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Ceccaroni a Mediagol: “Palermo, puoi diventare meraviglioso. Avena top, quel boato del Barbera…”
Solidità, esperienza, leadership silenziosa, intelligenza tattica e presenza fisica importante. Pietro Ceccaroni rappresenta una delle certezze della retroguardia rosanero, un punto di riferimento dentro e fuori dal campo per compagni e tifosi. Giunto alla sua terza stagione con la maglia del Palermo, il centrale difensivo ex Venezia si è affermato come elemento cardine nello scacchiere del club targato City Football Group, contribuendo in maniera determinante alla crescita del gruppo e alla compattezza del reparto arretrato. Di seguito le dichiarazioni rilasciate da Pietro Ceccaroni nel corso dell’intervista esclusiva concessa alla redazione di Mediagol.it, direttamente dal ritiro estivo di Chatillon:
“Che rapporto ho con la porta avversaria? Non è proprio il mio ruolo, quindi quando mi trovo lì non è sempre facile concretizzare le azioni, però come ho detto prima il calcio moderno richiede tanto movimento e anche i difensori devono saper arrivare in zona offensiva ed essere pericolosi e quindi mi sto allenando anche per quello, per farmi trovare pronto. Un gol a cui sono particolarmente legato? Il gol che mi è piaciuto di più, e che forse ricordo meglio, è il primo segnato al Barbera contro il Sudtirol lo scorso anno, il boato del Barbera al gol del pareggio è stato molto bello e molto emozionante. Che impatto hanno avuto i nuovi acquisti e come si stanno integrando? Sicuramente la società ha fatto investimenti molto importanti, perché sono arrivati giocatori di livello assoluto: alcuni provenienti dalla Serie A, altri come Palumbo, che in Serie B ha disputato un campionato di altissimo livello. Di conseguenza, sappiamo che il livello si è alzato, così come quello degli allenamenti. I nuovi si sono integrati molto bene, sono tutti dei bravi ragazzi, cerchiamo di dargli una mano a fargli capire il nostro gruppo, fargli capire quello che poi li aspetterà a Palermo. Con chi ho condiviso la stanza in ritiro? Federico Di Francesco. Siamo ormai una coppia fissa, ho la fortuna di giocare con lui da due anni e mezzo e questo è il bello del calcio: riesci a trovare amici che, anche se li conosci da poco, ti sembra di conoscere da una vita. Condividi davvero tutto con loro, ed è una cosa molto bella. Spero di poterci rimanere a lungo perché è una di quelle persone nel calcio che poi rimarrà per tutta la vita. Tra i più giovani chi mi ha colpito maggiormente per atteggiamento e qualità? Tra i giovani saliti dalla Primavera, mi piace molto Pietro (Avena, ndr.) perché interpreta bene il mio stesso ruolo, in linea con il calcio moderno: gli piace giocare la palla, muoversi, è molto applicato e ha tanta voglia di imparare. È ancora giovane, ma potrà sicuramente dire la sua. Sono più un leader comunicativo o silenzioso? Non so, questo bisogna chiedere agli altri, non mi piace parlare tantissimo, soprattutto durante le partite sono uno che pensa più a giocare, quindi forse più leader silenzioso direi. Se potessi parlare al Pietro di 15 anni fa cosa gli direi? Intanto gli direi di continuare a fare quello che ha sempre fatto: divertirsi, impegnarsi in tutto ciò che fa, come mi hanno insegnato i miei genitori fin da piccolo. Gli direi di seguire lo stesso percorso, perché anche gli sbagli vanno fatti: fanno parte della crescita, nel calcio come nella vita, e ti aiutano a diventare un uomo migliore. Un aggettivo per descrivere il Palermo che sta nascendo, mister Inzaghi e me stesso? Direi che Inzaghi è passionale. Il Palermo che sta nascendo? Non vorrei sbilanciarmi troppo, ma penso possa diventare una squadra meravigliosa. Per quanto riguarda me, con un solo aggettivo direi: preciso. Anche qui, senza sbilanciarmi. Speriamo di riuscire a vedere il Barbera sempre pieno, perché significherebbe che siamo stati capaci di trascinare i tifosi e averli sempre al nostro fianco. Questo è il bello che Palermo ti sa regalare. Ma sappiamo bene che spetta a noi dare l’esempio, trascinarli e portarli con noi”.
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