serie b

Novara-Palermo 2-2: Metamorfosi rosa, sorpasso e rimpianti. Il Palermo non la chiude e si morde le mani…

Come contro l'Ascoli, il Palermo attacca la spina dopo l'intervallo e ribalta il risultato con venti minuti intensi e di qualità. Rispoli e La Gumina firmano il sorpasso, dominio nella ripresa con i rosanero che sprecano numerose chanches per...

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Il finale al "Piola" è amaro come il fiele.

Il Palermoschiuma rabbia e rimpianti per aver compromesso in una manciata di secondi una partita che era stato capace di far sua in una decina di minuti.

Dopo aver sonnecchiato per l'intera prima frazione, assistendo inerme al vantaggio piemontese firmato Puscas, la compagine di Tedino aveva infatti assunto il consueto elisir di intensità, coraggio ed adrenalina nell'intervallo.

Accendendo magicamente l'interruttore. Dopo quarantacinque minuti abulici ed impalpabili in cui aveva trotterellato, molle ed indolente, a ritmi da minimo sindacale, rigorosamente in orizzontale. Puscas aveva punito, pronti via, l'imperdonabile peccato di supponenza della formazione rosanero e Di Carlo si sfregava le mani, quasi incredulo al cospetto di cotanta grazia.

Manovra lenta, macchinosa e prevedibile, squadra sfilacciata, incapace di distendersi in verticale e trovare profondità. Percussione di Rispoli a destra come unica credibile soluzione offensiva. Copione che conosciamo piuttosto bene.

Non un accenno veemente di reazione né una conclusione verso la porta avversaria, se si eccettua una rasoiata quasi di frustrazione, dopo quaranta minuti di gioco, firmata Gnahoré.

Quindi, nel chiuso dello spogliatoio, la genesi di una radicale ed evidente metamorfosi.

Come contro l'Ascoli, la formazione di Tedino rientrava in campo intensa, determinata, elettrica.

Palese il divario in termini di reattività, cattiveria agonistica, fluidità ed armonia di manovra.

La rapidità nella circolazione della sfera si implementa in modo tangibile rispetto al compassato e stagnante fraseggio del primo tempo, al pari del dinamismo e dei movimenti senza palla, unitamente alla voracità nel creare ed attaccare gli spazi.

Così, basta poco al Palermo per rimettere le cose a posto, prima la chiusura vincente sul secondo palo di un tracimante Rispoli, su cross di Fiordilino e velo di La Gumina. Quindi, la zampata del bomber autoctono dopo il numero sullo stretto, strozzato dal palo, di un ispiratissimo Igor Coronado.

Il Novara si guardava intorno smarrito, senza realmente rendersi conto di cosa stesse accadendo sul terreno di gioco né potervi porre sostanziale rimedio.

L'inerzia del match era totalmente ribaltata: il Palermo era baldanzoso padrone della scena, alzava il baricentro, accorciava bene con le linee in avanti, divorava tutte le seconde palle e chiudeva il Novara all'angolo, tessendo le trame offensive con incisività sia in ampiezza che in profondità.

Gnahoré e Jajalo aumentavano il numero dei giri e salivano in cattedra in mezzo al campo.

Fiordilino cresceva e prendeva confidenza col ruolo di esterno fino a sfiorare il gol, La Gumina, in trance agonistica si sdoppiava nel ruolo di boa e puntello, Rispoli macinava chilometri ed avversari sul binario destro, Coronado incantava con sofisticati orpelli balistici da cineteca.

Montipò chiudeva la porta un paio di volte negando il tris ai rosa, la compagine di Tedino si specchiava, talvolta troppo, vanificando ripartenze potenzialmente letali per vizi di egoismo e di concretezza.

Nell'ultimo scorcio di gara il Palermo si abbassava un po' nella convinzione, poi risultata infausta, di poter ormai gestire agevolmente le ultime sortite di un avversario psicologicamente e fisicamente provato.

Illusione acuita da espulsione di Golubovic e relativa inferiorità numerica piemontese negli ultimi minuti di gara. Quasi come un monito, giungeva l'ennesima occasione sprecata da un Nestorovski, generoso ma oggettivamente appannato, su assist di Jajalo.

