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Perinetti-Mediagol: “Stop al calcio per il Coronavirus? Rispondo così. Rischiano tutti i lavoratori, bisogna pensare alle conseguenze…”

L'intervista esclusiva concessa dall'ex Dg del Genoa, Giorgio Perinetti alla redazione di Mediagol.it sull'emergenza Coronavirus nel mondo del calcio

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L'emergenza sanitaria mondiale legata alla diffusione del Coronavirus sta sconvolgendo equilibri e dinamiche anche in seno al mondo dello Sport. Tutta la società civile è in comprensibile apprensione, il mondo del calcio è in subbuglio ed il governo ha emanato un decreto contenenti misure di prevenzione e norme comportamentali rigide ed inequivocabili, che tutti dovrebbero rispettare per tutelare la propria salute e quella dell'intera comunità. Numerose le correnti di pensiero in seno alle varie istituzioni del panorama calcistico nazionale, Figc, Leghe professionistiche e dilettantistiche, Associazione Italiana Calciatori. Ai provvedimenti iniqui e difformi dei giorni scorsi, con alcune gare rinviate, altre disputate regolarmente, altre ancora a porte chiuse, potrebbe seguire a breve una decisione categorica e uniforme, ovvero lo stop a tutti i campionati, Serie A in testa,  fino a data destinarsi in subordine all'evoluzione del contagio sul territorio nazionale. In merito alla spinosa questione, l'ex Responsabile dell'area tecnica del Palermo nonché ex Dg del Genoa, Giorgio Perinetti, si è prodotto in una minuziosa disamina nel corso di un'intervista esclusiva concessa alla redazione di Mediagol.it.   

"Emergenza Coronavirus? Le istituzioni del mondo del calcio stanno seguendo le direttive del governo, che poi ci siano diverse opinioni ci sta, ma bisogna attenersi a quelli che sono i decreti in materia di prevenzione sanitaria. Fino a oggi è stato possibile giocare in virtù di un decreto, poi vedremo cosa accadrà dopo. C'è stata una segnalazione da parte dell'associazione calciatori, in appoggio anche del Ministro dello Sport che aveva pensato di sospendere la gara tra Parma e Spal anche se bisognava pensarci prima e non alle 12,25. Il discorso è molto delicato e credo vada affrontato in maniera seria, la Lega Serie A si è preparata bene anche con sette saggi che sono chiamati a determinare le percentuali e le probabilità di rischio contagio che ormai riguarda tutta Italia a causa del propagarsi del virus. Il calcio e i calciatori sono a rischio, come tantissimi altri lavoratori che si presentano quotidianamente e regolarmente a lavoro, fermare il calcio potrebbe essere un segnale forte perché i calciatori corrono gli stessi rischi di tutti coloro che ogni mattina si recano a svolgere il proprio dovere con retribuzioni e gratifiche certamente differenti. È tutto rischio ed è tutto difficile, bisogna usare buon senso e vedere serenamente cosa si può fare. In questo momento siamo sotto attacco da un nemico micidiale, tutte le categorie sono a rischio, quindi o fermiamo tutto, oppure ragioniamo seriamente su cosa si può fermare e cosa no. Stop a tempo indeterminato e possibile annullamento dell'Europeo? Euro 2020 è sotto la giurisdizione sportiva di altri organi preposti, le opinioni sono differenti anche da calciatore a calciatore. Leggo, ad esempio, di Nainggolan che confessa di voler giocar,e al contrario di Petagna che vorrebbe che il campionato si stoppasse. Nessuno ha ragione e tutti hanno ragione. Non ho capito cosa significa fermarsi due settimane o un mese, non credo che questa situazioni sia gestibile andando a quindici giorni alla volta, penso che il pensiero e la valutazione da fare debbano essere  più profondi e strutturali. A questo punto bisognerebbe dire  'Fermiamo il calcio' e vedere poi cosa accade, ci sono anche situazioni esterne concernenti le società di calcio. Non so che tipo di ricaduta potrebbe avere l'annullamento di un campionato sul sistema calcio, ma la salute prima di tutto. Se si dirà 'fermiamoci' dovremo essere consapevoli che ci saranno delle conseguenze difficilmente affrontabili a livello di equilibrio e sopravvivenza del sistema. Il calcio non è formato solo da quattro o cinque giocatori ricchi e famosi  ma anche da 1800  calciatori di Lega Pro, il che sta a significare 1800 famiglie, con stipendi che ovviamente consentono di vivere dignitosamente. Il calcio è una delle industrie più importanti del paese, se si deve arrivare a fermarlo vuol dire che ci sono le motivazioni gravi e prioritarie per farlo e che la situazione è straordinaria e non può farsene a meno. Questo potrebbe significare dare una mazzata terribile a un sistema che non so poi come si potrà reggere. Il Coronavirus è un nemico subdolo che affrontiamo e non conosciamo, una piaga difficilmente gestibile che al momento ci sta decimando.