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Vecchio Palermo, chiesto un anno e mezzo per Giovanni Giammarva: “Zamparini gli disse che l’operazione Alyssa era un gioco delle tre carte…”

"Giammarva si era reso conto della falsità di quello e degli altri crediti riportati nei bilanci, ma nonostante questo non ha esitato ad approvare i documenti contabili"

Mediagol92

"Come avrebbe potuto, Giovanni Giammarva, non accorgersi di ciò che stava succedendo al Palermo calcio?".

Apre così l'edizione odierna de Il Giornale di Sicilia analizzando l'attuale situazione in cui si trova l'ex presidente del Palermo, Giovanni Giammarva. Per il professionista palermitano la richiesta della Procura è di un anno e sei mesi e di un anno e quattro mesi a testa per i due ex sindaci Andrea Favatella e Michele Vendrame. L'ex numero uno della società di viale del Fante (dal novembre 2017 ad agosto 2018), l'accusa è di false comunicazioni alla Covisoc, mentre per ex componenti del collegio sindacale di falso in bilancio.

"Il presupposto di tutto - lo ricordano i pm in requisitoria - fu l’operazione Mepal-Alyssa, la creazione cioè, attraverso la cessione del marchio della società, di un credito di 40 milioni, ritenuto inesistente ab initio dalla Procura. 'Certamente - conferma Fusco davanti al Gup Guarnotta - Giammarva si era reso conto della falsità di quello e degli altri crediti riportati nei bilanci, ma nonostante questo non ha esitato ad approvare i documenti contabili'", si legge.

Il pm cita si è anche soffermato su alcune intercettazioni: "Nelle conversazioni Zamparini illustra chiaramente a Giammarva che l’operazione Alyssa è un 'gioco delle tre carte', da lui personalmente manovrato, e non quindi una reale operazione finanziaria". Quindi Giammarva, secondo la procura, avrebbe "condiviso la finalità di ostacolo alla vigilanza della Covisoc", non esitando "a prestarsi ai desiderata di Zamparini, concorrendo alla approvazione di false relazioni, poi inviate. Nessun dubbio sussiste in ordine alla piena consapevolezza in capo a Giammarva". Stesso discorso vale per i sindaci Favatella e Vendrame che "a fronte di un campanello d’allarme del genere, i sindaci avrebbero dovuto attivare tutti i propri poteri di indagine e non avallare il bilancio presentato dagli amministratori".