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Ghirelli: “Il calcio italiano ha un problema, vi spiego. La pandemia potrebbe creare un deserto tra i dilettanti”

Le dichiarazioni rilasciate dal presidente della Lega Pro, Francesco Ghirelli

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"Parola a Francesco Ghirelli.

"Il presidente della Lega Pro è intervenuto questa mattina nel corso del webinar dal titolo "Lo sport ai tempi del Covid: criticità e prospettiva di ripartenza", eccezionalmente aperto a tutti e fruibile gratuitamente in diretta streaming, trasmesso sui social del giornale online Mediagol.it (Facebook, Twitch, YouTube e Periscope). Un evento organizzato dalla Scuola Palermitana di Diritto Sportivo presso il Dipartimento Scienze Politiche e delle relazioni internazionali – DEMS dell’Università degli Studi di Palermo.

"Di seguito, le sue dichiarazioni.

"Qualunque sia la serie in cui si gioca, se si scende in campo il protocollo sanitario deve essere rispettato. Per noi è stato un costo terribile, abbiamo cercato di sopperire a questo stato di caso con le convenzioni (FEDERLAB) visto i costi elevati di tamponi e sierologici. Questo accordo prevede 30 euro peri i tamponi e 15 per i sierologici, e farli con quell'intensità è un costo notevole. Le società dilettantistiche hanno un problema in più: nel momento in cui scatta un contagio da Covid è qualcosa di negativo perchè la maggior parte dei calciatori hanno anche un secondo lavoro, non possiamo chiedere l'abbassamento del protocollo sanitario perchè il rischio c'è e quindi bisogna rispettare le norme. La pandemia, non appena terminerà, potrebbe consegnarci un deserto nei dilettanti, questo è chiaramente un problema rilevante. Calcio femminine? È stato approvato un protocollo per far giocare le calciatrici, bisogna dare una mano per il rispetto del protocollo dal punto di vista economico. Dobbiamo sapere che pure applicando il protocollo un rischio c'è, quindi va rispettato e dopo di che bisogna vedere come trovare le situazioni finanziarie per agevolare il calcio femminile e le società dilettantistiche. La salute è sempre al primo posto".

"Bisogna ragionare con il sistema del calcio italiano. Riduzione area professionistica? C'è bisogno che il calcio italiano ragioni a sistema, è stata fatta una solo riforma dal dopoguerra. Passammo da 90 a 60 squadre professionistiche riducendo di 1/3 i nostri club trasformando la C1 in C ed eliminando la C2. Non abbiamo intaccato né retrocessioni né promozioni ma non abbiamo risolto molto nonostante un taglio importante. Questo è un problema di calcio italiano Sono nel calcio dal '93 e non c'è una volontà di ragionare a sistema. L'espansione della A ha ridotto gli spazi per le leghe sottostanti, se si trasmettono le gare in tutte le ore del sabato e delle domenica riducono la possibilità di andare a seguire la propria squadra dilettantistica. L'attrattività del campionato maggiore italiano incide notevolmente oltre al fatto che si rimane a casa e quindi non ti crei un problema. Credo che dovremmo mettere in discussione se la nostra funzione di formazione di giovani calciatori sia utile al calcio italiano, se serve per farla bene servono gli allenatori adatti capaci di formare i giovani e dunque non servono quelli della prima squadra. Servono preparatori, centri sportivi e strutture in grado di farli crescere. C'è una miopia da parte della A di pensare che tutto si possa risolvere all'interno del loro recinto.".