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Sassuolo, De Zerbi: “Non alleno soldatini. Berardi e Boga via solo in un caso. Ansia da big? Rispondo così”

Le dichiarazioni di Roberto De Zerbi in merito al futuro

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Roberto De Zerbi tra presente e futuro.

Cinque anni da allenatore in Serie A, tante soddisfazioni tolte e gli occhi di alcuni top club puntati addosso. Roberto De Zerbi è uno dei giovani tecnici italiani più promettenti. Il suo nome, in questi giorni, è stato persino accostato al Barcellona. Per adesso, però, la sua testa è soltanto al Sassuolo, squadra che si appresta a guidare per la terza stagione consecutiva. Ad ammetterlo è egli stesso, in un'intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport, in cui allontana il pensiero di trasferirsi in una big.

"Se hai l’ansia di andare a tutti i costi in un top club, è giusto accettare i compromessi. Se invece non c’è quest’ansia, è diverso. E se si riferisce a me, io non ho l’ansia di andare da nessuna parte. Potrei stare al Sassuolo dieci anni, non è scritto da nessuna parte che andrò in un top club. Se ci saranno le condizioni giuste lo farò. Altrimenti no, ma senza problemi. Crescere in classifica per il Sassuolo è difficile, perché dietro ci sono club come Fiorentina, Torino, Bologna e Cagliari che ambiscono anche all’Europa. Ma i margini di miglioramento non mancano: possiamo fare più punti e più gol, incassarne di meno".

A proposito, invece, del suo sistema di gioco: "Finisco il settimo anno in panchina e non c’è un sistema che ho utilizzato più di altri. Mi piace - spiega De Zerbi - il gioco offensivo, ma se sono in vantaggio a tre minuti dalla fine non mi vergogno di buttare la palla in tribuna o difendere a cinque. Tanti opinionisti pensano che io muova i giocatori come le marionette: sbagliato. Ero un 10 anarchico, come potrei farlo? Io cerco di dare una lingua comune alla squadra, ma poi esigo che siano i calciatori a scegliere le parole: la giocata da fare, la soluzione da trovare. Non voglio soldatini. Però mi piace che con uno sguardo due giocatori si intendano. Se poi con uno sguardo si intendono in undici, beh, significa che ho fatto bene il mio lavoro".

Infine, sui giocatori pronti a trasferirsi altrove: "Berardi, Locatelli, Boga, sono tutti pronti per un grande club. Ma vadano solo per essere protagonisti. Accontentarsi di far parte della rosa significherebbe buttare via talento e carriera. Di vita ce n’è una sola e le scelte sono determinanti. Non è vero che il treno passa una volta e basta: se ti impegni, ne passano tanti. Caputo? Parlerò di scommessa vinta quando Ciccio andrà in Nazionale. Allora sarò felice: è il mio giocatore ideale anche caratterialmente. Caputo ha un’intelligenza calcistica fuori dalla norma. Quando si abbassa lo fa con la qualità di un trequartista, quando attacca lo spazio ha un tempismo e una conoscenza dei movimenti incredibili. E non salta un allenamento".