Due anime in seno alla stessa società.
serie d
Palermo, Mirri-Di Piazza e le ragioni della discordia: i nodi Sagramola e Paparesta, l’esposizione mediatica e i dissapori…
Le dimissioni di Tony Di Piazza dalla carica di vicepresidente del Palermo hanno fatto luce sulle numerose divergenze tra l'italo-americano e Dario Mirri
Dal binomio imprenditoriale composto da Dario Mirri e Tony Di Piazza nacque l'estate scorsa Hera Hora Srl, soggetto giuridico che venne giudicato avente tutti i requisiti richiesti per rilevare il titolo sportivo del Palermo dall'apposita commissione costituita dall'amministrazione comunale in sede di avviso pubblico. Dopo l'infausta fine dell'era Arkus Network in Viale del Fante, l'anno zero del club rosanero fu caratterizzato dall'avvento al timone dell'SSD Palermo dell'inedito connubio tra il noto imprenditore pubblicitario e il facoltoso immobiliarista italo-americano. Le quote del club erano in origine, e sono tuttora, così ripartite, il 50% di proprietà della Damir, azienda di famiglia del presidente rosanero, il 10% detenute dallo stesso Dario Mirri, il restante 40% appartenenti a Di Piazza il quale assumeva la carica di vicepresidente. Asset dirigenziale con Sagramola nel ruolo fattivo di profilo plenipotenziario in ambito gestionale e amministrativo, con potere di determinare e sovrintendere anche l'area tecnica guidata dal fido direttore sportivo, Renzo Castagnini. Entusiasmo, senso di appartenenza, radici ed attaccamento ai colori sociali ed al territorio come principi cardine ed elementi trainanti della nuova filosofia societaria. Entità del capitale deliberato e sottoscritto nitidamente definiti, budget da investire e termini temporali del progetto tecnico-societario palesati nel dettaglio. L'ambizione fisiologica di riportare il Palermo subito nell'universo del calcio professionistico allestendo un organico in grado di dominare il campionato di Serie D, valorizzando contestualmente il settore giovanile, ricostituendo una simbiosi di vedute e sentimenti con il proprio pubblico, sviluppando area marketing e appeal del nuovo brand del club su scala mondiale.
Tutto chiaro in sede di presentazione, una grande voglia di ripartire di slancio e muovere i primi spediti passi di una ripida ma affascinante scalata. I tempi ristretti in sede di calciomercato e preparazione estiva, le incognite legate ad una realtà come quella dilettantistica di cui si aveva oggettivamente una conoscenza superficiale e relativa.
Bravi Sagramola e Castagnini a comporre il mosaico idoneo al perseguimento dell'obiettivo, bravo Pergolizzi a condurre in porto una nave che viaggiava a velocità di crociera ben diversa rispetto alle antagoniste. Encomiabili staff tecnico e calciatori nel portare a termine la missione nonostante criticità, pressioni e zavorre psicologiche di varia matrice. La partenza entusiasmante, il calo fisiologico, qualche strappo ed altrettanti mugugni per una capolista capace sì di vincere. ma raramente di incantare e convincere. Il fiato sul collo del Savoia, la forza, con carattere, coesione e personalità, di rialzare la testa e tornare a correre forte, ricacciando indietro il temibile club campano. L'incubo Covid-19, lo sport che si ferma come l'incedere della vita, funestata e stravolta da una pandemia che ha mietuto vittime, dolore e paura. La promozione sancita dal Consiglio Federale e dalla delibera della LND, la separazione, con tanto di prevedibili diversità di opinioni, con il tecnico Pergolizzi. Tutto abbastanza nella logica delle cose per chi aveva fiutato l'aria ed il senso implicito di alcuni passaggi topici della stagione rosanero. Così come non ha destato particolare stupore la fragorosa rottura tra Dario Mirri e Tony Di Piazza, culminata nelle dimissioni di quest'ultimo dalla carica di vicepresidente, con tanto di post sul proprio account Facebook in cui venivano esplicitate le ragioni del contendere.
Ruolo e peso specifico di Gianluca Paparesta, profilo fiduciario in loco dell'immobiliarista americano, hanno costituito, fin dai primi approcci tra i due imprenditori, oggetto di profonda divergenza. Di Piazza avrebbe auspicato un coinvolgimento in sede strategica e operativa ben più consistente del suo dirigente di riferimento, desiderio che cozzava inevitabilmente con l'assoluta centralità di Rinaldo Sagramola nella gestione di tutti i comparti in seno al club di Viale del Fante. Il confinamento ai margini dell'asset dirigenziale dell'ex arbitro pugliese, nominato direttore operativo senza mai chiarirne di fatto reali responsabilità e mansioni, è stato fin dai primi passi del nuovo Palermo motivo di profonda insofferenza da parte dell'immobiliarista italo-americano. Al netto delle dichiarazioni di prassi, Dario Mirri ha affidato da subito le chiavi del club rosanero all'amministratore delegato ex Vicenza, Brescia e Sampdoria, il quale ha costantemente dettato la linea di concerto con l'azionista di maggioranza, assumendosi in toto le responsabilità di ogni decisione importante, seppur sviluppata e condivisa con i componenti dell'area tecnica e del suo team di lavoro manageriale. Fiducia e pieni poteri a Rinaldo Sagramola, scelta che alla luce dei risultati si è al momento vincente ma che ha tracciato una crepa difficilmente sanabile nei rapporti tra il presidente rosanero e Tony Di Piazza. Spesso allo scuro in merito a mosse ed intendimenti del club di cui apprendeva modalità e sostanza dai media, Di Piazza avrebbe progressivamente maturato l'idea di compiere un passo indietro nel corso della stagione se le cose non fossero radicalmente cambiate. Qualche chiamata ai calciatori più rappresentativi, nonché ad alcuni esponenti istituzionali del mondo del calcio, da parte del vicepresidente rosanero, avrebbe creato momenti di imbarazzo e tensione tra le due anime, che hanno convissuto con non poca fatica e reciproca insofferenza nel corso di un'annata trionfale in campo ma molto travagliata oltre i confini del rettangolo verde. Fervore ed attivismo sui social ed esposizione mediatica costante dell'imprenditore italo-americano non sarebbero state gradite, per usare un eufemismo, dal duo Mirri-Sagramola acuendo ulteriormente le distanze. Divergenze di pensiero trasversali, in termini di strategia comunicativa e di marketing, che lasciavano presagire un'inevitabile rottura tra le parti. Di Piazza ha masticato amaro, facendo buon viso a cattivo gioco a campionato in corso per ragion di causa. Quindi la decisione di rompere gli indugi ed inviare la lettera di dimissioni ben prima del recente CdA. Dimissioni accettate senza battere ciglio dall'azionista di maggioranza che non ha ritenuto opportuno effettuare nessun tentativo informale al fine di dissuadere l'ex vicepresidente dalla sua decisione di compiere un passo indietro. Allo stato attuale, Di Piazza resta in carica in seno al club nelle vesti di consigliere, un chiaro passaggio transitorio in attesa di individuare un soggetto interessato a rilevare le sue quote ed uscire definitivamente di scena. Sempre che non vi siano ulteriori strascichi ed una coda al veleno nel concertare le modalità di separazione tra le parti in causa. Non certo lo scenario migliore per coniare linee guida e strategia in vista della prossima stagione in cui il Palermo sarà chiamato a compiere scelte focali e delicate, oltre ad investimenti ben più ingenti, se vorrà realmente recitare un ruolo da protagonista in Serie C.
© RIPRODUZIONE RISERVATA