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Mourinho: “Inter? Vi racconto quando firmai il contratto. Al Chelsea ho rischiato di morire, ecco perchè…”

Mourinho: “Inter? Vi racconto quando firmai il contratto. Al Chelsea ho rischiato di morire, ecco perchè…”

Lo Special One, José Mourinho, si racconta tra aneddoti e curiosi retroscena

Mediagol40

A tutto Josè Mourinho.

In questa nuova carriera da opinionista tv per beInSports, l'ex tecnico del Manchester United, si è raccontato da aneddoti e colpi di scena. Tra i tanti temi trattati lo Special One, è tornato a parlare del suo passato, soffermandosi sul suo arrivo in nerazzurro, concordato con l’allora presidente Massimo Moratti.

"Il mio arrivo all’Inter, è stato perfetto: ho lasciato il Chelsea tra novembre e dicembre, a febbraio ho firmato il mio contratto con l’Inter e fino a giugno ho studiato tutto. In quattro mesi ho imparato la lingua italiana, che è ancora la lingua che parlo meglio a parte il portoghese, e mi sono informato su tutto quello che riguardava il club, gli avversari e il campionato. Dunque, anche adesso farò così: mi preparerò alla prossima esperienza, che dovrà però farmi davvero felice. Futuro in Premier o all’estero? Non lo so, dipende. Come dico sempre, bisogna analizzare tanti fattori. Non mi piace parlare di queste cose, ma ho già rifiutato tre offerte, perché non sentivo che era arrivato il momento".

Un paragone tra Serie ALiga e Premier League"Il campionato italiano è meno competitivo, perché c’è la Juventus che vince il campionato a settembre e tre-quattro squadre che lottano per il secondo posto. Quest’anno potrebbe arrivare seconda l’Inter, l’anno scorso il Napoli, di solito c’è anche la Roma. Quando c’ero io, era molto più difficile, dato che c’erano più squadre in grado di lottare per vincere. In Spagna è diverso: perdere punti contro squadre di bassa classifica è un delitto, perché per vincere il titolo sai che hai bisogno di 100 punti. Se pareggi e il Barcellona vince, sai che perderai il titolo, quindi c’è tantissima pressione. E la Premier è più competitiva, ma sta diventando più prevedibile. Prima dell’inizio del campionato avrei scommesso su una lotta fra City e Liverpool. Da quando ho lasciato la Premier, cerco di seguire altri campionati in giro per l’Europa, lontani dalle mie solite abitudini. Ma rimane un campionato molto competitivo, pieno di aspettative in giro per il mondo e davvero spettacolare. La gente la ama".

Sull'avventura al Chelsea: "Custodisco bei ricordi. Come, per esempio, quando si giocava Chelsea-Bayern Monaco, una match troppo importante di Champions League. Avevo bisogno di incontrare i miei ragazzi prima della partita, così sono andato negli spogliatoi a mezzogiorno e la partita era alle sette, ci sono rimasto per un po’ di ore fino all’arrivo dei miei giocatori. Il problema consisteva nel non farmi beccare dai delegati UEFA, così entrai nella cesta dei panni sporchi, quella grande di metallo. Il magazziniere mi coprì lasciandomi il coperchio un po’ aperto, così che potessi respirare almeno un po’. Ma, usciti dallo spogliatoio, incontrammo i tizi dell’UEFA intenti a cercarmi. Così il magazziniere chiuse la cesta, non permettendomi di respirare. Quando la riaprì, stavo letteralmente soffocando. Dico sul serio, rischiai davvero di morire, giuro".

Chiosa finale su Paul Pogba: "Non ho mai litigato con giocatori come Modric, Zanetti, Materazzi e tanti altri. Oggi, nella formazione dei giocatori, non puoi essere lasciato solo. E’ come in una famiglia. Se è sempre il padre che educa, i figli finiscono per amare solo la madre e odiare il padre".