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Palermo, ancora guai per Zamparini ed Arkus: “Artifizi per salvare il club, i Tuttolomondo versarono solo 800 mila euro”

Oggi l'udienza per l'istanza fallimentare: la relazione dell'ispettore nominato dal Tribunale evidenzia i buchi del vecchio club rosanero. I dettagli

Mediagol97

Un crac all'orizzonte, con tre anni di ritardo

Si apre così l'edizione odierna de Il Giornale di Sicilia, che riferisce come "il vecchio Palermo" dovesse chiudere i battenti "almeno dal 30 giugno 2016", avendo un buco da 21,56 milioni di euro e che "le illecite condotte degli amministratori" avrebbero causato dei danni per non meno di 16 milioni di euro. Il commercialista Giovanni La Croce, nominato dal Tribunale palermitano lo scorso 15 luglio per un'ispezione sui conti della società di Viale del Fante, non mostra di possedere dubbi: "Non esiste altro rimedio che il fallimento".

Ventisette pagine che gravano sulle spalle degli ex patron Maurizio ZampariniTuttolomondo, quelle della relazione preliminare stilata da La Croce e che avrebbe dovuto depositare entro il 30 novembre. Il commercialista ha però preferito accelerare i tempi "in considerazione della gravità delle irregolarità riscontrate" e del deposito "di ben nove istanze di fallimento". Non soltanto quella presentata dai pm, per la quale oggi si terrà la prima udienza, ma anche quelle dei calciatori e degli altri creditori. Una velocità che è stata giustificata per permettere "una tempestiva trasmissione dell’esito dell’ispezione sia alla Procura della Repubblica, sia al Tribunale fallimentare".

Se non vi è un'alternativa al fallimento, Zamparini rischia di andare incontro alla bancarotta fraudolenta per "la violazione della par condicio creditorum". Questo sarebbe lo scenario ipotizzato dall'ispettore, riferendosi alla questione Dybala: "Il Palermo aveva un debito da 7,5 milioni nei confronti della Pencil Hill Limited di Mascardi e nel gennaio 2018 un'altra società di Zamparini, la svizzera Std, si dichiara «cessionaria del suddetto credito» ma «agli atti non è stata reperita alcuna documentazione che comprovi l'acquisto del credito da parte di Pencil Hill» e non vi sono certezze sull'effettivo pagamento da parte di Std, che ha ceduto il credito ad Alyssa".

Un credito che sarebbe stato posto in parziale compensazione con il famoso debito da 40 milioni di euro verso il Palermo, ma l'operazione "è realizzata in un momento in cui era ancora pendente la precedente istruttoria fallimentare", vale a dire aver violato la par condicio creditorum, avendo in sostanza privilegiato un creditore in una situazione che non lo permetteva. Le irregolarità sul fronte Alyssa, però, non si limitano a questo: tra marzo e giugno del 2018, infatti, Zamparini ha concesso al club finanziamenti fruttiferi per 5,7 milioni al tasso del 2% con scadenza trimestrale e sei giorni dopo l'erogazione dell'ultimo finanziamento; il credito che l'imprenditore friulano vantava nei confronti del club rosaneroè stato poi ceduto ad Alyssa, che ha a sua volta compensato.

Secondo quanto affermato da La Croce, "si tratta di una grave irregolarità" poiché il credito "non era liquido ed esigibile" in quanto i vari finanziamenti (che in tutto sono sei) sarebbero configurabili come "crediti postergati", esigibili solo una volta venute meno "le condizioni di squilibrio finanziario". In buona sostanza, non trattandosi di un credito esigibile, Alyssa non poteva utilizzarlo per compensare i 5,7 milioni di debito dai 40 complessivi dovuti al club di Viale del Fante. Ma non è finita qui, perché l'ispettore ne ha anche per Tuttolomondo:

"«Gli amministratori in carica - si legge nella relazione - non si sono attivati per recuperare da Alyssa o Gasda i 5,7 milioni della indebita compensazione». Una carezza, rispetto a quanto viene riservato ad Arkus Network nelle pagine successive: «Non è da escludere che il vero obiettivo dell'acquisizione» del club rosanero «fosse quello di utilizzare la cassa derivante dalla quota di diritti televisivi» per tamponare «un'insolvenza di tutto il Gruppo Arkus». Peccato che per godere di quei diritti sarebbe stato necessario iscriversi al campionato, cosa che il vecchio Palermo ha provato a fare «tramite artifizi e falsità»".

Durante l'ultimo giorno utile per ottenere la licenza, il Palermo segnala dei finanziamenti da parte di Sporting Network "per oltre 10 milioni di euro", comprensivi però di crediti definiti "inesistenti" da La Croce. Come quello di Itec Group per 4,1 milioni, già contestato dalla Covisoc, che era andato a sostituire quello rilevato da Tecnosystem dopo che il precedente presidente del collegio sindacale Alessio Trinchera aveva rilevato "una serie di incongruenze e probabili falsità".

A seguito di altre indagini svolte da La Croce, emerge come Group Itec fosse inattiva dal 2008 e dall'ultimo bilancio depositato al 31/12/2017 non risultasse alcun credito d'imposta. Alla richiesta di ottenere la totalità dei documenti relativi all'operazione, inoltre, viene avvisato dalla De Angeli della verifica fiscale in corso e i funzionari che stanno svolgendo tale verifica confermano all'ispettore i sospetti "sull'inesistenza sia del ramo d'azienda, sia del credito fiscale". Tolte dall'equazione le "compensazioni fittizie", i bonifici non eseguiti per mancanza di fondi e quelli ai creditori non risultanti dalla contabilità societaria, Tuttolomondo avrebbe immesso nelle casse del club di Viale del Fante solamente 811 mila euro o, come sottolineato nella relazione, "più verosimilmente 634.711 euro":

"La cifra che risulta nei documenti contabili che la società ha messo a disposizione dell'ispettore, che lamenta infatti «l'assoluta mancanza di collaborazione» e «il continuo ricorso all'utilizzo di documenti e atti di cui era già stata smascherata la falsità». Condotte che si sono concretate «in raggiri continuati in danno dell'U.S. Città di Palermo, dei suoi creditori, di Figc, Covisoc e della medesima ispezione», con danni stimabili «in non meno di 16,6 milioni di euro»".