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Serie A, Spadafora: “Prudenza e tutela della salute. Ripresa? Dibattito troppo aspro, per ripartire servono maggiori certezze”

Il Ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, ha tracciato un quadra chiaro dei protocolli da seguire per ricominciare gli allenamenti di squadra

Mediagol40

Vincenzo Spadafora prova a fare chiarezza.

Ancora incerte le sorti del massimo campionato italiano, in stand-by da quasi due mesi a causa dell'emergenza sanitaria globale legata alla diffusione Coronavirus. Gli allenamenti di gruppo potrebbero cominciare il prossimo 18 maggio, ma adesso la vera attesa è per la ripartenza della regular season. D'altra parte, gli nuovi casi in Serie A - sei alla Fiorentina (tre giocatori e tre componenti dello staff), quattro alla Sampdoria e uno al Torino -, hanno gettato non poche ombre sulla possibile ripresa.

Il calcio, dunque, resta in attesa. Il nodo cruciale, difficile da superare, allo stato attuale, è la gestione delle eventuali positività. A provare a fare chiarezza, ci ha pensato il Ministro per lo Sport e le Politiche Giovanili,  Spadafora, che questa mattina in Senato  ha tracciato un quadra chiaro e definitivo dei protocolli da seguire per ricominciare gli allenamenti di squadra:"La linea del Governo è stata sempre una linea di prudenza e di tutela della salute. Abbiamo permesso nuovamente l’attività fisica all’aperto, così come gli allenamenti individuali degli atleti professionisti".

"In queste settimane abbiamo lavorato senza sosta per dare risposta a tutto il mondo dello sport, anche se l’attenzione si è concentrata negli ultimi giorni sul tema del calcio - ha proseguito il Ministro -. Sono consapevole della passione che muove questo settore, che rappresenta anche un’industria fondamentale per il nostro Paese. Ho pero’ trovato eccessivo l’inasprimento del dibattito mediatico: l’altro ieri sono arrivate le valutazioni del CTS sul protocollo proposto dalla FIGC per la ripresa degli allenamenti di squadra. E, onestamente, non riesco a spiegarmi le perplessità che, in molti, la risposta del CTS ha suscitato".

Al primo ipotetico contagio, tutto il club in quarantena: "Se il campionato riprenderà, sarà per via di un’ordinata successione di lavori e di protocolli, elaborati per garantire la sicurezza di chiunque lavori in questo settore. Che il quadro generale non consentisse fughe in avanti era oggettivo: tutti gli altri paesi si stanno comportando come noi e hanno rinviato questa decisione ad un momento di maggiori certezze, legate chiaramente all’andamento delle curva dei contagi. Perché se una cassiera è positiva non si chiude il negozio mentre se si ammala un calciatore tutto il club va in quarantena? Nel calcio ci si tocca, si suda, si ha contatto fisico: nel supermercato non è invece necessario", ha concluso Spadafora.