"La razzia del Palermo, altri tre indagati".
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Vecchio Palermo, i Tuttolomondo non hanno fatto fallire il club rosa da soli: altri tre indagati
Si allarga l’inchiesta della guardia di finanza sull’operazione legata alla società di calcio
Titola così l'odierna edizione del 'Giornale di Sicilia', che punta i riflettori su Salvatore e Walter Tuttolomondo. Mercoledì, i due fratelli che dovevano salvare il vecchio Palermo - poi miseramente fallito nel 2019 a seguito della mancata iscrizione del campionato di Serie B - sono stati arrestati. Tanti i reati che gli sono stati contestati dalla Procura della Repubblica: bancarotta fraudolenta, indebita compensazione di imposte con crediti inesistenti, autoriciclaggio e reimpiego di denaro, falso e ostacolo alle funzioni della Commissione di vigilanza sulle società di calcio (Covisoc) della Fgic.
Per «razziare» quel poco che restava del Palermo, i Tuttolomondo non hanno fatto tutto da soli. "Gli altri finiti nell’elenco degli indagati sono: Fabio Anzellotti, 51 anni, consulente fiscale; Favio Persichini , 45 anni, amministratore unico dell’Us Palermo dal 12 agosto al 27 settembre 2019, e infine Michele Castaldo, commercialista, di 53 anni. Secondo i finanzieri del comando provinciale diretti dal generale Nicola Quintavalle Cecere, i tre professionisti avrebbero collaborato al progetto, riuscito, dei Tuttolomondo di distrarre gli ultimi soldi rimasti nelle casse rosanero, «razziando», questo il termine usato dagli inquirenti, circa 340 mila euro per consulenze fasulle".
Appurato che Walter e Salvatore Tuttolomondo e Persichini, effettuavano i pagamenti non autorizzati dal tribunale in favore dei seguenti creditori, al fine di favorirli in danno degli altri. Anzellotti è accusato di "avere partecipato al raggiro precedente, quello riguardante la compensazione, anche questa inesistente, dei crediti fiscali per un totale di un milione e 400 mila euro che avrebbe permesso di ridurre i debiti della società rosanero con l’Erario". Tuttolomondo aveva escogitato l’acquisto della «Groupe Itec srl», una ditta metalmeccanica, ma che gli inquirenti ritengono essere una scatola vuota utile a produrre solo false fatture. Un progetto approvato da Anzellotti.
Gabriele Persichini, come amministratore unico, è accusato di "avere dato il benestare per il saccheggio finale delle casse del Palermo, prima che scattasse il fallimento. E quindi avalla una serie di pagamenti che in pochi giorni azzerano il patrimonio". E infine, il commercialista Castaldo assieme all’avvocato Atria, sono accusati "di avere avallato l’ennesimo presunto imbroglio dei fratelli finanzieri, quello della società «Struttura»". Struttura, che nelle intercettazioni telefoniche ha giocato un ruolo importante, non era altro che la «creatura» dei Tuttolomondo che in teoria avrebbe dovuto elaborare la proposta di un concordato preventivo. In realtà "per l’accusa «Struttura» era un’altra scatola vuota, una società «priva di reale operatività»", che Castaldo e Atria facevano apparire come una società operativa, che stesse realmente svolgendo l’incarico conferito dall’Us Palermo.
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