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Serie C, Ghirelli: “Lanciamo un grido di dolore, tanti club rischiano. Ripartire? In alcuni posti è impensabile”

foto professionecalcio.net

"Che si torni a giocare o no, se non arrivano soluzioni di salvataggio del sistema, una larga fetta dei miei club non riuscirà a restare in piedi"

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"E’ stata una assemblea di fortissime emozioni. Durata quattro ore, tantissimo. Mi creda, non c’è stato un istante di vuoto o la leggerezza. La C è una famiglia, la famiglia d’Italia, e questa famiglia lancia un grido di dolore che non può cadere nel vuoto".

Inizia così la lunga intervista rilasciata dal presidente della Serie C, Francesco Ghirelli, ai microfoni de Il Corriere dello Sport. Ieri si è tenuta un'assemblea di lega a cui hanno partecipato tutti i club: "Ho ricevuto mandato a rappresentare al presidente federale Gravina, non solo tutte le difficoltà che si prospettano davanti al nodo se e come riprendere la stagione", spiega con tono vicino al pianto.

La situazione di diversi club di Serie C era difficile anche prima dell'emergenza sanitaria, ma adesso tutto si è ulteriormente complicato: "La stragrande maggioranza dei miei club è retta da proprietà appartenenti al tessuto imprenditoriale del posto, di piccola o media dimensione. Tanti di questi presidenti hanno l’acqua alla gola per le loro imprese, per i loro dipendenti: le pare che possano avere la forza per andare oltre questa crisi mettendo altri soldi nel calcio?".

Tra le ipotesi al vaglio ci sono quello della cassa integrazione e del decreto salva calcio: "Ne abbiamo parlato. Anche se non sappiamo se si tornerà a giocare davanti alla paura di chi opera nelle zone più colpite dal virus, l’ipotesi di portare avanti il campionato non potrebbe essere svincolata da una soluzione al dramma economico dei club. Detto più chiaramente: che si torni a giocare o no, se non arrivano soluzioni di salvataggio del sistema, una larga fetta dei miei club non riuscirà a restare in piedi. E questo avrebbe conseguenze per tutto il campionato", ha concluso Ghirelli.