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USSF, il presidente Cordeiro si è dimesso: clamorose accuse di sessismo, calcio americano nel caos

Il presidente della USSF (Federazione calcistica americana), Carlos Cordeiro, ha rassegnato le proprie dimissioni: i dettagli

Mediagol52

"di Daniele Castelli 

Il calcio americano piomba nel caos.

Nella giornata odierna gli Stati Uniti sono entrati in una crisi senza precedenti: il presidente della USSF (Federazione calcistica americana), Carlos Cordeiro, ha infatti annunciato le sue dimissioni dopo aver ricevuto pesantissime accuse di sessismo.

Per comprendere bene l'importanza storica dell'avvenimento e la gravità delle accuse, bisogna necessariamente fare riferimento allo scontro legale che da anni va in scena negli USA in merito all'equal pay, ovvero la richiesta da parte di tutte le giocatrici di ricevere gli stessi stipendi riservati ai giocatori del calcio maschile. Una campagna che ha preso ancora più rilevanza mediatica dopo che la Nazionale degli Stati Uniti ha vinto la scorsa edizione dei Mondiali femminili, con il capitano Megan Rapinoe che si era rifiutata di incontrare il presidente Donald Trump, noto per il suo particolare orientamento politico non certamente incentrato sulla parità di genere.

L'ultimo errore commesso dalla Federazione calcistica americana è stata la goccia che ha fatto traboccare un vaso ormai stracolmo. E' stata pubblicata, infatti, una documentazione all'interno della quale veniva sostenuto che le giocatrici avevano meno capacità fisiche e responsabilità rispetto agli uomini "perché l'abilità si basa sul livello di alcuni attributi fisici, come la velocità e la forza". Tale documento aveva immediatamente fatto il giro del mondo. Per questo motivo, anche Rocco Commisso, presidente della Fiorentina, aveva fortemente criticato la Lega americana.

"Come uno dei tanti costituenti a lungo emarginati dalla leadership del calcio americano, il New York Cosmos si unisce al coro in rapida crescita di voci che condannano i commenti scioccanti e offensivi fatti dalla Federazione nella sua risposta alla squadra nazionale femminile degli Stati Uniti (USWNT) per la discriminazione di genere dei giocatori. È l’ultimo esempio che la Federazione non riesca a compiere il suo dovere di promuovere lo sviluppo di tutte le forme di calcio negli Stati Uniti, comprese le donne e gli uomini, adulti e giovanili, dilettanti e professionisti. Invece di portare a termine questa missione, la Federazione si è concentrata principalmente sullo sviluppo della MLS a scapito degli interessi concorrenti di altre parti interessate. Il pregiudizio della Federazione a favore della MLS, come descritto nella causa della NASL contro U.S. Soccer e MLS, deriva da profondi conflitti di interesse che esistono dalla fondazione di MLS nel 1995 e dall’intreccio degli interessi finanziari della Federazione con quelli di MLS attraverso Soccer United Marketing (SUM). Il calcio americano è stato quasi singolarmente concentrato a deviare le risorse per MLS e SUM invece di cogliere opportunità come la mia offerta di aprile 2018 per immettere un indotto di 500 milioni di dollari nel calcio americano. Per quanto discutibile possa essere tale pregiudizio, è ormai chiaro che ci sono altri problemi fondamentali ai massimi livelli dell’U.S. Soccer: l’opinione della Federazione secondo cui il gioco delle donne è intrinsecamente inferiore a quella degli uomini è, a mio parere, una chiara prova che la discriminazione nei confronti delle donne non è dovuta solo a conflitti di interesse finanziari, ma anche a un profondo pregiudizio di fondo nei confronti delle donne. Mentre gruppi come il New York Cosmos e i giocatori USWNT hanno sopportato a lungo il comportamento vergognoso del calcio statunitense, anche gli sponsor aziendali stanno ora iniziando a riconoscere i veri caratteri di alcune delle persone che guidano la Federazione. Come ho ribadito dal 2017, una pulizia della U.S. Soccer House è attesa da tempo. Per il bene del gioco, Carlos Cordeiro e ogni membro del Consiglio di calcio degli Stati Uniti dovrebbero immediatamente dimettersi e la Federazione dovrebbe convocare un’elezione speciale per ricostituire il suo consiglio di amministrazione per renderlo veramente rappresentativo di tutti i costituenti, tra cui NASL e NISA".

Diffusasi la notizia, il presidente Cordeiro ha scelto di rassegnare le proprie dimissioni su Twitter, assumendosi la responsabilità di ciò che è accaduto. "Contengono rivelazioni offensive e penose, sono inaccettabili. Non ho avuto modo di esaminare quei documenti nella loro integralità, prima che venissero trasmessi, mi assumo la responsabilità di non averlo fatto. Se lo avessi fatto, ne avrei contestato i termini, non corrispondenti alla mia profonda ammirazione per le giocatrici, né ai nostri valori. Dopo una discussione con il Consiglio d'amministrazione ho deciso di rassegnare le dimissioni con effetto immediato", sono state le sue parole.

Al momento, dunque, è subentrato al suo posto la vice-presidentessa Cindy Parlow Cone, che resterà a capo della Federazione fino al febbraio del 2021. L'ex giocatrice ed allenatrice si era espressa così a poche ore dallo scoppio della polemica: "Sono ferita e rattristata dal documento dell'USSF. Questo problema significa molto per me, ma più in generale per tutti gli uomini e le donne e, soprattutto, per le bambine e i ragazzi che sono il nostro futuro. Ripudio le dichiarazioni preoccupanti e continuerò a lavorare per forgiare un percorso migliore in futuro".

Uno scandalo senza precedenti che ha stravolto l'intero sistema calcistico americano, che necessita di essere ricostruito integralmente e risollevato il prima possibile dopo il tornado che si è abbattuto sulla Federazione in queste ultime ore. Cindy Parlow Cone, nel suo ruolo seppur temporaneo di presidente della USSF, potrebbe essere la persona giusta per avviare un percorso di rigenerazione che deve iniziare già da domani, costruendo una solida base da lasciare in eredità al prossimo presidente che verrà eletto. Forse adesso, con una donna che ha vissuto in prima persona il calcio femminile americano, le calciatrici potranno finalmente ottenere ciò che inseguono da molti anni: la possibilità di essere finalmente considerate e trattate a pari livello rispetto agli uomini.

La rivoluzione americana, una volta portata a termine, potrebbe diventare punto di riferimento anche per i movimenti calcistici femminili in giro per il mondo, soprattutto in Italia, dove quest'anno le giocatrici hanno ottenuto un primo fondamentale riconoscimento. Dopo una lunga battaglia con il Coni, dall'11 dicembre 2019 scorso le atlete italiane non sono più considerate "dilettanti", ma sono state ufficialmente riconosciute come professioniste. Adesso Sara Gama e compagne stanno lottando per cercare di raggiungere un altro passo importantissimo: quello di essere retribuite alla pari degli atleti maschili.