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Palermo, Arcoleo: “Le due finali di Coppa Italia ferite ancora aperte. Per un palermitano è difficile indossare il rosanero”

Palermo, Arcoleo: “Le due finali di Coppa Italia ferite ancora aperte. Per un palermitano è difficile indossare il rosanero”

Le parole dell'ex allenatore dI Palermo e Trapani

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La storia di Ignazio Arcoleo è legata in modo indissolubile con il Palermo.

Il tecnico 73enne, anni compiuti proprio nel mese in corso, durante la propria carriera ha indossato per ben 221 volte la maglia rosanero diventando così il calciatore con più presenze in assoluto. Lo stesso Arcoleo ha anche giocato le due finali di Coppa Italia del 1974 e 1979, due totali delusioni che hanno lasciato un segno. L'ex allenatore anche del Trapani, nel corso dell'intervista concessa a 'Il Giornale di Sicilia', ha dichiarato quanto segue. Eccone un estratto.

"Finali di Coppa Italia due ferite ancora aperte, sono stati i momenti più tristi della mia carriera da calciatore del Palermo. Sono diventato allenatore a Mazara. Il presidente Di Giovanni mi chiese di andare a vedere la squadra in ritiro a Enna. Trovai solo otto calciatori e ci restai male. Ma il dirigente Enzo Ingargiola mi disse una cosa che non ho più dimenticato: 'Lei è un comandante, per andare a Ustica non ci vuole un transatlantico, a lei basta una barchetta. Noi siamo la barchetta, Ustica è la salvezza. Non è facile per un palermitano indossare la maglia rosanero? È vero. Anche per questo da giovane mi sono tenuto un’altra strada aperta. Mi ero diplomato al Nautico, sapevo fare il punto nave con le stelle e usare il sestante. Il calcio mi ha dato tutto, giocare con la maglia rosanero mi ha riempito d’orgoglio ma per un palermitano è difficile giocare nel Palermo. Palermo dei picciotti? Per me fu un grande orgoglio, perché il Palermo non mi aveva ancora tenuto in considerazione come tecnico. Portai subito le mie idee e i giocatori palermitani che avevo avuto a Trapani come Vasari e Galeoto. La coesione del gruppo fu fondamentale, i più esperti come Berti e Iachini si integrarono immediatamente. Dicevo che volevo un calcio fatto di amore e sacrificio".