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Foggia-Palermo 2-0: i rosa perdono equilibri e partita, squadra di Boscaglia in tilt allo “Zaccheria”

Prestazione scadente e costellata da errori marchiani, sconfitta netta del Palermo allo "Zaccheria"

Mediagol8

Roberto Boscaglia Palermo

di Leandro Ficarra

Stop frustrante e senza appello che legittima una serie di interrogativi.

Il Palermo di Boscaglia stecca malamente la trasferta del "Pino Zaccheria" contro il Foggia. Due a zero il punteggio in favore della compagine pugliese che ha capitalizzato, con acume, semplicità e concretezza, gli evidenti imbarazzi in termini di equilibrio ed automatismi in fase di non possesso della formazione rosanero.

Un Palermo supponente ed a tratti strategicamente scriteriato nell'interpretare il canonico 4-2-3-1, assetto di riferimento dell'era targata Roberto Boscaglia. Tenere il baricentro alto ed accorciare con le linee in pressione fino alla trequarti offensiva, sganciare entrambi gli esterni bassi in spinta propulsiva sulle corsie, richiedere la compartecipazione organica di tutti gli effettivi in sede di costruzione del gioco, cadenzare gli inserimenti dei centrocampisti al fine di accompagnare l'azione degli attaccanti ed elevare l'indice di pericolosità. Tutti tratti caratterizzanti lodevoli alla base di una filosofia calcistica audace e propositiva, a patto di disporre di individualità dotate di determinate attitudini, al top della condizione atletica e mentale, in grado di ricomporre densità, equilibri e distanze in fase di non possesso, già sufficientemente padroni di sincronismi ed automatismi corali utili a rimediare all'errore del singolo. Senza i tempi giusti, l'abnegazione idonea sul piano mentale e fisico, la predisposizione allo spirito di sacrificio che regola ogni movimento in funzione del bene della squadra, balbettare sul rettangolo verde, in modo arruffone ed approssimativo, un assetto tendenzialmente temerario può diventare un boomerang.

Probabilmente, questo è quello che è accaduto al Palermo, a tratti illogico e sgangherato, visto oggi al cospetto del normalissimo Foggia di Marchionni.

Partita con le migliori intenzioni, la squadra di Boscaglia ha chiaramente sbandato sul piano tattico e strategico, restando, suo malgrado, prigioniera di sé stessa. Travolta da disagi e corto circuiti fisiologici in seno ad un processo ambizioso quanto tormentato sul piano tattico e concettuale, vittima della sua condizione di prototipo work in progress, proiettata verso la definizione di  un'identità ed un impianto di gioco, i cui frammenti sono tangibili in dissolvenza ma la cui piena assimilazione è ancora lontana dal compiersi. Di conseguenza, è piuttosto ricorrente nelle giornate di luna storta, in questo percorso di formazione ed apprendistato, liquefarsi ed andare in tilt mettendo davvero la gara su un piatto d'argento all'incredulo avversario.

Rinnegare e riporre nel cassetto un progetto ed un'idea di calcio sorretta da principi, idee e contenuti volti a proporre gioco e creare mentalità, finalizzato a produrre soluzioni e temi di chiara connotazione offensiva, solo sulla base dei primi e prevedibili incidenti di percorso, sarebbe forse un rimedio peggiore del male. Tuttavia, è altrettanto chiaro che al cospetto della sistematicità di determinate problematiche è opportuno fare delle riflessioni e paventare possibili accorgimenti. Quantomeno in questo preciso momento storico.

La parola chiave nel vademecum delle squadre abituate a primeggiare e vincere i campionati è sempre stata equilibrio.

Il Palermo  visto oggi allo "Zaccheria" ha rovinosamente abrogato e talvolta mortificato questo concetto.

Il 4-2-3-1 schierato dal tecnico rosanero ha evidenziato scompensi e smagliature evidenti in fase di non possesso. Con due esterni bassi propensi a spingere, e i due estremi  del tridente offensivo non sempre votati al ripiegamento, la compagine di Boscaglia si è spesso fatta cogliere lunga e disarticolata una volta perso il possesso della sfera. Accardi ha fatto quello che ha potuto in luogo di Almici in un ruolo non suo, Crivello ha purtroppo sbagliato troppo, con e senza palla, poco supportato in copertura da Floriano sulla corsia di pertinenza. Odjer e Broh si sono spesso trovati presi in mezzo dagli omologhi rossoneri, sempre in affanno ed in chiara inferiorità numerica, gli interni rosanero, scolastici e compassati in sede di impostazione, hanno entrambi fatto grande fatica in sede di interdizione. Luperini da trequartista incursore non è mai entrato veramente in partita.

