di Leandro Ficarra


FOCUS PALERMO
Palermo: crepe, eclissi e lieto fine! Brunori torna stella polare nel firmamento rosa
RICOMINCIAMO - Da separato in casa ad amatissimo figliol prodigo. Il legame umano e professionale tra Matteo Brunori ed il Palermo si rinsalda, nutrendosi di nuova e provvidenziale linfa. Idillio che torna florido e rigoglioso. Soddisfazione reciproca, annesso effetto placebo trasversale in casa rosanero. Sodalizio calcistico intenso e tormentato. Passionale e sussultorio. Parabola mirabolante, dipanatasi tra picchi di comune ebbrezza e blackout forieri di distanze siderali. Sceneggiatura scrutata e rimodulata. Concettualmente stravolta, integrata da nuovi capitoli. Inversione di rotta, quando il film del bomber italobrasiliano al Barberacovava i titoli di coda. Attestazione di stima, fiducia incondizionata. Fascia da capitano, titolarità, gol, leadership, imminente rinnovo contrattuale. Brunori torna, stavolta davvero, fulcro del progetto tecnico del Palermo.
PALERMO E BALDINI -Sessantotto gol in tre stagioni e mezza con la maglia rosanero valgono più di ogni elucubrazione. Certificano centralità e peso specifico di un attaccante approdato in Sicilia da semicarneade della pedata. Divenuto uomo simbolo, trait d'union focale tra era Mirri e Palermo targato CFG. Scalata vertiginosa a suon di gol e assist. Performance di livello, tremendamente decisive. Intuizione firmata Giacomo Filippi e Renzo Castagnini. L'epopea rosa di Matteo parte ad agosto 2021. Talento cristallino, frustrato da un vissuto personale complesso. Indolenza e discontinuità agli albori della carriera. Scelte non sempre illuminate nel clou del suo percorso di maturazione. Tra Petrignano e Villabiagio, inferi del dilettantismo, segna a raffica, in tutti i modi possibili e immaginabili. Triennio da sessanta gol . Tecnica sopraffina, voracità in the box, intelligenza calcistica: alieno di passaggio nei campi polverosi di periferia.
Fugace passaggio da Parma. Natura da bomber che deflagra nel primo vero approccio tra i professionisti, diciassette centri e playoff con l'Arezzo in Lega Pro. Pescara, Juventus Under 23 e Virtus Entella esperienze non brillanti ma formative.
Dopo un rodaggio travagliato, l'avvento di Baldini sulla panchina rosanero cambia la storia di Brunori e del club.
Silvio il mentore,Palermo la sua isola felice. Debordante il contributo nella straripante cavalcata che riporta i rosa in cadetteria. Esaltato da indole propositiva, ritmo e verticalità dello spartitobaldiniano, Matteogonfia ventinove volte la rete avversaria. Ergendosi a leader tecnico e plus ineluttabile, tra girone di ritorno e playoff dominati da un Palermo che ammalia una città intera.
BOMBER IN B, CORINI E UPGRADE - Trentaquattro centri in due campionati in Serie B, impreziositi da assist al bacio, perle balistiche e giocate d'autore, consacrano Brunori tra i migliori interpreti del ruolo in categoria. Repertorio realizzativo cospicuo e variegato. Assunto del gol sublimato in plurime declinazioni. Destro, sinistro, potenza e precisione. Gemme dalla media distanza, lob prodigiosi, zampate ferali nei sedici metri. Acuti nel gioco areo, divagazione sul tema. Di rapina o di giustezza. Tempismo e furbizia. Dribbling stretto, rapidità d'esecuzione. Egoismo famelico, croce e delizia dell'attaccante di razza. Biennio con Corini, parentesi Mignani nell'ultimo scorcio d'annata, contraddistinto da una evoluzione tecnico-tattica che affina e completa il suo bagaglio. Non più solo implacabile finalizzatore in the box, ma terminale di manovra moderno, funzionale alla tessitura delle trame offensive. Letale nell'attaccare la profondità e tagliare alle spalle della linea difensiva da mero stoccatore. Abile a venire incontro, far salire la squadra, giocare di sponda. Volano prezioso in sede di rifinitura: dolci imbucate ad innescare estremi del tridente e premiare inserimenti dei centrocampisti.
