"Per non rischiare di frenare la risalita del Palermo, questa querelle societaria deve trovare una soluzione rapida".
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Palermo, la resa dei conti tra Mirri e Di Piazza: l’assemblea del 9 giugno, la promozione in Serie C e il futuro del club rosanero
I due proprietari del club di viale del Fante stanno vivendo un periodo di tensione, il prossimo faccia a faccia tra meno di una settimana
Apre così l'edizione odierna de Il Corriere dello Sport parlando dei dissidi interni in casa rosanero tra il presidente Dario Mirri e l'imprenditore italo-americano, Tony Di Piazza. Quest'ultimo lo scorso 26 maggio si è dimesso dalla carica di vicepresidente annunciando di voler mettere in vendita le proprie quote (40%). Una scelta, a detta dello stesso Di Piazza, maturata dopo diverse incomprensioni che non gli hanno permesso di svolgere il suo lavoro.
"Non ci sono molte opzioni, o uno dei soci liquida l'altro diventando padrone al 100% del club, oppure i toni si abbassano e si trova un modus vivendi che consenta alla squadra di proseguire un percorso costruttivo", si legge. Le tensioni tra i due, infatti, sicuramente non portano a nulla di buono per nessuno dei contendenti e non si deve giungere al punto che a farne le spese sia proprio il Palermo.
Una situazione sicuramente delicata e il 9 giugno ci sarà un nuovo faccia a faccia tra Mirri e Di Piazza, nel corso dell'assemblea dei soci dell'SSD Palermo: "Ma acuire le differenze rallenterà soltanto un processo di crescita che era già iniziato. Inoltre sui dissidi, si innescano inevitabilmente una serie di illazioni (Tacopina, Ferrero, o manovre occulte di ogni tipo) che al momento non trovano riscontro e intorbidiscono ancora di più le acque".
All'ordine del giorno nell'assemblea ci sono tutti i punti da chiarire tra i due, una vera e propria resa dei conti che verrà fatta, tra l'altro, all'indomani della probabile promozione ufficiale in Serie C dei rosanero, attesa per giorno 8 giugno, quando si riunirà il Consiglio federale della Figc: "Ed è pesante dovere contenere la gioia per la vittoria non tanto per gli esiti della pandemia, ma per i dispetti interni fra dirigenti",conclude il quotidiano.
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