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Giornale di Sicilia: “Palermo, evoluzione Ranocchia «Studio da play per il riscatto»”

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«La scorsa stagione non sono stato all’altezza delle aspettative, mi serve continuità. Mi sento un mediano di costruzione. Con Inzaghi stiamo provando più soluzioni»
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Dopo una prima stagione in chiaroscuro con la maglia del Palermo, Filippo Ranocchia si prepara al rilancio. Il centrocampista classe 2001, arrivato tra grandi aspettative e con il pesante numero 10 sulle spalle, ha ammesso con onestà che l’ultima annata non è stata all’altezza: troppe pause, poca continuità e solo un gol – seppur spettacolare – contro lo Spezia, a fronte degli otto assist (molti da calcio piazzato).

Adesso, però, Ranocchia guarda avanti con fiducia, pronto a ripartire da una nuova centralità nel progetto. Sotto la guida di Filippo Inzaghi, il centrocampista si sta reinventando in un ruolo più arretrato: quello di regista o mediano di costruzione. «Sto giocando davanti alla difesa, in un centrocampo a due. È lì che mi sento a mio agio», ha spiegato, segnando una svolta rispetto al passato da trequartista, ruolo in cui era stato schierato solo nei primi mesi in rosanero, ai tempi di Corini.

Il nuovo Palermo targato Inzaghi sembra aver cambiato marcia anche sul piano mentale. Ranocchia sottolinea come l’atmosfera sia più positiva, con uno spirito di gruppo evidente, alimentato da piccoli gesti quotidiani, colloqui personali e tanta intensità negli allenamenti. «C’è entusiasmo, si lavora tanto, ma lo si fa tutti insieme, con la voglia di raggiungere l’obiettivo», dice.

Nel frattempo, in attesa dell’arrivo di Palumbo e con l’ingaggio vicino di Bani, lo spogliatoio ha accolto i nuovi innesti Augello e Gyasi, già perfettamente integrati: due elementi di esperienza, con alle spalle anni in Serie A, che alzeranno ulteriormente il livello tecnico e caratteriale del gruppo.

Ma per Ranocchia, che a 24 anni non può più essere considerato un giovane da far crescere, è arrivato il momento delle certezze. Servono prestazioni solide, continuità nei 90 minuti e una vera identità tattica. L’obiettivo è chiaro: trasformare l’autocritica in riscatto sul campo.