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Messina, i ricordi di Zoro: “Razzismo? Un cancro da combattere, la situazione in Italia non è cambiata. Il mio gesto contro l’Inter…”

MESSINA, ITALY - NOVEMBER 27:  Adriano and Obafemi Martins of Inter Milan talks to Marco Andre Zoro of Messina during the Serie A match between Messina and Inter Milan at the Stadio San Filippo on November 27, 2005 in Messina, Italy.  Zoro picked up the ball and threatened to walk off the pitch following racist abuse from the Inter Milan fans.  (Photo by New Press/Getty Images)

"Negli anni successivi anche altri ragazzi di colore hanno subito episodi di razzismo, da Muntari a Boateng, passando per Eto'o, Balotelli, Kean e Lukaku"

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"Sono passati ormai 15 anni da quel mio gesto ma la situazione in Italia non credo sia migliorata purtroppo".

Inizia così la lunga intervista rilasciata dall'ex difensore del Messina, Marc Andrè Zoro, che nel 2005 si rese protagonista di un'importante gesto contro lotta al razzismo. Il 27 novembre del 2005, nel corso di Messina-Inter, dopo i ripetuti fischi, prese in mano il pallone minacciando di abbandonare il terreno di gioco. Oggi l'ivoriano ha una scuola calcio: "Io non mi sono mai pentito, mi stavano insultando e fischiando continuamente, quando appena una settimana prima era stato preso di mira Coly del Parma. E dunque ho pensato che fosse necessario un gesto forte in quel momento. Contro l'ignoranza della gente. Poi, però, negli anni successivi anche altri ragazzi di colore hanno subito episodi di razzismo, da Muntari a Boateng, passando per Eto'o, Balotelli, Kean e Lukaku. Ma del resto in Italia lo stato e la federazione non hanno mai combattuto veramente il razzismo, dato che persino Cecile Kyenge, ex ministro per l'integrazione, da un suo stesso collega è stata definita una scimmia".

Non solo Messina, ma anche diverse esperienze all'estero: "Sono arrivato in Italia nel 1999 - racconta Zoro - quando avevo 16 anni. Giocavo in Costa d'Avorio per strada, nel mio villaggio vicino Abidjan. Mi ha scoperto Raffaele Novelli, un osservatore della Salernitana, che mi propose subito al presidente Aliberti. Bastò un solo provino. I ricordi sono bellissimi, ho vissuto a Salerno un'adolescenza fortunata grazie a persone stupende come Luca Fusco, allora capitano, che poi ritrovai anche al Messina. E proprio in Sicilia sono diventato uomo".

Il legame con la Sicilia e con i colori giallorossi resterà per sempre: "Da bambino sognavo di diventare calciatore, ma mai avrei pensato di potercela fare davvero. Cagni, Oddo, Mutti e Zeman, che dal primo momento ha creduto in me a Salerno, sono gli allenatori che porterò sempre nel cuore. Dei miei ex compagni mi sento spesso con Fusco, Coppola e Di Napoli, ma ho bellissimi ricordi di tutti, da Storari a Zaniolo, passando per il mio capitano Sasà Sullo, una grandissima persona".

Infine un appello per chi continua a commettere atti di razzismo: "E' un cancro da combattere. La cosa che fa più male è vedere allenatori, presidenti e dirigenti giustificare azioni e comportamenti che sono ingiustificabili. Il calcio è un fenomeno di aggregazione, di unione, di pace. Non certo di odio e violenza", ha concluso Zoro.