Joe Tacopina ed il suo percorso dirigenziale nel panorama calcistico italiano.
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Tacopina-Mediagol: “Fil rouge tra Venezia e Palermo, tutto su Perinetti, Lupo e Rinaudo. Serie A e Coronavirus? Dico la mia”
L'intervista esclusiva concessa dal noto legale statunitense ed ex presidente del Venezia, Joe Tacopina, alla redazione di Mediagol.it
La carica prestigiosa di vicepresidente della Roma nell'era caratterizzata dalla gestione Thomas Di Benedetto, la conquista della promozione in A al vertice del Bologna prima del divorzio con l'attuale proprietario del club felsineo, Joey Saputo, la scalata di Venezia dal ginepraio del dilettantismo alla Serie B. Oggi, con l'avvento della nuova proprietà, Tacopina si è sostanzialmente defilato dal timone della società lagunare. Tuttavia, lo stimato legale americano mantiene una quota di minoranza ed un ruolo rilevante nell'attuale progetto del club veneto. Curiosamente sono stati diversi i manager che Tacopina ha incrociato nel corso del suo cammino nel calcio italiano, che hanno come denominatore comune esperienze significative e gratificanti sia in seno al Venezia che al Palermo, seppur in momenti storici ben distinti. A margine dell'intervista esclusiva concessa alla redazione di Mediagol.it, Joe Tacopina traccia un minuzioso affresco personale e professionale di Fabio Lupo, Leandro Rinaudo e Giorgio Perinetti, dedicando la chiosa alla ripresa della stagione calcistica in Italia dopo lo stop forzato legato all'emergenza Coronavirus .
"Il profilo dirigenziale dell'attuale ds del Venezia, Fabio Lupo? Quando ce n’è stata occasione, lui mi ha sempre parlato in termini positivi della sua esperienza a Palermo. Per me è una persona speciale, io lo definisco un intellettuale, oltre che un ottimo dirigente, poiché Fabio ha una formazione culturale e professionale di livello che non è solo di matrice calcistica, essendo anche un avvocato. Fabio sa come muoversi nel settore, è un dirigente capace e astuto, una brava persona. Pensandoci bene, c’è un fil rouge tra i direttori sportivi che ho avuto a Venezia e i colori rosanero. Ne è un esempio lampante anche Leandro Rinaudo, un giovane preparato ed un fantastico dirigente a mio avviso, lui a Venezia per noi ha fatto un grande lavoro. Quando Perinetti era il nostro direttore sportivo, lui guidava il comparto scouting. Quando, successivamente, Giorgio Perinetti è andato a ricoprire la carica di direttore generale al Genoa, noi abbiamo promosso Leandro Rinaudo direttore sportivo e abbiamo potuto apprezzare ancora maggiormente le sue doti: lui ha leadership è stimato dagli addetti ai lavori e denota grandi capacità. Adesso è al Palermo (in qualità di direttore tecnico del settore giovanile, ndr) e credo che sia una fortuna per il club rosanero poter contare sulle sue notevoli abilità in chiave presente e futura. Quanto a Giorgio (Perinetti, ndr), tutti gli addetti ai lavori convengono sul fatto che lui rappresenti una vera leggenda tra i dirigenti italiani, con esperienze di rilievo in tutte le grandi piazze del panorama nazionale. Anche lui, quando vi è stata occasione di parlare di Palermo, faceva trasparire costantemente il suo grande amore nei confronti della città.Senza dubbio credo che il calcio sia parte integrante della società, specialmente in Italia. In Italia il calcio è la fibra (cosa essenziale) della società e quando manca è tangibile. Per gli italiani il calcio è qualcosa di essenziale, tutti gli appassionati ne sentono il bisogno e la mancanza. Il calcio unisce e aggrega le persone perché dà la possibilità di fuggire temporaneamente dalla realtà e dai problemi della vita e del lavoro di ogni giorno. Il calcio è per certi versi terapeutico e lo è al punto tale che quando la tua squadra perde sei frustrato e quando vince sei “al settimo cielo”.In ogni caso il calcio ti dà qualcosa di intenso e inspiegabile: ti fa sentire parte della comunità ed è una componente necessaria della società italiana quindi prima torneremo a giocare meglio sarà. Voglio fare una precisazione. Io non sono un medico e mi rendo conto che dovranno essere prese le giuste precauzioni prima che il campionato ricominci e che si permetta a 30mila persone di entrare di nuovo in contatto tra di loro in uno stadio. Non so quali possano effettivamente costituire nella fattispecie tutte le possibili precauzioni igienico sanitarie da adottare, ma so che esistono e che dovremo adottarle. Non possiamo rimanere prigionieri del COVID-19 per tutta la vita. Non possiamo rimanere isolati in quarantena per sempre. La società non può andare avanti così.. questa non è vita. Ci saranno dei rischi e dobbiamo cercare di gestirli e minimizzarli con cautela e senso di responsabilità per poter tornare alle condizioni di serenità e normalità di prima, rimettendo di nuovo il calcio gradualmente nel tessuto quotidiano della società. Il calcio è uno sport che funge da pilastro della nazione, così come il baseball, il basket e l’hockey lo sono in America. È qualcosa che senti dentro e la sua assenza è una sensazione strana. So che tra tre settimane ricominceremo la stagione, ma questo è solo un primo passo perché pian piano dovremo cercare di capire come tornare, senza rischi, a pieno ritmo.
È il primo importante passo per andare avanti... tra tre settimane ricominceremo a giocare e credo sia comunque una cosa meravigliosa".
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