A squarciare ego e morale della compagine di Tedino, ci ha pensato Sciaudone che con uno stacco, preciso e perentorio, ha riacciuffato il pari quando probabilmente neanche Di Carlo ci credeva più.

I restanti minuti di recupero erano più che altro un esercizio, caotico e rabbioso, di sfogo agonistico, quasi un frustrato tentativo di scuotere i nervi rosa, provati dalla consapevolezza di avere sprecato una ghiotta occasione per rosicchiare punti ed autostima alle contendenti.

Complesso dare una lettura nitida ed uniforme di quanto visto quest'oggi sul manto sintetico del "Piola". Una gara rocambolesca e controversa. Contesa in più atti non connessi da una sequenzialità né tanto meno da un nesso calcisticamente logico.

Inspiegabile il primo tempo del Palermo. In teoria, sullo slancio di due vittorie in serie e lo scalpo fresco del Frosinone, ti aspetti una squadra attenta, determinata, centrata sul piano mentale e nervoso. Pronta a partire di slancio e divorare il proprio timoroso ed abbordabile avversario.

Invece accade incredibilmente il contrario. Spina della tensione staccata, approccio molle, squadra avvolta da un'inerzia di superficialità latente, che balbetta e fatica a trovare un solo motivo, quando ve ne sarebbero molteplici, per entrare rapidamente in partita. Sotto il profilo sia tecnico che dello spirito. Un gol ed un tempo regalati all'avversario. Decisamente troppo.

Poi la lodevole reazione, veemente e consueta, di una squadra che, se punta e stuzzicata nell'orgoglio, decide di girare la chiave sul quadro, dare gas ed implementare i giri, far rombare forte il suo motore. Non prima di prendere almeno una sberla che la svegli da un incomprensibile torpore. Un lusso che non puoi permetterti. Non sempre riuscirai a sferrare, anche nel frangente di massimo picco prestazionale, un colpo in più, che sia letale e definitivo, al tuo avversario.

I venticinque minuti sciorinati dal Palermo nella ripresa hanno ulteriormente certificato il suo potenziale in categoria ma al contempo ribadito gli attuali limiti.

Perché un tale livello di qualità, coralità, intensità ed armonia, solo per una porzione ridotta di partita? Perché regalare un tempo agli avversari prima di imporre un'oggettiva ed inconfutabile superiorità sul piano tecnico?

Perché non chiudere cinicamente le partite con l'avversario sulle gambe anziché specchiarsi o limitarsi ad un'accorta e prudente gestione del risultato? Quesiti che inquietano il tifoso medio e a cui Tedino dovrà presto trovare una risposta. I punti lasciati per strada e cosparsi di rimpianto stanno diventando un po' troppi per una squadra che ambisce alla promozione diretta.

Sul piano mentale e nervoso c'è una tendenza peculiare su cui lavorare e possibilmente da correggere sia in sede di approccio che di lettura di momenti e fasi della partita.

A prescindere dal pari di Novara e dalla zuccata di Sciaudone che ha matrice episodica e finisce per condizionare sensazioni e valutazioni odierne.

Sul piano tecnico prestazioni importanti e confortanti segnali di maturità dai due prodotti del settore giovanile rosanero, Fiordilino e La Gumina.

Rispoli sta tornando sui suoi standard atletici ideali, dominanti in categoria, confermandosi leader tecnico e trascinatore del gruppo.

La linea difensiva non ha convinto appieno: statica, a tratti distratta, lacunosa nel gioco aereo, specie in occasione delle reti siglate dai piemontesi. Jajalo ha fatto il suo, Gnahoré (meglio nel secondo tempo) non ha ripetuto la brillante prestazione sciorinata contro il Frosinone.

Coronado ha incantato per la ricercatezza balistica e la pregiata qualità del suo calcio a cui dovrebbe aggiungere un pizzico di cattiveria e risolutezza al momento di chiudere la giocata.

Polveri bagnate e momento complesso per Ilja Nestorovski, generoso ma macchinoso, poco reattivo, presente e pericoloso in quello che è sempre stato il suo habitat naturale, ovvero l'area di rigore. Fosse stato un pizzico più lucido una manciata di secondi prima del pari piemontese, adesso scriveremo probabilmente di un'altra storia. Per tagliare il traguardo prima delle concorrenti, il Palermo ha inevitabilmente bisogno di ritrovare la versione migliore del bomber macedone.