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Milan, Ibrahimovic: “Da piccolo venivo picchiato, così ho capito da che parte stare. I segreti del gioco? Vi spiego tutto”

Le dichiarazioni del classe '81

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Queste le parole di Zlatan Ibrahimovic, attaccante del Milan intervenuto in esclusiva ai microfoni di SportWeek. Nell'intervista rilasciata al noto settimanale de La Gazzetta dello Sport, lo svedese ha voluto trattare - oltre che degli obiettivi per questa stagione in rossonero - anche di alcuni aspetti del suo carattere: “Sono rissoso, è vero. La rissa mi fa sentire vivo. La prima della mia vita è stata contro me stesso, per capire chi ero, cosa volevo. L’unico vero nemico ero io: quando ho vinto contro me stesso, ho iniziato a volare. Quando non facevo le cose, mia madre mi picchiava. Quando sbagliavo, anche se non pensavo di sbagliare ed invece sbagliavo, lei mi picchiava forte forte. Molto forte. Una volta sono salito sul tetto di una casa e sono caduto giù. Sono tornato a casa con un occhio blu, tanto male. Ho aperto la porta e sono corso da lei, piangevo: mi ha guardato e mi ha dato uno schiaffo. Cavolate fatte in passato? Una volta ho rubato una macchina, ma non perché mi servisse come le biciclette, era solo per adrenalina. Però sono scappato giù subito, perché non mi sentivo bene. Eravamo 5 amici, le cazzate del ghetto, tante cazzate”.

Ibrahimovic ha poi proseguito parlando delle giocate di cui è protagonista in campo, svelando anche ai più qualche curioso segreto: “Magie? Ne ho fatte tante, troppe. La più importante è aver fatto la differenza in campo. A tanti sembra impossibile che io, alto quasi due metri, sia capace di fare quello che faccio. E non l’ho fatto solo una volta, l’ho fatto tante volte. Questo mi piace. Quando ero piccolo avevo in testa di diventare più completo possibile, non volevo essere bravo solo nel dribbling o nel tiro o di testa. Io volevo essere il più forte in tutto. Sono completo, questa è la mia magia. Io sono focus. Quando faccio una cosa, devo raggiungerla. Quando sono in campo sono 200 percento focus e pretendo lo stesso da tutti i compagni. Poi dopo scherziamo”.

Il centravanti ex Manchester United ha anche fatto menzione della consapevolezza che la sua carriera si avvia alla fine: “La vecchiaia non mi fa paura. Tutte le volte che ho fatto dei programmi, non è andata come volevo. Sono più per carpe diem. Bisogna stare bene in salute innanzitutto e far stare bene tutti quelli che ti sono intorno, positive energy e positive vibes. Vibrazioni positive. Perché da un momento all’altro può cambiare tutto. Quando mio fratello Šapko è morto, quando se l’è portato via a 40anni in 14 mesi la leucemia, ho capito che la vita va veloce, devi stare bene, godere, perché non devi avere rimpianti”. 

Ibrahimovic ha poi concluso illustrando il suo undici migliore nella storia del calcio:“In porta c’è Buffon. Il più forte. Maxwell terzino sinistro, è mio amico. Poi se mettiamo animali, Nesta e Cannavaro centrali: quante risate con Fabio, mi portava a Napoli in scooter, era matto… ma io di più. Terzino destro, Maicon. Poi Nedved numero uno, lui mi ha migliorato più di tutti, di testa e nel mio gioco. Poi Vieira e Xavi. Posso mettere gente con cui non ho giocato? Forse terzino destro metto Cafu, più cattivo. L’attacco è facile: Zidane trequartista. Ronaldo il Fenomeno, il mio idolo. E Maradona, perché è il più forte di tutti i tempi. Sì, lui era più forte anche di me. Io questa volta sono allenatore, e un giorno chissà se lo sarò davvero”.