serie d

Lancini: “Nesta e Maldini i miei idoli, sogno di giocare a San Siro con la maglia del Palermo. Boscaglia e De Zerbi…”

"Mi piace la musica latinoamericana, provo a ballare, ma sono un po' legnoso. Il mio preferito è Daddy Yankee, ma ascolto anche Ultimo"

Mediagol92

Parla Edoardo Lancini.

Il difensore centrale del Palermo è uno dei punti fermi della squadra rosanero, avendo totalizzato fin qui 18 presenze e due reti in campionato. Intervistato da La Repubblica il classe '94 ex Brescia ha parlato delle sue passioni fuori dal campo: "Mi piace la musica latinoamericana, provo a ballare, ma sono un po' legnoso. Il mio preferito è Daddy Yankee, ma ascolto anche Ultimo. Sono andato a un suo concerto, all'Olimpico, con la mia fidanzata Paola. Quello è stato il mio primo concerto dal vivo, mi è piaciuta tanto l'atmosfera e i suoi testi. Era un momento in cui ero senza contratto, lui diceva di non mollare mai e mi sono immedesimato nelle sue canzoni".

Lancini ha ancora tanti obiettivi da raggiungere in carriera e vuole farlo con la maglia rosanero: "Ho in testa solo la C con il Palermo, ma sono milanista e ho sempre guardato con attenzione alle giocate di Nesta e Maldini. Giocare a San Siro è il sogno di ogni bambino. Chissà che non ci arrivi con il Palermo. Il paragone con Bonucci? Ai tempi del Novara di Boscaglia. Giocavo in una difesa a tre e siccome mi piace giocare la palla e provare il lancio hanno cominciato a paragonare a lui. Il numero è quasi casuale: avevo il 17, poi a Brescia Cellino me lo ha fatto togliere per scaramanzia, il 19 era libero e l'ho preso. Lo scelgo anche per Bonucci che mi è sempre piaciuto".

In carriera il centrale ex Brescia ha avuto diversi tecnici, ma Boscaglia è quello a cui è rimasto più legato: "Mi ha insegnato tanto. E poi anche per il modo in cui prepara le partite e per il rapporto che ha con i calciatori. È da A, merita più di quello che ha. Mi incuriosisce molto anche De Zerbi, mi piace il modo in cui imposta l'inizio dell'azione, sempre palla a terra e da dietro. Mi piace quel calcio lì. Non palla lunga e pedalare, anche se bisogna sapersi adattare alle categorie. Fra un intervento in anticipo e una scivolata bisogna scegliere il momento: c'è quando serve l'intervento pulito e quando devi dare la scossa alla squadra con un'entrata che faccia capire, soprattutto ai compagni, che serve lottare. Anche se una bella scivolata che infiamma lo stadio è adrenalina pura".

Infine Lancini si è soffermato su cosa avrebbe fatto se non fosse riuscito a diventare un calciatore: "Non saprei. Il calcio è la mia passione. Sono diplomato geometra, ho fatto i primi tre anni di mattina a scuola poi in campo per l'allenamento. Non riuscivo più a conciliare gli impegni sportivi e gli ultimi due anni li ho fatti di sera. La mattina palestra con la prima squadra, poi il pomeriggio in campo per l'allenamento e alle 18 a scuola fino alle 23, ero sempre stanco. Però oggi dico grazie ai miei genitori che mi hanno fatto finire la scuola. Il calcio è la mia vita, ma loro hanno contribuito a farmi rimanere con i piedi per terra".