L'ex direttore sportivo rosanero Rino Foschi, ai microfoni di Trm, ha parlato dell'imminente e probabile closing che vedrà Maurizio Zamparini lasciare il Palermo in favore di Paul Baccaglini. Lo stesso Foschi ha poi fatto chiarezza sul suo addio al club di Viale del Fante arrivato la scorsa estate dopo solo poche settimane di lavoro.
serie b
Foschi: “I consulenti slavi e italiani non aspettavano altro che io me ne andassi da Palermo”
Le parole dell'ex direttore sportivo rosanero.
"Il mio addio? Attenzione. L'anno prima (nel 2015-16, ndr) il Palermo si era salvato l'ultima domenica a modo suo. Il presidente e io eravamo d'accordo che ci saremmo legati ufficialmente nell'estate del 2016. Quando sono arrivato, però, ho trovato delle persone tra i... piedi. Avrei voluto lavorare a senso unico come si lavorava una volta. Invece, mi sono trovato di fronte a mille ostacoli. Proponevo un nome e poi uno lo bocciava, l'altro si opponeva... C'erano troppe persone, non era più una cosa seria, non era più lavoro: ho deciso che fosse meglio fermarsi e non andare avanti. I consulenti? Erano sia slavi che italiani, c'è di tutto. Però ognuno è padrone di fare ciò che vuole, ma anche io sono padrone di lavorare come voglio. Io poi non ho più l'età di portare la borsa ad altre persone. Perché ho detto che stavo male? Perché era una cosa stranissima. Ero venuto a Palermo a luglio e mi ero messo subito a lavorare: ho venduto Vazquez e ho cercato di fare un certo lavoro al fianco di Zamparini. Sapevo che in giro c'erano altre persone che facevano altri discorsi e parlavano di altri calciatori. Se tutti stavano al proprio posto, io facevo finta di niente. Ma a un certo punto mi sono accorto che le cose non potevano andare avanti così. Tant'è che il giorno dopo che me ne sono andato, in Austria arrivò Curkovic. Mi ero dimesso alle 10 di una mattina e l'indomani già c'erano questi consiglieri slavi, italiani, etc... di tutto. Aspettavano che io me ne andassi. Parliamoci chiaro".
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