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Palermo, la questione Bamba: mai pagati 330 mila euro, arriva anche la penalizzazione

PALERMO, ITALY - AUGUST 26:  Souleymane Bamba (R) poses with Andrea Cardinaletti, CEO of Palermo, during his presentation as new player of US Citta di Palermo at Tenente Carmelo Onorato sport centre on August 26, 2014 in Palermo, Italy.  (Photo by Tullio M. Puglia/Getty Images)

Il Tribunale Federale inibisce Daniela De Angeli per quattro mesi: il -1 inflitto all'attuale club non sarà ereditato dalla nuova squadra

Mediagol97

Una partita, per giunta disastrosa, e una richiesta da 330 mila euro. Il Palermo non ha saldato tale compenso al procuratore di Sol Bamba, meteora del mercato estivo della stagione 2014/15, e il Tribunale federale nazionale (Tfn) non ha avuto pietà dei rosa

Queste le parole con cui l'edizione odierna de Il Giornale di Sicilia introduce il tema relativo alla questione Bamba: quattro mesi d'inibizione per Daniela De Angeli e penalizzazione di un punto per il club di viale del Fante da scontare nella prossima stagione sportiva.

Se il verdetto della Covisoc dovesse essere infine confermato pure dal Consiglio federale, l'attuale società siciliana potrebbe scontare la sanzione in Terza Categoria, sempre che non intervenga il fallimento con un'istanza che verrà presentata a breve dai giocatori, facendo così decadere anche la pena. Il Palermo che nascerà a seguito del bando comunale, infatti, non ereditando la matricola dell'U.S. Città di Palermo, non si farebbe carico di alcuna sanzione o sentenza della giustizia sportiva relativa alla vecchia società:

"Il -1 inflitto dal Tfn è infatti «da scontarsi nel caso in cui la società si iscriva ad un campionato organizzato dalla Figc» nella stagione 2019/20. Un'eventuale conferma del parere della Covisoc, invece, comporterebbe una mancata iscrizione del Palermo e di conseguenza decadrebbe anche la sanzione, dato che la neonata società da iscrivere in Serie D avrà un'altra matricola e sarà registrata come un soggetto differente rispetto al Palermo che fino alla scorsa stagione ha militato in Serie B. Il deferimento è giunto a titolo di responsabilità diretta «per il comportamento posto in essere dal proprio presidente», che non ha corrisposto «l'importo di euro 330 mila euro oltre agli interessi e spese legali, contrattualmente previsto a titolo di commissione» alla Sport Cover Sarl, che ha curato il trasferimento di Bamba".

Che il pagamento fosse dovuto lo ha stabilito il 14 settembre del 2016 il Tas di Losanna e successivamente è stato dichiarato efficace anche dalla Corte d'appello il 10 aprile del 2018, venendo notificato al club rosa sei mesi dopo. Secondo il giudice sarebbe "pacifico e incontestato" che il loro arbitrale del tribunale svizzero condanni il Palermo Calcio a saldare quanto dovuto alla società che cura gli interessi del difensore centrale ivoriano, ceduto dopo soli sei mesi passati in Sicilia con una sola (negativa, in termini di prestazione) presenza in trasferta contro il Napoli.

Come il club siciliano "non abbia adempiuto a quanto disposto" - riporta stamani il noto quotidiano regionale - parrebbe ancora più evidente in seguito alla sentenza della Corte d'appello, che circa un anno fa dichiarò efficace il loro arbitrale in Italia. Sia il Palermo Calcio che il suo presidente, dunque, avrebbero avuto "piena contezza dell'obbligo di corrispondere la somma indicata" ma sarebbe evidente che "nulla abbiano fatto per adempiervi". Un caso comune a molti altri procuratori, i quali negli ultimi mesi hanno promosso diverse azioni legali per pignorare i crediti del club di Viale del Fante:

"Il collegio presieduto da Cesare Mastrocola non ha trovato fondamento nelle memoria difensive del club, confermando la richiesta della Procura Figc dello scorso 5 giugno, ovvero la penalizzazione di un punto in classifica per la prossima stagione, specificando pure la necessità dell'afflittività della sanzione. Pena lievemente ridotta, invece, per la De Angeli, deferita in quanto presidente del consiglio di amministrazione e legale rappresentante pro tempore del club rosanero. La Procura ha chiesto per la dirigente sei mesi di inibizione, il giudice si è limitato ad infliggerne quattro".

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