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Tacopina, lo zio d’America che ha investito in tre squadre: da Bologna a Roma fino a Venezia. E il Palermo…

Tacopina è uno che ce l'ha fatta, l'emblema dell'American dream: dai sacrifici per diventare avvocato fino al suo ingresso nel mondo del calcio

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"All'anagrafe è Joseph, ma tutti lo chiamano Joe: nato 54 anni fa a Brooklyn da emigrati italiani (padre romano, madre di Montelepre), Tacopina è uno che ce l'ha fatta, l'emblema dell'American dream".

Apre così l'odierna edizione de 'La Repubblica', raccontando e analizzando, passo dopo passo, il profilo del noto avvocato statunitense, presidente onorario del Venezia. Joe Tacopina, che ha spesso incrociato, personalmente o indirettamente, il cammino del Palermo, in seguito all'amaro dissidio tra Tony Di Piazza e Dario Mirri, sta provando a farsi spazio, ancora una volta, nell'universo rosanero. L'idillio imprenditoriale tra la famiglia Mirri e l'immobiliarista italo-americano, sembra ormai essere uno sbiadito e lontano ricordo. Divergenze ed aspre frizioni, che hanno spinto quest’ultimo prima a dimettersi dall'incarico di vicepresidente del club e poi a mettere in vendita il suo 40% delle quote. Oggetto di attenzione di vari soggetti potenzialmente interessati ad irrompere sulla scena qualora le contingenze lo consentissero. Tra questi, appunto, Tacopina.

"Pur non navigando nell'oro, i suoi genitori non badarono a spese per la sua istruzione: così Joe è diventato il primo avvocato in famiglia, e non uno qualsiasi. Se negli States Tacopina è un avvocato di grido, in Italia è famoso grazie al calcio. Eppure, le cose non erano iniziate bene: nel 2008 insieme a Paul D'Emilia prova a rilevare il Bologna da Alfredo Cazzola, ma sul più bello la trattativa si arena. Secondo le malelingue, gli americani non avevano abbastanza soldi. Joe però non si arrende e tre anni dopo è nella cordata americana guidata da Thomas DiBenedetto che acquista la Roma: Tacopina diventa vicepresidente del club per cui tifava il padre, ma nel settembre 2014 si dimette. In testa ha già altro: il Bologna, di nuovo. In tandem con il magnate canadese Joey Saputo, rileva il club ed è presidente nella stagione che si chiude con il ritorno in Serie A dei rossoblù. L'idillio però dura meno di un anno: Tacopina rompe con Saputo, gli fa causa e chiede un risarcimento di cinque milioni di dollari. Le parti trovano un accordo e, si mormora sotto le Due Torri, con la sostanziosa buonuscita ricevuta, a ottobre 2015 Tacopina mette in piedi un'altra cordata americana e diventa presidente del Venezia, reduce dal fallimento e costretto a ripartire dalla Serie D. La cura americana fa miracoli: due promozioni di fila e ritorno in Serie B dopo 12 anni".

"Il Legale americano, dunque, è stato protagonista indiscusso della scalata del Venezia, capace di ritornare dalla Serie D alla Serie B in pochi anni, fino a giocarsi la chance di promozione in Serie A in una semifinale playoff persa proprio contro il Palermo di Roberto Stellone. Ma lo scorso febbraio, quando un gruppo di investitori, già organici alla medesima proprietà americana, tramite la VFC Newco 2020 LLC ha rilevato maggioranza e controllo del club eleggendo Duncan Niederauer nuovo presidente, si è conclusa l'avventura di Tacopina a Venezia.

"Nel 2018, a fermare il Venezia, nella semifinale dei play- off di B, è il Palermo. L'anno dopo il destino si capovolge: il Venezia di Tacopina, che già aveva " incrociato" la via del Palermo, presentando Frank Cascio a Zamparini, si salva dalla retrocessione in C grazie al crac finanziario dei rosanero. A febbraio 2020, Tacopina cede il comando del Venezia e resta solo come presidente onorario. «Il muscolo più potente del corpo è la mente. Per me niente è impossibile», ha più volte dichiarato. E ora che il Palermo ha fatto il primo passo verso il ritorno tra i grandi con la promozione in C, i tifosi rosanero non vedono l'ora di dare ragione a Joseph, per tutti Joe", scrive il noto quotidiano.