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Maradona, l’ex preparatore Signorini: “Mai nessuno come Diego. Napoli e Juventus? Ha ribaltato il calcio in Italia, non si può morire così”

Maradona, l’ex preparatore Signorini: “Mai nessuno come Diego. Napoli e Juventus? Ha ribaltato il calcio in Italia, non si può morire così”

Fernando Signorini racconta Diego Armando Maradona

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La lunga intervista di Ferdinando Signorini.

L'ex preparatore atletico storico e amico di Diego Armando Maradona ha rilasciato pensieri e parole in esclusiva al noto quotidiano argentino Olè. Signorini ha affrontato diversi argomenti e raccontato molteplici aneddoti tutti legati al suo rapporto profondo e speciale con l'ex numero 10 del Napoli, leggenda ed icona del calcio mondiale, scomparso tragicamente nel fine novembre scorso. Ecco le sue dichiarazioni: "Con Diego ho migliaia di aneddoti, Dico sempre che la sua vita non può essere raccontata in un solo film perché gli è successo ogni giorno qualcosa di diverso. Ricordo che una volta stavamo guidando la sua Ferrari su una bellissima autostrada. Era notte. Voleva farle raggiungere i 300 chilometri orari, mi ha visto mezzo incasinato e ha detto: "Hai paura, cieco". E giocando duro, ho risposto: "No, non preoccuparti, non ti avevo parlato della zingara che mi aveva detto che avrei avuto un incidente in una macchina rossa, ma che mi sarei salvato?" E lì ho maneggiato la sua testa e ho schiacciato i freni, ah. Dico che non c'era e non ci sarà un fenomeno come Diego".

Signorini ha anche parlato del giorno in cui ha conosciuto Maradona e di quel magico incontro che ha cambiato la sua vita: "Ricordo il nostro primo incontro. Ero andato in Europa per fare un'esperienza calcistica e Menotti, l'allenatore che più mi ha cresciuto, mi ha permesso di assistere agli allenamenti del Barcellona. Il 28 giugno 1983, ricordo che faceva molto caldo, ero all'ombra di una colonna, in attesa che si aprisse la porta, prima dell'ultimo allenamento per la finale di Copa del Rey contro l'Atlético Madrid. E lì vedo che un'auto rossa entra nel cortile interno del Camp Nou. Fumava ovunque. Sbatté il freno. E Diego saltò dall'interno come una rana. Quando stava per entrare nella sede del club ha provato ad aprire la porta, ma era chiusa. Io ero a dieci metri di distanza e non mi aveva visto. Gli ho detto: 'Dicono che Dio aiuta chi si alza presto". Lui rispose: "La prima volta arrivi presto, ma la porta è sempre chiusa". Da quel momento in poi ho conosciuto la sua famiglia, ho visitato la sua casa, ho cominciato a parlargli di WM, della tattica di Chapman, e gli è piaciuto perché non ne sapeva niente. Più tardi, il 24 settembre, Goicochea ha avuto la buona idea di rompergli una caviglia e mi sono offerto di aiutarlo con la riabilitazione dinamica. Come amico. Ho offerto il mio aiuto, ma avevo bisogno di conoscerlo non solo da un punto di vista fisico, ma anche emotivo, per avere un'immagine globale di lui, ed era felicissimo. Tanto che mi ha offerto di lavorare personalmente con lui, qualcosa di totalmente pazzo per l'epoca. Gli ho detto che ci avrei pensato per due o tre giorni: l'ho fatto per l'etica". 

L'ex preparatore atletico del fenomeno argentino ha poi proseguito soffermandosi sulla permanenza del "Diez" al Napoli e ad un suo possibile passaggio alla Juventus, poi mai concretizzatosi: "Mi ha fatto vivere una vita da sogno . Ricordo a Napoli. Stava soffocando. Ma è stata la cosa migliore che gli sia capitata perché lo ha trasformato nel mito che è oggi. Se fosse andato alla Juventus sarebbe stato uno di quelli che hanno vinto tanti titoli, ma ha capovolto la mappa del calcio dell'Italia: ha messo il Sud sul Nord e questo è stato motivo di orgoglio. Diego non poteva nemmeno camminare. Praticamente di Napoli sapeva molto poco. Quando andava al ristorante, gli mettevano la mano nel piatto, gli toccavano i capelli e l'essere toccato lo faceva impazzire. Poi un giorno gli ho detto: " Con Diego vado alla fine del mondo, ma con Maradona non vado nemmeno all'angolo ". Ha preso qualche secondo, mi ha guardato e ha detto: "Hai ragione, ma se non fosse stato per Maradona, sarei a Fiorito".

Chiosa finale di Signorini sulla tragica scoperta della scomparsa del Pibe de Oro:" Il 25 novembre, stavo tornando dalla corsa, il mio telefono squillò. Era un amico. Mi ha detto: "Diego è morto". Senza crederci, ho chiuso la chiamata  e acceso la tv. Ho visto la notizia. Da lì, ho giurato di rimanere in assoluto silenzio per dieci giorni. In omaggio . Era una persona che stava sempre in mezzo alla folla e moriva così, da solo, in un letto, con un bagno chimico, senza che nessuno gli prendesse la mano e dicesse: "Vacci piano, Diego, sono con te". Tutto molto triste".