CREPE E MERCATO - Il campo lo legittima tra i top bomber della B. Attaccante universale che strizza l'occhio alla massima serie. Ambizione legittima e comprensibile alla soglia dei trent'anni. Acuita dall'effetto boomerang di quelle parole, fuori luogo e fuori tempo, manifesto dell'inquietudine post ko in semifinale playoff a Venezia. Rigurgito di frustrazione spurgato in buona fede. Esonda dall'ego ferito daun sogno infranto ad un'inezia dal traguardo. Moto umanamente fisiologico nella sostanza, mal posto nella forma. Messaggio che parte male e arriva peggio. Distorto, in parte strumentalizzato. Cortocircuito origine di malessere e mugugni di parte della tifoseria. Crepa profonda, scalfisce una simbiosi all'apparenza indissolubile. Impasse foriero di amarezza profonda nell'animo del ragazzo. Affettivamente legato ad una piazza e ad un club che gli hanno regalato fiducia, amore, ribalta. Consentendogli di edificare una prestigiosa dimensione professionale. La voglia di upgrade carrieristico in relazione all'anagrafe diviene un fattore. Il treno della A passa distratto e fugace, frustrando le sue intime aspirazioni. Flebili e mai perentorie le proposte dalla massima serie sul tavolo del Palermo. Lontane dalle ragionevoli ambizioni di plusvalenza sul suo cartellino del CFG. Il veto alla cessione in B derubrica come potenziale l' offerta di cinque milioni della Cremonese. Raziocinio e contingenze suggeriscono a Palermo e Brunori di restare insieme. Al culmine di un'estate turbolenta e tormentata. Al netto di recondite volontà e mal di pancia malcelati. Beghe di principio ad alta tensione. Vicenda gestita con imperizia, poca linearità ed ancor meno lungimiranza dal management rosa. Sotto il profilo mediatico e strategico. Querelle che ha condizionato ritiro e calciomercato estivo del Palermo di Dionisi in fase di gestazione. Strascichi che zavorreranno l'intero girone d'andata. Intervista che certifica la pax, meramente di prassi. Cerottino che sancisce la tregua, non sutura lo squarcio. Matteomastica amaro. Metabolizza la delusione, resta e resetta. Da professionista irreprensibile e uomo, in cuor suo, desideroso di ricucire quel doloroso strappo con la città con cui ha vissuto una idilliaca rispondenza di calcistici e amorosi sensi.
ECLISSI -Tuttavia, umore e setting motivazionale non sono ideali. Il rapporto complicato, talvolta conflittuale, con l'allora ds Morgan De Sanctis, genera disagio e reciproca insofferenza. Al pari del repentino scivolamento in fondo alle gerarchie di Dionisi. Due impalpabili presenze nell'undici titolare nella falsa partenza. Doppio ko a Brescia e Pisa. Poi il nove si siede in panchina.
Scelta inizialmente giustificata da una condizione da rodare dopo un ritiro con la valigia in mano. Perpetrata oltremodo, nonostante spezzoni gagliardi e proficui in corso d'opera (Cremona e Castellamare di Stabia tra gli altri) ed un reparto asfittico sul piano realizzativo. Un tempo sbiadito nel ko interno contro la Salernitana. Brunori vive un'eclissi totale dal progetto tecnico di Dionisi. I tre minuti finali contro la Sampdoria sembrano punto di non ritorno. Empatia con l'area tecnica ai minimi termini, un ostracismo calcistico che stride col responso del campo. L'assenza fattiva di fiducia diventa un macigno. A tratti insostenibile, per un bravo ragazzo. Puro, un po' bizzoso ed impulsivo. Sensibile ed umorale. Cova sentimenti veri e viscerali. Fatica ad esternarli. Scalpita, desideroso di scorgere una scintilla di attenzione e considerazione. Lo aiuterebbe a riaccendersi, tarda ad arrivare. Preludio di uno scisma a gennaio pare inevitabile.
STELLA POLARE - Prestazioni e risultati della squadra non decollano. Anzi. L'exploit con lo Spezia resta tale. Dicembre mese nero, come la classifica. Quattro sconfitte in cinque gare. Sperimentalismo tattico che tradisce confusione. Produzione offensiva scarna, approssimativa, sterile. Henry e Le Douaron faticano a centrare la porta avversaria. Gradualmente, Brunori rivede il campo.Spezzoni sempre più corposi a Carrara e contro il Catanzaro. Titolare contro il Bari. Subentrante incisivo nel cocente schiaffo al Tombolato contro il Cittadella. Il resto è storia recente. Contestazione, crisi, sosta ed autoanalisi in seno al club. Paga il ds De Sanctis, reo di aver fallito, in primis sul piano empatico e relazionale, nella gestione del gruppo squadra. Coprotagonista, ma non attore principale, di un calciomercato lacunoso, incompleto, poco aderente alle esigenze prioritarie dell'organico. Gardini e Bigon correggono il tiro. Ingaggiano un profilo navigato come Carlo Osti alla direzione sportiva. Dionisi resta aggrappato alla graticola.
Prima mossa: riabilitazione del leader tecnico e bomber principe, storia e numeri alla mano, del Palermo. Fiducia, centralità, chiavi della squadra a Matteo Brunori. Intento palesato dal dirigente veneto nel corso di un confronto intenso e franco con l'italobrasiliano. Dialogo ed ascolto, chiavi salvifiche adottate dall'ex ds di Lazio e Atalanta. Al fine di restituire serenità, linfa vitale per una squadra sgonfia e infelice.
Strada maestra ricalcata da Dionisi. Basi di una nuova e più fluida connessione. Con il nove e con la squadra. D'incanto tornano sorriso e luce negli occhi di Brunori. Nuovo spirito che coinvolge e contagia il gruppo. Genesi della vittoria contro il Modena. Gol, leadership, ferocia agonistica. Linguaccia e caustica stilettata dialettica per diradare le nubi. Matteo nuovamente stella polare nel firmamento rosanero. Tocca a lui dimostrare di poter brillare come un tempo. Trascinando il Palermo nella rincorsa ad un posto di pregio in zona playoff.
© RIPRODUZIONE RISERVATA