Il futuro del calcio italiano si deciderà oggi.
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Serie A, Malagò: “Tifo per la ripresa, ma serve piano B. Indispensabile una riforma, svelo perché”
Le dichiarazioni rilasciate dal presidente del CONI, Giovanni Malagò, in merito al futuro dei campionati di calcio italiani a fronte dell'emergenza Coronavirus
Questa mattina avrà luogo il consiglio federale per decretare le sorti delle diverse categorie a fronte dell'emergenza Covid-19. La Serie A e la Serie B, in questi giorni, hanno manifestato la volontà di tornare in campo, mentre per la Serie C e i campionati dilettantistici le probabilità sono nettamente inferiori, se non pressoché nulle. Il protocollo per la ripresa del Cts, infatti, presenterebbe per i club minori notevoli difficoltà di attuazione, sia in termini organizzativi che economici. Inoltre, da discutere una eventuale riforma dei format dei campionati.
Giovanni Malagò, presidente del CONI, in una lunga intervista rilasciata ai microfoni della Gazzetta dello Sport, ha analizzato i temi che verranno ampiamente trattati nel corso del consiglio federale, soffermandosi sulle possibilità di ripresa della Serie A.
"Sono il primo a fare il tifo perché il calcio riprenda. Ma dopo pochi giorni alla parola calcio si è sostituita la parola Serie A. Dilettanti e Lega Pro, hanno capito abbastanza presto che con certe dinamiche di protocollo non erano in condizioni di riprendere. La Serie B ha votato da poco per ricominciare. Da mesi insisto: puntiamo a ripartire ma non essendo possibile fare previsioni di lunga scadenza, viste tutte le variabili esistenti, deve esistere anche un piano B. Non averlo è un errore. Se la curva dei contagi manterrà un indice basso, credo non ci sarà problema a partire un paio di giorni prima (rispetto al 14 maggio, ndr.)".
"Il calcio - aggiunge Malagò - dovrebbe approfittare di ciò che è accaduto per studiare quelle riforme strutturali indispensabili per avere prospettive diverse rispetto alle attuali. Ci sono problemi sotto gli occhi di tutti che vanno risolti. Ora o mai più. Voglio sia chiaro che il CONI ha solo interesse se il calcio, o meglio la Serie A, riesce a risolvere i problemi. Le mie non sono invasioni di campo come qualcuno le ha definite: ho un atteggiamento propositivo, non critico".
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