Dopo aver già rischiato grosso con l'ennesimo misunderstanding tra Somma e Pelagotti, il Palermo ha preso un gol dolorosamente didattico. Rete fotocopia caratterizzata dalle medesime storture del raddoppio della Viterbese al "Barbera": difesa alta, statica e poco reattiva, priva di schermatura da parte degli interni, bucata dalla più elementari delle verticalizzazioni ed incapace di scappare con il tempo giusto. Copione molto simile anche in occasione del raddoppio di Rocca: palla persa e squadra squarciata tra le linee, il calciatore rossonero che calcia dal limite privo di opposizione da parte dei centrocampisti ospiti, con nessuno tra i centrali  difensivi che abbia avuto la prontezza di accorciare in pressione per ridurre specchio, spazio e tempo di giocata all'avversario. La conclusione di Rocca, per quanto chirurgica, non è parsa irresistibile e probabilmente Pelagotti avrebbe potuto fare qualcosa di più. In mezzo l'unica grande chance per la compagine rosanero, il cambio di fronte di Kanoute che pesca Floriano, il palo dell'ex di turno, il liscio clamoroso di Saraniti da due passi che poteva rimettere il punteggio in parità.

Ferito nell'orgoglio e accecato dalla bramosia di provare a cambiare il corso del match, il Palermo si è gettato in avanti ancor più a testa bassa, sbattendo regolarmente su un avversario compatto e disciplinato in fase difensiva, rapido ed armonioso nel distendersi in ripartenza aggredendo le praterie concesse dalla formazione di Boscaglia.

Il tecnico rosanero ha cercato di mutare interpreti e assetto tattico nella ripresa, gettando subito nella mischia Lucca e Palazzi per Floriano e Broh, coniando contestualmente un 4-3-1-2 con Kanoute insolito trequartista. Mossa che ha conferito maggiore coesione e densità in zona nevralgica, ma non ha oggettivamente sortito grandi effetti in chiave offensiva, poiché pur detenendo il pallino del gioco, come da punteggio e da copione, la squadra rosanero non ha mai trovato incisività e profondità. La presenza delle due torri, Lucca e Saraniti ha inflazionato il ricorso al lancio lungo senza molto costrutto e la linea difensiva pugliese ha avuto vita piuttosto facile nell'espletare l'ordinaria amministrazione.  Boscaglia ha quindi giocato le carte Rauti e Valente per Odjer e Kanoute riproponendo lo spregiudicato 4-2-4 già intravisto nel finale del match contro la Viterbese.  Grande densità nei pressi dei sedici metri avversari, una chance per Valente infrantasi sul salvataggio di Del Prete nel recupero e tanta frustrazione. Quindi, l'ormai consueto e difficilmente comprensibile ingresso di Martin, a partita segnata ed in prossimità del triplice fischio.

L'idea di coniare un 4-3-1-2 con il playmaker francese polo della manovra protetto da due intermedi più dinamici e di sostanza, con Silipo o magari un centrocampista da guastatore tra le linee, potrebbe costituire una soluzione spendibile. Stuzzica anche l'ipotesi alternativa di un Palermo schierato con il 4-3-3, declinabile in più sfumature visto l'ampia disponibilità di attaccanti esterni con variegate peculiarità. 

Non è necessariamente mettendo nel cassetto un modulo con cui il Palermo ha anche interpretato al meglio e vinto diverse gare che il tecnico rosanero troverà la classica quadratura del cerchio. Tuttavia, in relazione a particolari contingenze, legate a tipologia di avversario,  condizione e attitudini degli uomini a disposizione, sarebbe ragionevole contemplare l'ipotesi  di coniare all'occorrenza alchimie tattiche alternative.

Senza la giusta applicazione mentale e l'ideale vis agonistica non c'è modulo che tenga, ma sarà adesso compito di Boscaglia analizzare genesi e causa del reiterarsi di certe criticità che hanno a tratti compromesso coesione ed equilibri collettivi. Falle e lacune evidenti che sono costate  tanti punti nel corso di questa prima parte di stagione.

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