La storia.
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Il libro dei ricordi di Nino Barraco: “A Trapani gruppo eccezionale, che amicizia con Arcoleo, Vasari e Materazzi. Palermo? Il mio primo gol in B…”
"Bulgarella mi rivoleva a Trapani, ma mi chiamò Arcoleo e mi chiese di raggiungerlo. Credo che Palermo sia il massimo per ogni calciatore siciliano. Ricordo ancora come tremavo quando vedevo 40 mila spettatori al Barbera"
Nino Barraco è uno che ha il calcio nel sangue e nella sua lunga carriera ha indossato le maglie di Trapani, Catania e Palermo. Fantasista col vizio del gol, ma anche capace di colpi di alta scuola. E' il miglior marcatore della storia del club granata con 78 gol in 183 gare: "Era un altro modo di fare calcio - premette ai microfoni de La Repubblica l'ex calciatore di origini marsalesi -. Il gruppo era eccezionale e compatto anche quando perdevamo. Lavoravamo duro, ma ci permettevamo alcune licenze che oggi non sarebbero consentite. Magari, il giovedì, dopo l'allenamento, pregavamo il magazziniere di andare a comprare pane e mortadella, e nello spogliatoio ci facevamo uno spuntino molto ricco".
Con Ignazio Arcoleo e Gaetano Vasari un grande rapporto di amicizia: "Ignazio era molto furbo con me. In campo avevo assoluta libertà di movimento e durante la settimana mi risparmiava qualche allenamento. Mi sentivo responsabile per tanta fiducia e ripagavo spesso con i gol. Vasari e Capizzi? Ci divertivamo. E quando, in C2, fu messa in discussione la posizione di Arcoleo, andammo dal presidente Bulgarella e lo pregammo di lasciare stare il mister. La colpa era nostra e alla fine quell'atteggiamento si rivelò giusto: arrivò la C1. Peccato per la serie B persa per un soffio l'anno successivo".
In squadra con Barraco a Trapani c'era anche un giovanissimo Marco Materazzi: "All'inizio era utilizzato poco, perché avevamo due difensori centrali straordinari come Esposito e Cavataio. Poi, il mister capì le sue qualità e, pur di farlo giocare, lo schierava terzino sinistro. Ancora oggi sento Materazzi e qualche anno fa è venuto a Marsala per l'inaugurazione della mia scuola calcio. Ha vinto tutto, ma è rimasto umile: è una bella persona".
A Catania un'esperienza piuttosto complicata: "Eravamo in C2, forse si attendevano che io risolvessi da solo le partite - ha raccontato Barraco -. Ho iniziato con tanto entusiasmo, ma non siamo mai riusciti a decollare. Vivamo sempre sotto scorta delle forze dell'ordine, poi iniziarono le minacce. A marzo, scrissi una lettera all'associazione calciatori, e si giunse alla risoluzione del contratto".
Infine, Barraco ha concluso parlando di Palermo, dove con la maglia rosanero ha totalizzato 41 presenze e 12 reti: "Bulgarella mi rivoleva a Trapani, ma mi chiamò Arcoleo e mi chiese di raggiungerlo. Credo che Palermo sia il massimo per ogni calciatore siciliano. Ricordo ancora come tremavo quando vedevo 40 mila spettatori al Barbera. Esordio in B? Una magia: maglia numero 31 e gol al minuto 31. Cross, destro al volo. Vedo il pallone che entra in porta e non capisco più niente. Corro sotto la curva e poi da Arcoleo, che mi aveva dato fiducia. Se avessi potuto, mi sarei fatto tutto il giro del campo".
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