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Palermo, certezza Mateju: la parabola ascendente del jolly difensivo plus per Corini

Palermo
La crescita di Ales Mateju nel corso della travagliata stagione del Palermo

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a cura di Sergio Tomaselli 

Il calcio, come lo sport in generale, è un mondo strano, labile, sospeso tra momenti ed umori ondivaghi A volte sei un idolo, un punto fermo, altre ti trasformi inopinatamente in un capro espiatorio, il colpevole. Le critiche fanno parte del gioco, qualunque gioco. Il modo migliore per rispondere ai mugugni e alle dita puntate addosso è mostrare il proprio valore sul campo. Per mettere a tacere i detrattori basta poco, in un mondo come il calcio, così come basta un'inezia  per essere messo calcisticamente alla gogna.

La storia della stagione di Ales Mateju è probabilmente lo specchio di questa crudele quanto realistica logica. Il difensore classe 1996 approda al Palermo in estate dopo il semestre trascorso a Venezia, conclusosi con la retrocessione in Serie B dei lagunari. Solo nove presenze per il ceco in terra veneta, in una stagione deludente e obiettivamente sfortunata per tutto il club.

Duttile difensore che nasce come laterale destro di una retroguardia a quattro, Mateju ha più volte ricoperto in carriera anche braccetto di sinistra - o destra - di una difesa a tre. Al suo arrivo a Palermo, la squadra rosanero è ancora in fase di costruzione con Eugenio Corini, che conosce bene le doti, tecniche, morali e professionali, del ceco avendolo già allenato a Brescia nel 2018-2020. Il tecnico nativo di Bagnolo Mella propone in origine un Palermo disposto con il 4-3-3 per cui inizialmente Mateju viene schierato nel ruolo di terzino, alternativamente su entrambe le corsie, anche in ragione dell'infortunio occorso a Marco Sala.

La svolta per il difensore ceco arriva però nel match contro il Benevento, cambio di marcia coinciso anche con l'inversione del trend di risultati del Palermo.  Al "Vigorito", per la prima volta dall'inizio, Corini schiera il 3-5-2. Non è un esordio per la difesa a tre, già saltuariamente utilizzata in porzioni di partita dal tecnico ex Brescia. Mateju occupa per la prima volta in stagione - ma non in carriera - il ruolo di terzo centrale di destra, insieme a Nedelcearu e Bettella. La gara contro i sanniti darà inizio al filotto di nove risultati utili di fila, interrotti dalla sconfitta contro il Genoa.

Precisione,  sagacia tattica, vis agonistica, senso della posizione e sicurezza. Fattori fondamentali per chi è chiamato ad interpretare quel ruolo. Adattatosi giocoforza laterale sulla corsia mancina nella primissima parte di stagione, Mateju ha fisiologicamente faticato ad imporsi e a creare gioco sulla fascia opposta al suo piede forte.  Rendendosi, suo malgrado, protagonista di performance non esaltanti ed attirando su di se le critiche del popolo rosanero. Dal blitz di Benevento in poi,  la musica è decisamente cambiata. L'ex Venezia si è perfettamente calato in un ruolo decisamente più congeniale alle sue attitudini, divenendo perno imprescindibile per la compagine di Corini. L'assist vincente per Soleri poi, nella gara vinta al "Barbera" contro la Reggina, è stata la ciliegina sulla torta a compimento di una crescita esponenziale in termini di continuità e qualità di rendimento. Acuto e reattivo in sede di lettura, solido e arcigno in marcatura sull'uomo, puntuale nella chiusura delle diagonali difensive, generoso ed essenziale in fase di spinta ed appoggio allo sviluppo della manovra.

I numeri dimostrano quanto il ceco sia stato, ed è ancora, uno degli stakanovisti del Palermo. Ventitré presenze su ventotto giornate, sostituito solamente tre volte e in totale 2012 minuti giocati. Il nuovo volto di Mateju ha contribuito a svoltare la stagione dei rosanero, iniziata non nel migliore dei modi. Zero errori del ceco e tanti interventi provvidenziali nella fase topica del campionato, gestione egregia della sfera  nella costruzione dal basso, sostanziale supporto e preziosa opzione di scarico sull'esterno nella tessitura dell'azione offensiva.

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