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Vecchio Palermo, il tesoretto dei Tuttolomondo e il sequestro degli otto immobili: traditi da un’intercettazione al figlio di Salvatore

Scoperto il tesoretto dei Tuttolomondo: sequestrati otto immobili

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Lo scorso 4 novembre Salvatore e Walter Tuttolomondo sono stati arrestati.

Tanti i reati contestati dalla Procura della Repubblica ai due fratelli che dovevano salvare il vecchio Palermo, poi miseramente fallito nel 2019 a seguito della mancata iscrizione della compagine rosanero al campionato di Serie B: bancarotta fraudolenta, indebita compensazione di imposte con crediti inesistenti, autoriciclaggio e reimpiego di denaro, falso e ostacolo alle funzioni della Commissione di vigilanza sulle società di calcio (Covisoc) della Figc. Ma non solo.

Per i Tuttolomondo, infatti, "è scattato un sequestro di beni da un milione e 100 mila euro nei confronti dell’imprenditore e del fratello, Walter, nell’ambito dell’inchiesta per bancarotta fraudolenta che aveva inghiottito, col crac del gruppo Arkus, anche la vecchia gestione del Palermo calcio. Il nucleo di polizia economico finanziaria delle fiamme gialle ha, infatti, individuato otto immobili della «Immobiliare Ponte Nona 2004 srl» su cui è scattato il sequestro preventivo chiesto dai pm Dario Scaletta e Andrea Fusco e disposto dal gip Lorenzo Jannelli", scrive l'odierna edizione del Giornale di Sicilia.

Ad incastrare Walter e Salvatore, pare sia stata un'intercettazione del figlio di quest'ultimo, che nel giorno dell'arresto del padre e il giorno seguente, per raccogliere informazioni si sarebbe spinto oltre con le parole lasciando intendere l'obiettivo, per niente nascosto, di tutta la truppa "fare un po’ di liquidità". La situazione di allarme "era scattata dopo l’arresto dei due fratelli di Portici con base a Roma, accusati oltre che di bancarotta fraudolenta anche di autoriciclaggio e indebita compensazione fiscale. Non solo il figlio di Salvatore Tuttolomondo, anche la convivente del fratello Walter è intercettata mentre si occupa della faccenda di Porta di Nona", che sarebbe interamente controllata dalla “Dae costruzioni spa”, una delle casseforti dei Tuttolomondo, la cui posizione si aggrava ogni giorno di più.