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Bentivegna: “Tutto sul mondo Baldini, lui come un padre. Non allena in A perché…”

Palermo
L'intervista esclusiva concessa da Accursio Bentivegna, jolly offensivo ex Palermo in forza alla Juve Stabia, alla redazione di Mediagol.it

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Tecnico, motivatore, leader carismatico e condottiero. Uomo dall'interiorità molto fervida, animato da fede profonda e spirito gladiatorio. Silvio Baldini riesce a caratterizzare fortemente le squadre da lui guidate, sul piano principalmente mentale e psicologico, ancor prima che sotto il profilo tecnico tattico. Allenatore dai metodi talvolta sui generis, dotato di una capacità piuttosto rara nell'universo del calcio moderno: entrare nella testa e nel cuore dei suoi calciatori, riuscendo a tirare fuori il meglio di ognuno di loro in funzione delle esigenze collettive e del perseguimento di un obiettivo comune.

Accursio Bentivegna, talentuoso jolly offensivo classe 1996, conosce molto bene la persona ed il professionista, avendo condiviso con lui un triennio molto proficuo ed intenso in termini umani e calcistici con la Carrarese. L'ex stella del vivaio rosanero, oggi in forza alla Juve Stabia, racconta come meglio non si potrebbe ogni sfumatura dell'attuale allenatore del Palermo nel corso di un'interessante intervista esclusiva concessa alla redazione di Mediagol.it.   

Intervista realizzata da Leandro Ficarra

"Il mister è una persona eccezionale, sull'uomo ed il tecnico Silvio Baldini ci sarebbero tante cose da dire. Per me è come se fosse un secondo padre, nei tre anni che ho passato con lui alla Carrarese mi sono trovato splendidamente e sa che gli voglio davvero bene. Baldini, oltre che essere un allenatore, è come se fosse proprio un genitore tratta tutti i calciatori come fossero figli. Trasmette quella calma e consapevolezza a livello mentale che ti permette di lottare, pensare positivo e creare stimoli in continuazione. Questo lavoro psicologico e motivazionale da parte sua è fondamentale per perseguire un obiettivo, che può essere quello di vincere il campionato o di arrivare ai playoff. Lui impone delle regole rigide, come far colazione o pranzo insieme, muoversi sempre in modo corale anche fuori dal campo, andare tutti contemporaneamente all'allenamento. Non è sempre facile per un calciatore capire subito l'importanza di certi metodi, ma alla lunga sono cose che pagano, perché si crea un gruppo solido portatore di un sentimento condiviso e lui nel frattempo riesce ad entrare nella testa e nell'anima dei giocatori. Il mister prima di guardare il calciatore osserva e sostiene  l'uomo, ed è una cosa che non tutti gli allenatori fanno. Il 4-2-3-1? Il primo anno è stata dura abituarsi alle richieste di Baldini nell'esecuzione della fase difensiva, io pensavo inizialmente solo a tenere il pallone e attaccare. Alla Carrarese con lui sono cresciuto molto nei movimenti senza palla, pressing alto e ripiegamento sono fondamentali per un attaccante esterno che vuole interpretare in modo totale il suo calcio. Una volta allenati con applicazione e costanza questi movimenti in fase di non possesso poi li automatizzi e ti vengono quasi del tutto naturali. Negli anni che ho trascorso a Carrara ho avuto molti infortuni e mi è dispiaciuto davvero tanto non aver potuto aiutare Baldini per come avrei desiderato. Se fossi stato bene fisicamente avrei certamente dato di più a quella meravigliosa squadra. "Gestione Baldini in casa rosanero? Non era facile rivoluzionare il Palermo in quel momento della stagione come ha fatto lui, ma il suo punto di forza è quello di non soffermarsi solo sulla tecnica, ma lavorare anche sul punto di vista mentale. Se si pone un obiettivo riesce a raggiungerlo, in un modo o nell'altro. Coinvolge tutti con il suo magnetismo, la sua trasparenza,  in questo caso è stato magnifico nel riaccendere l'entusiasmo dell'intera città. Era da tanti anni che non vedevo Palermo e il Palermo così, con dei tifosi estremamente appassionati e trepidante per le sorti della squadra. Un tecnico dello spessore del mister in Serie C? In termini di competenza e statura professionale non ha nulla da invidiare ai migliori tecnici di Serie A, lui è uno che dice sempre quello che pensa senza filtri e senza farsi troppi scrupoli. Spesso uomini così trasparenti e diretti danno fastidio,  forse questo è un aspetto che spiega perché allena in categorie che per il suo spessore non gli appartengono".