"La cosa che mi è dispiaciuta di più di questa storia è di essere stato uno dei primi del mondo dello sport ad essere accostato a questa storia del coronavirus. Senza neanche essere positivo, tra l’altro".
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Sannino: “In Ungheria isolato perché italiano”. Il tecnico sulla ripresa dei campionati: “Chi si assume la responsabilità?”
"Capisco che il calcio voglia riprendere come lo vogliono fare industrie e aziende, ma come fa? A noi ci tengono a casa, e il calcio che è un gioco di contatto vorrebbe tornare?"
Inizia così la lunga intervista rilasciata ai microfoni de Il Piccolo da Giuseppe Sannino. L'ormai ex tecnico dell’Honved ha raccontato come ha vissuto quelle giornate in cui il suoi nome fece il giro del mondo, dopo la decisione del club ungherese di tenerlo in isolamento: "La società, però, sentendo le notizie ha avuto paura, e visto che venivo dalla zona milanese, mi ha messo in isolamento il 27 febbraio. Bisogna dire che lì il calcio lo vivono in maniera completamente diversa, sono molto più avanti di noi, ci sono strutture avveniristiche: centri sportivi con tanti campi dove all’interno centinaia di ragazzi vivono, giocano e studiano. Per questo i timori erano notevoli. E così mi hanno messo in isolamento, mentre la squadra ha continuato a giocare. E la notizia dell’italiano in quarantena ha fatto il giro del mondo. Non avevo contatti con giocatori o nessuno. Alla fine mi hanno fatto il tampone ed era negativo. Ma il mio vice, che tra l’altro è di Bergamo, vista la situazione ha preferito tornare subito".
Sannino, terminata la prima quarantena era tornato anche in panchina: "Ci siamo qualificati per la semifinale di Coppa, poi abbiamo fatto una partita di campionato a porte chiuse, che per me giocare così è scandaloso. La gente però mi guardava in modo strano essendo italiano, all’inizio eravamo tacciati come untori e mi sono sentito un po’ a disagio. Poi è arrivato il virus anche lì e lo stop al campionato".
Infine, il tecnico campano ha concluso parlando delle tante polemiche relative al possibile ritorno in campo: "La mia idea? Capisco che il calcio voglia riprendere come lo vogliono fare industrie e aziende, ma come fa? A noi ci tengono a casa, e il calcio che è un gioco di contatto vorrebbe tornare? Sento di tenere reclusi i giocatori per due mesi in sorte di villaggi turistici, ma gli altri che girano attorno a una partita che fanno? I cameraman delle tv? Poi la serie A è un discorso, ma B e C? E poi si dovrebbero fare 100 partite in due mesi? Olanda e Belgio hanno già smesso, le nostre leghe cosa vogliono fare? Chi si assume la responsabilità se si parte e si trova uno positivo? Mi auguro che davanti a un evento del genere che ci ha tolto anche la libertà, il Governo decida che i campionati si fermino e le posizioni restino quelle attuali. Può capitare un’eccezione, no? E questo è un evento eccezionale che non dipende dall’uomo. Quindi si finisca così e si prepari il prossimo anno nel miglior modo possibile, perché col virus ci sarà da convivere", ha concluso Sannino.
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