paratissima di Desplanches su incornata di Ruggero. Quindi gli ingressi di Di Mariano e Le Douaron per Di Francesco ed Insigne. L'ex Brest mostra garra, fisicità, duttilità sul fronte offensivo e sopraffina tecnica individuale. Primi vagiti calcistici in rosanero che lasciano ben sperare.
Colpevole dormita su corner, con Pierozzi e Ceccaroni,senza avversario da marcare, che guardano Adorante trafiggere da due passi Desplanches dopo una torre di Buglio ampiamente leggibile. L'upgrade di adrenalina e convinzione della Juve Stabia viene gestito con attenzione e vigoria, senza correre particolari ed ulteriori rischi. L'altro stop forzato per Pierozzi che lascia il campo a Lund. L'irruzione feroce in partita di Brunori in luogo di un monumentale Henry. Proprio il piglio del numero nove, voglioso e bramoso di incidere, chiude i conti. L'eccesso di confidenza di Piscopo viene punito dallo scippo dell'italobrasiliano, che beffa l'avversario in anticipo e si guadagna il penalty. Esecuzione non perfetta ma vincente, con esultanza rabbiosa che sa di nuovo inizio, dopo un'estate a dir poco travagliata. Vittoria pesantissima e significativa. Automatismi, gioco ed efficacia nelle due fasi restano ampiamente migliorabili. Al pari di condizione e rendimento di alcuni big, fosforo e qualità in costruzione, tenuta difensiva. Confortano coralità e determinazione con cui la squadra si è immersa nelle pieghe della contesa. Lignaggio complessivo della performance, in termini di manovra, personalità e qualità della proposta offensiva, non certo esaltante. Rosa non sempre lucidi, limpidi e armoniosi. Comunque settati nella contingenza per spirito di coesione e forma mentis: uniti, vogliosi e solidi. Anche e soprattutto nelle fasi di maggiore affanno e sofferenza, in cui vi era da remare controcorrente e inaridire, con sagacia e umiltà, le fonti di gioco di un avversario brillante, centrato e propositivo. Ardore, caparbietà, lotta senza quartiere. Disciplina e scrupolo in copertura. Incisività e cinismo nell'imbastire, rifinire e finalizzare le ripartenze. Sfruttando quella profondità che Dionisi ha voluto e saputo creare alle spalle della retroguardia campana. Aspettando, strategicamente e consapevolmente, la Juve Stabia raccolto in una sorta di 4-1-4-1, con un baricentro per larghi tratti un po' più basso del consueto. Mitigando frequenza e dosaggio del pressing alto, quasi invitando l'avversario ed attaccare in maniera audace ed organica, smagliandosi fisiologicamente un pizzico più del dovuto. Lucido, versatile e concreto: inappuntabile l'ex coach del Sassuolo nella fattispecie. A bocce ferme ed in corso d'opera. Unica nota stonata gli infortuni occorsi a Blin e Pierozzi. Tegola sempre più pesante, che sta diventando sistematica e genera una legittima preoccupazione. Affiorano empatia e connessione tra squadra e tecnico. L'embrione di un'identità emotiva e morale, ancor prima che tecnico-tattica, che può costituire base virtuosa e prezioso valore aggiunto nella corsa al salto di categoria.
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