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L’arrivo di Filippo Inzaghi sulla panchina del Palermo non è solo un cambio in panchina, ma rappresenta un punto di svolta identitaria e mentale per l’intero ambiente rosanero. L’obiettivo è quello di ricostruire non solo una squadra competitiva, ma un gruppo coeso e affamato, capace di rispondere presente nei momenti chiave della stagione.
Il tecnico piacentino avrà un compito tutt’altro che semplice: riaccendere quella scintilla in molti giocatori che, nella passata stagione, hanno tradito le attese, mostrando più ombre che luci. Il lavoro di Inzaghi sarà profondo, a partire dal recupero di figure che finora hanno reso al di sotto del loro potenziale.
Tra questi spiccano nomi come Diakité, difensore fisico ma spesso fuori ritmo, Pierozzi, esterno che il tecnico conosce bene dai tempi di Reggio Calabria, e Lund, laterale sinistro dotato di buona spinta ma frenato da prestazioni altalenanti.
Il centrocampo rosanero, per tornare competitivo, dovrà rivedere in forma la miglior versione di Blin – reduce da una stagione opaca anche per colpa di un infortunio – e di Ranocchia, talento inespresso che ha bisogno di fiducia e stabilità tecnica.
Anche il reparto offensivo sarà oggetto di attenzione: Le Douaron ha fatto intravedere qualità interessanti, ma solo a sprazzi. Un gioco più verticale potrebbe valorizzarlo. Diverso il discorso per Di Francesco, giocatore tecnico che va recuperato soprattutto sotto il profilo mentale.
La parola chiave, secondo l’analisi del quotidiano, sarà autostima. Prima ancora dei moduli o dei singoli schemi, sarà fondamentale ricostruire la fiducia e l’identità vincente di un gruppo che dovrà imparare a credere di nuovo in sé stesso. Solo così il Palermo potrà davvero puntare in alto.
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