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Pergolizzi: “Quando finirà l’emergenza saremo più forti. Allenamenti? La differenza tra Serie A e serie minori…”

"Quanto tempo servirà per considerare finita l'emergenza non lo so, ma mi preoccupa quello che lascerà fisicamente e mentalmente"

Mediagol92

"Fino a un mese fa poteva sembrare lo scenario di un film di fantascienza il nostro pensiero era rivolto al campionato e alle ultime otto partite. E invece è tutto vero e sta cambiando il modo di vivere e di pensare di tutti".

Inizia così la lunga intervista rilasciata ai microfoni de La Repubblica da Rosario Pergolizzi. L'allenatore del Palermo ha commentato l'attuale situazione che sta vivendo l'intera popolazione mondiale, messa in ginocchio dal virus Covid-19: "Non sono un medico e devo solo fidarmi delle notizie che leggo, ma penso che cambieremo le nostre abitudini, il rapporto con le persone e la vita di tutti i gironi. Quanto tempo servirà per considerare finita l'emergenza non lo so, ma mi preoccupa quello che lascerà fisicamente e mentalmente sia fra le persone più grandi che fra i ragazzi che non hanno mai vissuto nulla di simile".

La crisi sanitaria e le numerose misure restrittive atte a debellare il coronavirus secondo il tecnico rosanero cambieranno le abitudini di tutti: "Darsi una mano, anche con una parola di conforto, non manca adesso e non mancherà dopo. Anche noi palermitani che ci baciamo trenta volte al giorno continueremo a farlo. Penso che se saremo bravi, faremo tesoro di quello che stiamo vivendo, cambierà il modo di pensare e di vedere le cose. Ci renderà più forti, daremo più valore alle cose importanti e penseremo anche agli altri e non solo a noi stessi".

Pergolizzi, nonostante sia palermitano, ha la famiglia che vive ad Ascoli: "Ci sentiamo tutti i giorni, nel primo periodo era più facile. Adesso la lontananza si sente, ti indebolisce mentalmente, ti toglie forza e ti dà pensieri in più. Io non ho più i miei genitori, ma i genitori di mia moglie sono anziani e lei è molto preoccupata. Mi piacerebbe essere fisicamente con lei e i miei figli. Dobbiamo essere forti".

In questi giorni i calciatori continuano a lavorare da casa attraverso delle video-lezioni: "Parlo con i ragazzi tutti i giorni, ho a che fare con professionisti anche se siamo in serie D. La differenza nel calcio fra serie A e serie minori è solo economica. Gran parte dei giocatori, soprattutto al sud, vive di calcio. Una cosa è lavorare sul campo, un'altra è a casa senza una guida che ti spinge a migliorare. Diamo programmi, hanno attrezzi e tutto quello che serve, ma perdi tutto il resto che è la vita di campo".