di Simone Ciappa
L'INTERVISTA
Donati: “Ilicic top, ma a Palermo mi faceva innervosire! Quando arrivò Dybala…”
Un anno e mezzo in maglia rosanero nel corso del quale si è fatto apprezzare sul piano umano e professionale. Leader e riferimento dentro e fuori dal campo, Massimo Donati ha vissuto a Palermo un'esperienza intensa, caratterizzata da luci ed ombre sul piano dei risultati collettivi.
Nel secondo semestre della stagione 2011-2012, giunto al club di viale del Fante nella sessione invernale di mercato, il classe 1981 ha avuto un impatto eccellente con la nuova realtà, accedendo letteralmente la luce in zona nevralgica nella compagine allora allenata da Bortolo Mutti. Regia illuminata, fosforo, sostanza e sagacia tattica, patrimonio utile e prezioso al fine di condurre la squadra ad una tranquilla salvezza. Ben più tormentata l'annata successiva, con i cinque cambi di panchina, i ribaltoni dirigenziali, le lacune nell'allestimento dell'organico e l'inevitabile ed amara retrocessione. Campionato in cui, nell'ambito della gestione tecnica Gasperini, Donati interpretò anche il ruolo di centrale di regia nel cuore della retroguardia. Una parentesi comunque significativa, quella vissuta da Donati alla corte di Maurizio Zamparini, che l'ex Milan e Celtic ha condiviso, tra gli altri, con talenti del calibro di Paulo Dybala e Josip Ilicic, come ricorda l'ex tecnico della Sambenedettese nel corso dell'intervista esclusiva concessa alla redazione di Mediagol.it.
"Josip Ilicic aveva delle qualità incredibili che si erano già chiaramente viste dai tempi dei trascorsi professionali condivisi con lui a Palermo. Il suo atteggiamento in campo è rimasto sempre lo stesso ma, ai tempi, aveva alcune movenze che mi facevano un po' innervosire. Già da allora si intuivano le sue potenzialità tecniche straordinarie. Quando i risultati non arrivano, certi giocatori fai fatica a reggerli con i loro modi di fare. La carriera di Paulo Dybala? Quando l'ho conosciuto era praticamente un bambino. Si vedevano le sue qualità ma aveva bisogno di tempo per crescere sul piano tattico e fisico, non era ancora pronto nei primi mesi per giocare ed esprimersi in prima squadra. Gli è bastato poco, un anno per esplodere in Serie B e per questo bisogna fargli i complimenti. Al di là delle qualità tecniche, per affermarsi ad alti livelli vuol dire che ha dimostrato anche di avere il carattere e la mentalità giusta. Sicuramente tra lo sloveno e l'argentino mi ha stupito di più il secondo, per quanto riguarda l'evoluzione e lo sviluppo della parabola professionale.
La nuova proprietà del Palermo ed il management attuale del club rosanero? Leandro Rinaudo è quello che conosco meglio anche perché ho anche giocato insieme a lui. Lo sento spesso per parlare di calcio. Sicuramente in tutte le categorie, per vincere bisogna investire e spendere perché la differenza la fanno i giocatori in campo. Per carità, non conta solo quello, perché la partita è solo la fine della settimana ma tutto ciò che ruota intorno determina, ovvero l'organizzazione e la preparazione. Mirri credo abbia messo delle buone basi ed infatti il Palermo sta facendo bene. Adesso bisognerà vedere se la squadra rosanero riuscirà a spingere ancora di più in campionato e puntare dritta alla promozione in Serie B o se ci vorrà altro tempo.
A quale filosofia di calcio mi sento più vicino da tecnico? A quella dell'Atalanta, sicuramente. Ormai è riconosciuta ed apprezzata da tutti come una squadra che gioca un calcio armonioso, efficace e spettacolare, non solo in Italia ma anche a livello europeo. Anche l'Inter, da un punto di vista del gioco, sta impressionando e andando molto bene sotto la guida di Simone Inzaghi. Stesso discorso per il Milan che sta dimostrando coesione e qualità incredibili a livello collettivo ed individuale. Tutto dipenderà dalla continuità che riusciranno ad esprimere queste squadre in ottica scudetto, ma il calcio migliore per me lo esprime l'Atalanta perché i ragazzi di Gasperini sanno sempre come muoversi in modo sinergico e corale in entrambe le fasi di gioco.
Il nuovo Massimo Donati? Non lo so, ma non credo ci voglia moltissimo! Sono stato un buon giocatore ma non un fenomeno. Vedo giocare tantissimi centrocampisti di notevole prospettiva e sicuramente talentuosi, anche più di quanto lo sia stato io nel corso della mia carriera".
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