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L'intervista

Mutti: “Tiferò Palermo, non c’è paragone con il Bari. I gol di Miccoli e Vazquez…”

Bari

Le dichiarazioni dell'ex allenatore di Palermo e Bari, Bortolo Mutti, nella settimana in cui i rosanero affronteranno i Galletti al "Barbera"

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Il Palermo di Giacomo Filippi si appresta ad affrontare il Bari di Michele Mignani nel match valido per la 19a giornata del Girone C di Serie C. Il doppio ex Bortolo Mutti, che in passato ha allenato sia i rosanero che i Galletti a distanza ravvicinata, ha rilasciato un'interessante intervista sulle colonne del noto quotidiano "La Repubblica-Palermo". Di seguito, le sue dichiarazioni.

PALERMO-BARI- "Il derby, se perdi, lascia strascichi psicologici. Fa male ai tifosi, alla classifica e alla storia. E allora meglio andare avanti, pensare subito alla partita successiva e archiviare le delusioni. Col Bari è scontro diretto e in casa i rosa hanno una bella media. Al Sud manca la cultura del lavoro che per esempio trovi a Empoli. Non si può perdere un patrimonio sportivo come quello di Palermo e Bari. Non esiste solo un calcio di cinesi e americani. Speriamo in una inversione di rotta. Il Bari è attrezzato a livello tecnico più del Palermo che, comunque, merita considerazione. Solo che deve sfruttare il minimo errore degli avversari. Quando insegui non puoi sbagliare. Tiferò sicuramente Palermo, non c'è paragone tra i rapporti che ho avuto con la vostra città e Bari dove sono stato solo di passaggio".

PRIMA ESPERIENZA IN ROSANERO NEL 2001- "Mi è rimasta impressa. Mi fecero vestire la fascia tricolore, sedere sulla poltrona del primo cittadino, chiedendomi di affrontare diverse problematiche e mi diedero le chiavi della città. Parlai anche della cancellata di Mondello che copriva il mare e che, per fortuna, poi sarebbe stata tolta".

MUTTI OGGI- "Sono diventato uno scansafatiche (ride, ndr). Vado in Rai, il sabato, per "90° Minuto", gioco a tennis e curo la campagna: olio e vino, giusto per stare in forma. Il calcio si è dimenticato di me. Per gli over 60, c'è meno spazio, prevale la voglia di gioventù e di novità. Mi dispiace perché l'entusiasmo non è finito. Se mi chiamano, sono pronto. Mosche bianche. I tempi cambiano, si arriva senza gavetta. Anche chi non si è mai seduto in panchina trova squadre famose, vedi Pirlo. Prima c'era da mettersi in discussione e sudare. Lo stesso Pippo Inzaghi, che da attaccante è cresciuto con me, era partito in quarta dal Milan, poi ha dovuto ricominciare".

ESPERIENZE IN SICILIA-"Sei anni bellissimi, sono stato bene, ho trovato da voi la mia seconda casa e ci torno sempre in vacanza. Messina? La favola di una squadra che, da ultima, recupera e finisce per scrivere una pagina di storia indelebile che ancora mi emoziona. Esordio in rosa nel 2001? Arrivammo decimi. Si poteva fare di più ma negli gli ultimi sei mesi ci siamo praticamente autogestiti. Sensi non si vedeva, capivamo che era in atto un passaggio di mano. Di stipendi neppure l'ombra, poi Zamparini sistemò tutto".

SECONDA ESPERIENZA IN ROSA NEL 2011- "Oggi viene da sorridere. Anch'io mi trovai a rimpiazzare Conte nell'Atalanta. Non sei un buon tecnico se non prendi qualche esonero. Mangia era esordiente, forse un po' inesperto. E poi con Zamparini inoltre, aveva perso il derby col Catania e Zamparini, quando non arrivavano i risultati, entrava in guerra con tutti. Noi avevamo le spalle abbastanza forti per resistere fino al termine. E ci salvammo. Trovai una situazione spinosa nello spogliatoio e confusa a livello dirigenziale. Reduce dalla finale di Coppa Italia con l'Inter, la società era in pieno rinnovamento dopo avere ceduto alcuni suoi campioni fra cui Pastore. I gol di Miccoli, un giovanissimo Vazquez, Ilicic alle prime armi e un Hernandez in grande crescita, la tecnica di Zahavi: sembrava la fabbrica delle meraviglie, ma Vazquez aveva qualcosa in più".

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