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l'intervista

Morte Vialli, Mancini e l’ultimo abbraccio il 29 dicembre: “Leone fino alla fine…”

Italia
Il ct della Nazionale, Roberto Mancini, ricorda l'amico fraterno Gianluca Vialli

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Grave lutto nel mondo del calcio: nella giornata di ieri è morto Gianluca Vialli. L’ex attaccante di Sampdoria e Juventus si è spento a Londra all’età di 58 anni dopo una lunga malattia. Da tempo, infatti, Vialli lottava contro un tumore al pancreas che lo aveva portato al ricovero in ospedale nelle scorse settimane. Il 14 dicembre aveva annunciato il ritiro dalla Nazionale italiana, in cui ricopriva l’incarico di capo delegazione. All'indomani della sua scomparsa, il ct azzurro Roberto Mancini, ha ricordato Vialli sulle colonne del "Corriere dello Sport".

"Dopo pochi giorni dall’addio di Sinisa, ho perso un altro fratello. Anzi, un fratellino, come amavo chiamarlo, perché ci siamo incontrati a 16 anni e non ci siamo mai più lasciati. Tutto il cammino insieme. Giovanili azzurre, Nazionale, la Samp, le gioie, i dolori, i successi e le sconfitte. E poi le due notti di Wembley. In una abbiamo pianto insieme per il dolore e per l’amarezza, tanti anni fa. Nell’altra abbiamo pianto di gioia, come se fossimo stati uniti dal destino, prima della sua scomparsa. Gianluca era il migliore di tutti noi, un centravanti completo, un uomo perfetto e coraggioso. Ho sperato a lungo che potesse diventare il presidente della Sampdoria, avrebbe aperto una storia meravigliosa come quella da calciatore. Per me è stato un privilegio essere suo amico e suo compagno di squadra e di vita".

SuIl'ultimo incontro il 29 dicembre a Londra: "Luca rideva, abbiamo scherzato. Gli ho detto che alla Samp prendeva uno stipendio più alto del mio. Il presidente lo pagava più di me. A Mantovani piaceva così". Sull'Europeo vinto e sul sogno Mondiale: "Ringrazio il presidente Gravina. Lo ha voluto in Nazionale e ne sono stato felice. Ha avuto un ruolo decisivo per la conquista del titolo europeo. I giocatori lo amavano. Gianluca ha avuto la forza e ci ha dato un coraggio che non conoscevamo e che lui usava per combattere la malattia tanto da starci accanto fino a che ha potuto". "Mando un abbraccio grande alla moglie, alle figlie, ai genitori, ai fratelli e alle sorelle. Saluto un altro fratello, dopo Sinisa, ma con la sua forza andrò avanti per dedicargli qualcosa di importante che io e lui sognavamo da una vita". 

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