La parola a Juan Mauri.
serie d
Mauri: “I compagni palermitani ci fanno sentire questa voglia in più, spinta dei tifosi decisiva”
Le parole del centrocampista argentino del club rosa, Juan Mauri: "Conosco un paio di argentini che giocano in Serie D, ho chiesto qualcosa. Da quando ho iniziato a giocare a calcio ho sempre affrontato delle sfide"
Il centrocampista argentino del Palermo (fratello d'arte del più giovane José, che in Serie A ha giocato con le maglie di Empoli, Parma e Milan), intervistato da La Gazzetta dello Sport, si è espresso con le seguenti dichiarazioni relativamente alle prime impressioni avute durante il ritiro pre-stagionale vissuto finora con la casacca del club rosanero, soffermandosi inoltre sulla nascita della trattativa con la società siciliana e su diversi altri temi.
Il Milan ingaggiando suo fratello prese anche lei. Nessuna presenza e molti prestiti.
"È lui mio fratello, non viceversa (ride, ndr). A me fa piacere che sia più forte e sia arrivato al Milan È più piccolo di 8 anni, spero che abbia iniziato a giocare per seguire le mie orme. Quando ho lasciato casa, lui aveva 8 anni, ne aveva 13 quando è arrivato in Italia. Sapevo a cosa andavo incontro al Milan, sapevo di non entrarci nulla. Sono stato realista, 2 giorni dopo essere arrivato in Italia sono andato all'Akragas. Già 9 anni fa, quando mio fratello venne Italia, ho avuto l'opportunità di giocare nel calcio italiano. Però all'epoca ero nella A argentina e non me la sono sentita. Senza il Milan, però, penso che non sarei mai venuto qui".
La Sicilia l'ha tenuta a battesimo in Italia con l'Akragas. Adesso riparte di nuovo da qui, ma dai dilettanti. Come mai non è rimasto in Serie C?
"Ero in Argentina, in vacanza. Stavo ancora cercando di capire dove continuare, avevo 4-5 richieste importanti dalla C. Una domenica, il mio procuratore (Dino Zampacorta, ndr) mi ha chiamato dicendomi di avere avuto un contatto con il Palermo. Il lunedì mattina ho preso l’aereo e martedì sono arrivato. Senza pensarci due volte, perché avrei dovuto? Il Palermo è il Palermo, a prescindere dalla categoria. È stato facile per me dire di sì".
La D è uno scenario tutto nuovo per lei. Sta raccogliendo qualche informazione e teme che possa essere stato un salto all'indietro rischioso?
"Conosco un paio di argentini che giocano in Serie D, come Cristaldi che ha giocato con me all'Akragas e oggi è all'Andria. Ho chiesto qualcosa. Così come quando ho iniziato a giocare da piccolo, anche questa è una sfida. Da quando ho iniziato a giocare a calcio ho sempre affrontato delle sfide".
A 30 anni, Palermo è l'occasione per rilanciarsi verso palcoscenici che ha sfiorato?
"Penso che tutti i giocatori debbano sognare, ho 30 ma mi sento benissimo. Lo scorso anno ho giocato 35 partite e non ho avuto alcun problema. Può essere un'occasione importante per continuare a migliorare. Puntiamo a salire, è la cosa più importante. Quando sei in una squadra così grande, è l'unica cosa a cui pensare".
Magari per ritrovarsi un giorno di fronte a suo fratello?
"L'obiettivo di giocare contro di lui non l'ho mai avuto. Magari insieme, in Argentina, tra dieci anni".
Santana, Mauri, Dellafiore, il Palermo è tornato a parlare sudamericano.
"Il Palermo in Sudamerica è molto seguito per i tanti campioni passati da qui come Dybala, Pastore, Vazquez e Cavani, tra argentini e uruguaiani c'è sempre stato un grande nome".
Lei è un regista, avrà la grande concorrenza di Martin, il francese sembra andare verso la conferma.
"Troppo forte Martin. É uno stimolo per me, appena l’ho visto la prima volta ho detto caspita, questo è forte. Penso che possiamo giocare insieme, basta adattarsi e conoscersi. Ho sempre giocato a centrocampo: a due, da solo, da mezzala sinistra, alla Paganese ho giocato da interno mancino, da ragazzino da trequartista".
Da argentino, Pergolizzi vi sta facendo sentire l’onere di essere palermitano in questa sfida?
"Mi sto trovando benissimo, è una bella sfida anche per lui. Come i compagni palermitani, ci fanno sentire questa voglia in più che hanno".
E dei due mila tifosi alla prima amichevole che dice?
"É stato bellissimo, però me l'aspettavo. Per quello che si diceva e per quello che ho visto nel primo allenamento. Spero possano dare la spinta decisiva, ma anche che questo entusiasmo non si rivolti contro, perché ci saranno momenti difficili. Giocare con tanta gente è bellissimo, mi è capitato con 40-50 mila persone in Argentina. Magari non quest'anno, ma spero di poterlo rifare".
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