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Shakhtar, De Zerbi: “Ho scelto l’Ucraina per un motivo, amo la libertà di carriera”

Shakhtar, De Zerbi: “Ho scelto l’Ucraina per un motivo, amo la libertà di carriera”

Approdato da qualche settimana sulla panchina dello Shakhtar Donetsk, Roberto De Zerbi sta da subito cercando di portare in Ucraina una nuova idea di calcio. L'ex tecnico del Sassuolo a 360° per quanto riguarda la sua nuova scelta professionale

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La libertà nel lavoro è fondamentale, agli allenatori serve sempre una certa autonomia.

Queste le parole di Roberto De Zerbi, ex tecnico del Sassuolo approdato da qualche settimana sulla panchina dello Shakhtar Donetsk. Una scelta, quella dell'allenatore italiano, molto discussa da diversi tra i suoi estimatori nel 'Bel Paese', complice il lavoro di ottima fattura portato avanti alla guida della formazione neroverde in Serie A. Secondo molti, infatti, l'ex tecnico del Palermo sarebbe già stato pronto per guidare una big italiana o europea, mentre un altro step intermedio e affascinante come quello dello Shakhtar Donetsk ha colpito in maniera decisiva lo stesso De Zerbi.  In un'intervista esclusiva realizzata ai microfoni di RMC Sport, l'allenatore italiano ha voluto spiegare le motivazioni che lo hanno portato ad accettare la proposta del club ucraino, illustrando anche il verbo calcistico che vorrà impartire al suo nuovo organico a partire dalla prossima stagione. Ecco, di seguito, le sue dichiarazioni.

LA SCELTA DI DONETSK- "Perché lo Shakhtar Donetsk e non squadre più importanti? Prima di tutto per me lo Shakhtar Donetsk è un  top club. Poi, non voglio fare questo lavoro se non mi diverto. Cercavo quella sensazione quando ero un giocatore, ed è lo stesso ora che sono un allenatore. Quando si tratta di calcio, metto sempre al primo posto questa nozione di piacere. Mi piace essere libero. Non bisogna rinunciare alla propria libertà per la carriera. Per questo cerco luoghi in cui posso lavorare liberamente, in cui posso essere me stesso. Non cerco una panchina che mi assicuri trofei, milioni o che abbia un nome prestigioso solo per il piacere di dirlo. Voglio lavorare con le mie idee".

L'AUTONOMIA DEL LAVORO - "Se oggi sono allo Shakhtar Donetsk, che per me è un top club, è perché qui c'erano tutte queste condizioni. La domanda dunque non è se io un giorno sarò pronto ad andare in un top club, ma se un giorno questi top club saranno pronti a darmi l'autonomia che mi permette di lavorare come voglio. Non vado dietro a ciò che brilla e basta. I dirigenti qui hanno una visione del calcio simile alla mia. Prima di firmare ho capito che mi avrebbero seguito nel reclutamento dei calciatori. Inoltre qui c'erano già giocatori che mi piacevano molto. Non chiedo particolarmente tempo, mi concentro di più sui giocatori e sulle cose di cui ho bisogno per lavorare".

UNO STILE OFFENSIVO - "Io un giocatore offensivo e quindi influenzato nel mio pensiero di tecnico? Beh, sicuramente ha giocato un ruolo enorme. In campo cercavo il piacere di giocare. Per divertirmi, avevo bisogno di avere la palla tra i piedi. Se la squadra ce l'ha, o me. Questo è quello che sto cercando di replicare sulla mia scala ora, come allenatore. Voglio che la mia squadra abbia la palla, che sia responsabile del gioco, che i giocatori di alta qualità siano nella migliore posizione possibile per giocare a calcio. È chiaro che sto cercando di portare quello che ero da giocatore nel mio lavoro di allenatore".