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Palermo, Di Piazza e il recesso delle quote: cosa dice lo statuto. Bilancio in perdita di 1,1 milioni

Tony Di Piazza lascia il club formalizzando il recesso delle quote di Hera Hora

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"Palermo, Di Piazza apre la crisi societaria".

Titola così l'edizione odierna del 'Giornale di Sicilia', che punta i riflettori in casa Palermo e sulla scelta di Tony Di Piazza di lasciare le quote. Il noto imprenditore italo-americano ha deciso di uscire dalla società dopo poco più di un anno e mezzo dalla fondazione. E l'ha formalizzato in questi giorni, durante la pausa per le festività natalizie. Nel dettaglio, la comunicazione ufficiale è avvenuta nel corso dell’assemblea dei soci di ieri, convocata per l’approvazione del bilancio del club di viale del Fante. "Un bilancio in perdita, come preventivabile a causa del Covid-19 (circa 1,1 milioni di euro)", si legge.

Di Piazza, che detiene il 40%, ha esposto una lettera con la quale ha informato i soci di aver formalizzato lo scorso 11 dicembre il recesso dalle quote di Hera Hora. Da statuto, ricorda il noto quotidiano, il recesso è previsto "con un preavviso di almeno centottanta giorni". Inoltre, sempre dall’articolo 29 dello statuto di Hera Hora, "i soci che recedono dalla società hanno diritto di ottenere la liquidazione della propria partecipazione entro centottanta giorni dall’efficacia del recesso", ad un valore da stabilire in base al patrimonio netto e al fatturato della società (come stabilito dall’articolo 30).

"Una scelta covata da tempo", quella di Di Piazza. Tra le motivazioni, la mancata conferma di Paparesta nel ruolo di direttore operativo, le divergenze sul versamento del capitale, l'attribuzione di poteri al presidente e all'ad, l’aumento del compenso dello stesso ad e di altre figure, oltre al presunto esercizio di un’attività di direzione e coordinamento sul club da parte di Hera Hora o di Damir Srl.