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23 marzo 1980, quando le manette entrarono negli stadi: Paolo Rossi, lo scandalo scommesse e il Palermo…

40 anni fa venne scritta una delle pagine più nere del calcio italiano

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"Quando le manette entrarono negli stadi".

Titola così l'edizione odierna de 'La Gazzetta dello Sport', che punta i riflettori sullo scandalo scommesse di 40 anni fa.  Erano le 5 del pomeriggio del 23 marzo 1980, quando diversi calciatori finirono in galera. All’Adriatico di Pescara, al termine della sfida con la Lazio, Cacciatori, Wilson, Giordano e Manfredonia vennero arrestati all'uscita degli spogliatoi. Nello stesso momento a San Siro, dopo Milan-Torino, anche Albertosi e Giorgio Morini vennero bloccati, così come Della Martira, Zecchini e Casarsa (Perugia) in quel di Roma. Insieme a loro, finirono in carcere Pellegrini dell’Avellino, Magherini del Palermo, Merlo del Lecce e Girardi del Genoa.

Sono diverso i giocatori invitati a presentarsi per accertamenti, tra cui Paolo Rossi, Dossena, Savoldi e Damiani. Accusati di aver truccato le partite attraverso le scommesse clandestine. "È la caduta degli dei, l’opinione pubblica è attonita, la Nazionale (che sta preparando l’Europeo di Roma) mutilata", si legge. Nel dettaglio, le squadre condannate dalla giustizia sportiva furono Milan e Lazio retrocesse in Serie B, Avellino, Bologna e Perugia penalizzate di 5 punti nel campionato successivo, e in B il Palermo e il Taranto. Genoa, Juventus, Napoli, Lecce e Pistoiese, invece, furono assolte su richiesta del procuratore federale.

Paolo Rossi - scomparso prematuramente nella notte tra mercoledì e giovedì, sconfitto da un male incurabile - fu squalificato per ben tre anni, poi diventati due. E non disputò l'Europeo con la maglia azzurra. Tornò in campo il 29 aprile 1982, giocando le ultime tre partite di campionato con la Juventus. Successivamente, la convocazione in Nazionale per il Mundial del 1982 in Spagna, dove riuscì a trionfare, aggiudicandosi il titolo di capocannoniere.